PARADIGMI INDIZIARI DEI CODICI EVOLUTIVI DELL'AMBIENTE

RAPPORTI TRA PARTI DI CITTA'


" Uno straniero che cerchi di raggiungere un'alto palazzo che s'innalza sulla città , può caminare nella direzione del suo obiettivo, scegliendo una strada dopo l'altra a seconda che gli sembrino condurlo nella direzione giusta, consapevole dell'intreccio di vie attraversate, tanto quanto lo sarebbe se si stesse aprendo un percorso nella giungla."R.Arnheim
La stratificazione storica degli edifici e delle forme urbane è ancora ben visibile e leggibile nel tessuto urbano della città . Non bisogna essere granchè esperti per riconoscerne le varie epoche di costruzione. La città è cresciuta seguendo le diretrici principali impostate dall'epoca precedente, ma al contempo giungendo a delle soluzioni raffinate, che legano tra loro la diversità della geometria stradale e gli edifici. La prima parte medievale, quella immediatamente ai piedi del castello, formata da edifici molto alti ed uniti uno all'altro con fronte continuo, si lega all'altra morfologia, quella della città un tempo libera, attraverso sottopassi, scale e strettissimi percorsi. La città libera comunica con quella ottocentesca attraverso numerosi e strettissimi vicoli con numerosi contrafforti, che in un certo senso delimitano l'ambiente. Percorrendo il corso da est verso ovest, si nota che gli allineamenti stradali diventano sempre più regolari, sino ad arrivare alla piazza IV Novembre dove inizia la città dei primi anni dell'900, ancora con isolati fittamente popolati, nei quali permangono i fronti continui su strade perpendicolari. Percorrendo il proseguo del corso, che dalla suddetta piazza prende il nome di viale Giovanni XXIII, assistiamo ad un progressivo diradarsi del fronte strada sino ad arrivare ai nuovi quartieri, edificati sempre su maglia ortogonale, su lotti di terreno di maggiore superficie. Sino agli anni '50 la città è cresciuta rispettando il contesto, la tradizione ed il tessuto urbano, dopo di che si è abbandonato ogni riferimento per utilizzare la più facile città giardino. I collegamenti tra le varie parti di città hanno la caretteristica di riuscire ad anticipare ciò che si troverà dopo. Arrivare alla città libera passando per il borgo feudale significa attraversare prima delle scale che in prossimità della pianura diventano meno tortuose, gia questo indica che stò combiando ambiente, inoltre proseguendo, arriviamo a dei sottopassi che introducono a quella nuova tipologia a spirale, quindi avvolgente come il sottopasso, oppure vi si accede tramite dei vicoli strettissimi che a prima vista sembrano ciechi e all'improvviso, dopo un cambio di direzione, si aprono su strade più ampie. Ugualmente passare dalla città libera a quella ottocentesca significa percorrere degli stretti vicoli con numerosi contrafforti, che ancora delimitano uno spazio, e che annunciano una parte di città più ariosa di quella precedente. I contrafforti danno proprio questa sensazione, rendono il percorso con i loro gioche di luci ed ombre, sempre meno angusto della parte precedente ma non ancora perfettamente arioso come quello che troverò . Anche le due piazze di collegamento tra la città nuova ed il centro storico annunciano che si è passati ad una maglia ortogonale e quindi alla città più moderna. Nelle evoluzioni successive si sono invece persi questi elementi che in un certo senso fungevano da interfaccia introduttivo della specie successiva.

EVOLUZIONE DELLE PIAZZE

"L'agorà delle città greche era il luogo di riunionie dei consigli cittadini sotto il libero cielo."C.Sitte
Nella prima fase di costruzione della città , quella che ha dato vita al borgo feudale, non troviamo mai degli spazi che hanno la funzione di piazza. Sporadicamente si possono trovare degli ingrossamenti della sezione stradale, che io credo dovute a necessità costruttive dovute alla morfologia del colle. I primi slarghi o corti cominciarono a manifestarsi nella città libera, dove nell'isolato Modoleddu-Corte Intro ne troviamo almeno tre esempi, tutti di forma irregolare. Sono dei semplici spazi, pavimentati con l'acciottolato, dove non è presente nessun oggetto decorativo o di arredo urbano, se non si considerano le numerose sedute addossate alle facciate degli edifici. La prima piazza vera e propria fu quella costruita negli anni '70 dell'800 (piazza Costituzione), di forma quasi rettangolare, con al centro una fontana. Con l'adozione del piano d'Ornato la città fa suo l'elemento piazza, che diviene componente principale nella struttura della nuova maglia stradale e legante tra la maglia stradale del centro storico e delle città nuova. Con questi obiettivi vengono previste le piazze Gioberti e IV Novembre, la prima con la sua geometria ottagonale riesce nel duplice intento di unire mirabilmente la tortuosa maglia della città libera con la nuova maglia ortogonale e di favorire delle visuali scenografiche sulla chiesa barocca-piemontese del Carmine e verso il fiume e quindi le conce. La seconda di forma rettangolare si apre sul prolungamento del corso, riuscendo a segnare il passaggio tra la città più antica e quella nuova e contemporaneamente favorendo lo sviluppo della maglia stradale ortogonale. La piazza Zanetti con la sua geometria quadrata, annuncia l'ingresso ad un'area destinata sopratutto a servizi e ad edilizia popolare, costruita durante il regime fascista. La piazza Dante di forma circolare funge da punto di fuga della visuale prospettica che dal corso percorre tutto il viale sino alla suddetta piazza, ma anche per collegare i nuovi quartieri sorti negli ani '60 e '70. Le piazze di Bosa hanno forme geometriche sempre diverse, questo è dovuto probabilmente sia alla mancanza di riferimenti contestuali, ma anche al fatto che dovendo servire per collegare parti di città con maglie geometriche diverse, si sono dovute prevedere di forma diversa per meglio raccordare ed unire le strade che vi confluivano. Nonostante la mancanza di riferimenti, le piazze bosane presentano delle caretteristiche simili, prima tra tutte che all'interno troviamo degli spazi che in un certo senso possono essere letti come piazze all'interno della piazza, sono spazi separati, intimi rispetto alla totalità , ma comunque non staccati dal resto, sono le aiuole che pensate in quel modo concorrono a dare l'idea di ambiente circoscritto. Questi piccoli ambienti, uniti insieme danno vita alla piazza vera e propria, che è staccata ulteriormente, quindi ancora un'ambiente all'interno del tutto, dalla strada, tramite una sorta di interfaccia che separa lo spazio per i veicoli da quello per le persone. Quest'interfaccia è esplicitata o da un marciapiede di grandi dimensioni, oppure da lunghe file di aiuole. Le piazze si compongono quindi di tre spazi distinti che comunque creano un'unico ambiente maggiormente vivibile ed intimo. Altra caratteristica ricorrente è la onnipresenza di elementi circolari utilizzati o nella forma geometrica delle piazze stesse, oppure sui monumenti posizionati sempre centralmente. Le uniche due fontane bosane hanno una pianta circolare, così come nella piazza IV Novembre troviamo il monumento ai caduti della prima guerra, che è incorniciato da aiuole di forma circolare.

EVOLUZIONE DELLE STRADE

"...se si introduce una novità a livello di contenuti, ma questa novità è veicolata da un supporto conosciuto, la carica innovativa è in parte diminuita dall'aspetto materiale. Se invece la novità di contenuto è veicolata attraverso un supporto a sua volta innovativo, allora il salto in avanti, l'evoluzione, è efficace al cento per cento."G.Pesce
Le strade del centro storico, ed un episodio anche nella città moderna, seguono una curiosa regola gerarchica. Infatti in base all'importanza sono più larghe o più strette, e riconoscibili anche dalla disposizione dei due elementi costituenti la pavimentazione. I blocchi di basalto ed i ciottoli venivano disposti in maniera diversa a seconda dell'importanza delle strada. Nel primo caso troviamo i blocchi di basalto (in alcuni casi la trachite rossa) addossati alle facciate delle abitazioni, questi fungevano da piccoli marciapiedi, la parte centrale pavimentata con l'acciottolato era una sorta di "zona di tolleranza" dove indistintamente passavano veicoli e pedoni, ed erano sicuramente avvantaggiati questi ultimi, visto che non erano presenti le rotaie carrabili. Il secondo esempio è dato da strade più importanti rispetto alle precedenti, e sono formate da dei piccoli marciapiedi in blocchi di basalto, sempre addossati alle facciate, una "zona di tolleranza" che alla bisogna poteva essere utilizzata sia dai veicoli che dai pedoni, avvantaggiati questi ultimi, ricordo che quando mi riferisco a veicoli intendo carri trainati da cavalli o asini che non erano a loro agio su sentieri acciottolati, ed infine la parte centrale destinata ai soli veicoli,con due rotaie carrabili. La terza pavimentazione, quella più importante era formata sempre dagli stessi elementi ricorrenti nel secondo esempio, ma in questo caso i marciapiedi diventano più spaziosi. Il raccordo tra il secondo ed il terzo esempio è distinto ancora da un'altra pavimentazione, dove non è previsto il marciapiede pedonale, ma si ha subito a ridosso degli edifici la "zona di tollenza" , segno che passavano anche pedoni ma erano avvantaggiati i veicoli, e le rotaie carrabili formate da blocchi di basalto di dimensioni maggiori rispetto agli altri esempi. Non avevano marciapiede anche perchè nessun fabbricato aveva l'ingresso rivolto verso queste ultime strade. Infine troviamo il viale Giovanni XXIII, nel quale il suo ideatore ha seguito una geometria presa direttamente dal terzo esempio, essendo posto anche sul proseguo del corso, del quale ne è stata rivisitata la pavimentazione. La differenziazione nelle pavimentazioni delle strade permette di riconoscere e distinguere i percorsi pedonali da quelli carrabili, questa tradizione è stata persa nella costruzione delle strade bosane, sul volgere del secolo, nel viale Giovanni XXIII si era riusciti a mediare tra le necessità del traffico e quelle dei pedoni. Il viale infatti presenta una sede stradale logicamente asfaltata e destinata al trafico veicolare, lungo questa corrono i viali veri e propri. Questi presentano le caratteristiche proprie delle strade bosane, hanno infatti la " zona di tolleranza" , come nelle piazze e nelle strade, e la parte destinata ai pedoni munita di numerose panchine. Le aiuole di forma rettangolare riprendono il disegno delle rotaie carrabile. Anche la pavimentazione, in origine di marmette di cemento di forma quadrata, ulteriormente suddivise in altri quadratini, credo volesse indicare la continuazione, in forma più regolare, dell'acciottolato.

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