PARADIGMI INDIZIARI DEI CODICI EVOLUTIVI DELL'AMBIENTE

IL CORSO VITTORIO EMANUELE II

"La tolleranza dell'irregolarità è incompatibile con la sicurezza dello stato."A.E.Abbott
Il corso Vittorio Emanuele II è l'arteria principale della città , un tempo prendeva il nome di "Sa Piatta", questo nome non deriva dal fatto di essere in piano, ma da platha che in tutta la Sardegna indica la via principale, in particolare per i centri di antica autonomia comunale, per il fatto di esservi ubicata la "Platea Communis". Nel tempo prese anche il nome di via Grande ed era la spina portante dell'antica città libera. Presenta grossi lotti regolari, sempre disposti in parallelo al fiume e con un'edilizia di elevata dignità signorile. Il bel pavimento, lastricato di basalto e ciottoli, guida attraverso la quinta cittadina di maggior prestigio, un tempo residenza di nobili e borghesia mercantile, dove si può notare una dissimetria tipologica tra i due lati della strada, a monte i palazzi migliori, spesso con architravi datate (le date si riferiscono all'800) sono comunque dei miglioramenti di edifici più vecchi, a valle un'aspetto edilizio più dimesso dove maggiormente permangono gli edifici più antichi. Verso levante sorge la cattedrale, che funge da punto focale di prospettiva, circa a metà della via troviamo la chiesa del Rosario, con il suo mirabile orologio, copia di uno presente a Novara, inoltre sempre sul lato a monte, un bell'esempio di architettura settecentesca, il palazzo Don Carlos, che fronteggia la piazza Costituzione.
Nel corso Vittorio Emanuele II via cittadina di maggior prestigio, non disturba l'accostamento di edifici di forme e stili diversi. Troviamo sia esempi del periodo medievale, sia esempi di palazzi costruiti nell'800 con speramentazioni in vari stili, alcuni barocchi, un'episodio di Art Nouveaux ed anche uno di Neoclassico, erano tutti comunque dei timidi esempi che non hanno mai prodotto, quella solennità tipica dei palazzi del periodo. Si domostra invece una maggiore spregiudicatezza nella riconversione e costruzione di edifici più modesti, dove i muratori bosani, famosi in tutta la Serdegna perchè avevano la facoltà di costruire senza l'ausilio dell'architetto, riuscivano a produrre scenari sempre diversi utilizzando pochi elementi, che nella variazione delle proporzioni e delle loro combinazioni, determinano la varietà dell'ambiente.

LA VIA LUNGO TEMO

"...contemplando il panorama delle quiete acque che scorrono tra file ininterrote di alberi e di vecchie case a timpano, resterete senza fiato di fronte alla pura bellezza di tutto questo."B.Rudofsky

La via Lungo Temo è una delle più suggestive strade della città , si può passeggiare tra l'ombra di rigogliose palme per osservare i pescatori intenti nei loro mestieri. Il fronte continuo degli edifici, con i tetti di svariate forme che si riflettono sulle acque del fiume, danno un'idea di città intima e tranquilla, con sullo sfondo le antiche concerie, molto belle se viste dalla riva opposta, in avanzato degrado se osservate con maggiore attenzione. Il Lungo Temo un tempo parte vitale per commerci ed industria ha perso col tempo tale vocazione, rimanendo solo come mirabile percorso cittadino, la vecchia strada, pavimentata con selciato di ciottoli, marciapiedi e guide per rotaie in basalto è stata ricoperta d'asfalto, il vecchio muretto in trachite rossa è stato sostituito con una squallida ringhiera in profilati di ferro, anche le vecchie panchine sempre in trachite rossa sono state demolite e sostituite con le più banali sedute con spalliera in lamiera rivestite in P.V.C. Essendo la strada abbastanza regolare, nell'800 non si progettarono demolizioni o retifiche, si ampliò invece la sede stradale di circa tre metri, attraverso la costruzione di nuovi argini ed il protendersi sempre verso il fiume di una sorta di balcone, con ciò si migliorò sia la circolazione commerciale che l'igiene della città .
La via Lungo Temo è una strada molto trafficata dalle auto, ma questo non impedisce che percorrerla a piedi dia una sensazione di tranquillità e pace. Credo che ciò dipenda sia dalla presenza del fiume, che nel suo scorrere lento, induce sentimenti di calma e quiete, ma anche dal contesto, gli edifici che rispecchiantisi nelle acque danno l'idea di spazio racchiuso e circoscritto. Contribuiscono anche i pescatori che lungo il percorso alberato lavorano sulle reti e non disdegnano una chiaccherata col passante. Caratteristica della via Lungo Temo è data dall'uniformità in facciata degli edifici, che determinano un fronte continuo con cornicioni ad altezze pressochè costanti, lo sky line invece, visibile sopratutto nel riflesso sulle acque, mostra una grande quantità di tetti dalle forme più diverse. Infine sulla sponda sinistra, vediamo le conce che con il loro aspetto di rudere e con la semplice architettura che le contraddistingue fungono da perimetro per la circoscrizione di uno spazio unico nel suo genere in Sardegna.

IL PIANO D'ORNATO

"Il continuo divenire, tutto si trasforma, una pietra diventa terra e quindi pianta, ed in seguito animale e uomo." H.Hesse
Nell'800 la città è soggetta ad un'opera di risanamento ed espansione che le daranno la fisionomia attuale. Lo studio della situazione urbanistica nella seconda metà dell'800, mette in evidenza la precarietà delle condizioni igieniche in cui Bosa si trovava in quel periodo. L'amministrazione, preso atto della situazione, ordina uno studio completo per la sistemazione generale della città . Fulcro di tutto la vicenda fu la promessa della costruzione del porto, che efficiente e ben strutturato avrebbe sicuramente portato benefici economici. All'epoca erano molti i problemi per la sua realizzazione, primo tra tutti l'ostruzione della foce, fatto dagli stessi bosani nel 1528 per impedire l'accesso delle navi francesi all'interno del fiume. Contemporaneamente alla costruzione del porto, si anche rendere adatta la città ad accogliere un futuro sviluppo. Nel 1864 venne incaricato l'ingegner Pietro Cadolini per la formazione degli studi del Piano d'Ornato e l'ingrandimento della città , nonche delle chiaviche comuni e della sistemazione delle strade del borgo, inoltre gli fu richiesto il progetto per una strada che congiungesse l'abitato alla chiesa di Santa Filomena, l'attuale viale Giovanni XXIII. Il viale doveva consistere in una strada ed n pubblici passaggi laterali. Con il piano d'Ornato si provvide alla costruzione di nuove strade ed al miglioramento delle condizioni di arieggiamento di quelle antiche. Prima dell'impianto delle chiaviche si rese necessaria la costruzione dell'attuale via Castello, per bloccare ed incanalare i massi ed i fanghi provenienti, in caso di pioggia, dalla cima del colle. Senza ciò sarebbe stata vana la costruzione delle stesse chiaviche che regolarmente sarebbero state intasate. inoltre si progettò una strada (chiamata via Serravalle che non ha niente a che vedere con l'attuale via) che sarebbe servita da raccordo tra le varie stradine di penetrazione agraria, ed inoltre, essendo stata prevista alberata, doveva servire da passeggiata, non venne mai terminata ma ne rimane il tracciato in una strada che corre intorno al castello. Altro aspetto prioritario era quello di rendere transitabile l'attuale corso Vittorio Emanuele II, anche nelle stagione invernale, dato che il selciato era molto deforme e si formavano numerose pozzanghere fangose. Nel 1877 venne inaugurato l'acquedotto, portando l'acqua in tutte le case e per suggellare l'evento, venne posizionata nella piazza Costituzione. Il piano generale d'ingrandimento volle favorire lo sviluppo della città verso il mare, nell'ipotesi del futuro porto ed anche perchè il terreno pianeggiante meglio si prestava alla costruzione dei nuovi edifici. L'espansione verso nord era difficoltosa per la presenza dei monti, a sud il fiume impediva di edificare se non a costi superiori, ed infine ad est i terreni erano molto malsani e regolarmente invasi dalle acque del fiume. Ci si preoccupò sopratutto di coordinare il nuovo con l'antico, di modo che quest'ultimo non venisse reso ancora più malsano dalla costruzione di nuovi edifici, ma che anzi ne ricevessero vantaggio. Vennero tracciate le attuali via Cugia, la piazza Gioberti, la via Manin ed Azuni. La forma ottagonale della piazza Gioberti rese possibile l'apertura della via Ginnasio che collega al ex conveto (ora municipio) ed alla chiesa del Carmine, dove erano le scuole, inoltre la piazza venne valorizzata dalla vista dell'omonima chiesa. Nella piazza Gioberti si costruì un mercato coperto, resosi necessario perchè le merci scaricate lungo il fiume sostavano per giorni interi esposte alle intemperie ed al buonsenso dei cittadini. Nel borgo comunque le vie strette e tortuose ed i pochi spazi adibiti a piazza non permisero di apportare radicali miglioramenti, se non con sventramenti, che per buon senso non vennero mai effettuati. Si demolirono solo alcuni edifici di poco valore, e si aprirono alcuni brevi passaggi che si credettero assolutamente necessari per arieggiare gli agglomerati.

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