PARADIGMI INDIZIARI DEI CODICI EVOLUTIVI DELL'AMBIENTE

LE FACCIATE

"Se si sente il bisogno di un messaggio di contenuto eccici chiedere all'oggetto un contenuto, se si ha bisogno di prestazioni poetiche ecco l'oggetto rispondere con una prestazione poetica."G.Pesce
Le facciate sono generalmente una per edificio, in alcuni rari casi ne hanno due, sopratutto nel borgo medievale, ma anche in questo caso l'attezione veniva posta su quello più importante, generalmente rivolto verso sud. Le facciate sono povere di decorazioni, uniche sono la mostra delle porte e delle finestre in trachite rossa, ed un sottile cornicione di sezione circolare convessa. Le porte e le finestre hanno generalmente forma rettangolare, nelle città libera troviamo anche numerosi esempi di porte con architrave a semicerchio. La mostra delle finestre nelle soluzioni più raffinate, è formata da sei blocchi di trachite, due per ogni lato lungo ed i rimanenti fungono da base e da architrave. Ciò che maggiormente colpisce è la grande quantità di colori con i quali sono tinteggiate le facciate, si possono ammirare tutte le tonalità di giallo, arancione, bleu e rosso. Questa esplosione di colori è incorniciata, dai tetti sempre protetti dai coppi sardi, dai bugnati e dai cornicioni tutto di colore rosso. Tipica è la caratteristica di scolpire nelle architravi d'ingresso una rosetta a sei petali entro una cornice circolare, interpretabile come simbolo solare collegato a credenze funerarie astrali, ma anche come simboli che probabilmente identificavano il lavoro svolto dal proprietario , e la data dell'impianto. Queste ultime risalgono al cinquecento ed al seicento, ma non corrispondono al periodo in cui si crede siano state edificate. Sia la struttura che la facciata sono impostate sull'essenzialità , poche erano in tutta la città le concessione all'estetica, quindi l'uso della trachite potrebbe essere stato dettato più da esigenze strutturali che decorative. La pietra rossa è infatti un materiale abbastanza resistente ed allo stesso tempo facilmente lavorabile. Le finestre e le porte, generalmente sempre aperte, concorrono a rendere l'interno meno intimo e l'esterno più familiare, inquadrano sempre scene di vita quotidiana, sia per quelli che percorrendo le strade vedono l'interno dell'abitazione, sia per gli abitanti che vedono la vita che si svolge per strada.

BUGNATI, CORNICIONI, LINEE MARCA PIANO, DIFFERENZIARE I PIANI.

"del fascino disgiunto della bellezza si può dire che è un'armonia di cui non si conoscono le regole, è un rapporto segreto dei lineamenti tra loro e dei lineamenti con i colori e con l'atteggiamento delle persone."F.de la Rochefoucauld
Sulla facciata vengono utilizzate poche varianti di alcuni elementi, che unite alle variazioni dimensionali concorrono a detterminare le differenze tra i prospetti. I bugnati sempre di dimensioni diverse, comunque di altezze comprese tra i cm 60 ed i cm150, compaiono gia negli edifici del borgo feudale. Nella parte ottocentesca diventano un'elemento decisamente più importante e quindi assumono una geometria più regolare e curata. Nella parte più antica invece, i blocchi, di dimensioni e forme diverse, avevano sopratutto funzione strutturale, ma erano comunque lasciati a vista. I cornicioni, di ridotte dimensioni nella parte più antica impianto, assumono maggiore rilevanza nella città ottocentesca, dove favoriscono il livellamento dello sky line, anche se gli edifici sono più alti di quello che in realtà sembrerebbero. Spesso nella città libera troviamo dei cornicioni ottenuti con i coppi sardi, con la parte concava rivolta verso l'alto. Altra caratteristica sono le linee marcapiano, essendo presenti sopratutto nelle zone di più recente costruzione del centro storico, credo non fossero nella tradizione dell'architettura bosana, ma venne importata ed assimilata sul volgere del '700 quando venne costruito il palazzo don Carlos. Nello stesso periodo credo sia stata importata l'usanza di differenziare con colorazioni diverse il piano terreno dagli altri piani, forse nell'intento di dare maggiore dignità alle spoglie facciate. Poche variazioni all'interno della specie Bosa, hanno generato un tessuto urbano sicuramente vario ed unitario. Delle regole ben precise sono state seguite per circa cinquecento anni, senza riuscire a rendere l'ambiente monotono e ripetitivo. I bugnati avevano una funzione sicuramente strutturale, credo comunque che in origine non fossero lasciati a vista. Questo mi viene suggerito dal fatto che i blocchi non hanno una geometria regolare, ed anche perchè la trachite rossa è in linea con la struttura superiore, quindi tutto veniva intonacato. Credo comunque che vennero lasciati a vista in seguito alla costruzione dei palazzi dell'ottocento, nella speranza di imitare gli edifici delle persone più ricche. Probabilmente l'unica vera e propria concessione all'estetica cittadina è stata quella di prevedere un cornicione, peraltro molto sottile, che considerando la mancanza di gronde, avrebbero potuto avere la funzione di deviare le acque piovane che altrimenti dal tetto si sarebbero riversate in facciata e quindi sulle aperture. Tutto, sia la città che gli edifici, erano basati su una concezione che non lasciava spazio alle decorazioni, tutto doveva avere una funzione, altrimenti non trovava spazio nella specie Bosa.

I TETTI

"Le grotte, in particolare, esercitano un gran fascino su di noi. La grotta, uno tra i primi rifugi dell'uomo, potrebbe diventare anche il suo ultimo riparo." B.Rudofsky
Tutti gli edifici presentano il caratteristico tetto a capanna, con due falde che ricordano il timpano del tempio. Non hanno gronda e la falda termina direttamente a ridosso delle mura perimetrali. La pendenza si aggira intorno al venti per cento, ed è un fatto strano che non ci siano le gronde, visto che in città non erano presenti pozzi di acqua potabile e per le necessità civili venivano raccolte le acque piovane provenienti dai tetti e tarmite un canale in muratura che percorreva in senso verticale tutta la lunghezza dell'edificio, portava ad una cisterna sotterranea scavata nelle roccia e presente in tutte le abitazioni. Le gronde furono probabilmente demolite dopo il 1858, anno in cui venne approvato il regolamento edilizio che impediva l'uso delle gronde verso la strada perchè considerate antiestetiche. Oltre al tetto a capanna, troviamo, nella maggior parte dei casi, una terrazza con una bellissima visuale sull'abitato e sulla valle del Temo, sino al mare.
Il tetto a capanna è diventato nel tempo una costante dell'architettura bosana, anche attualmente nelle nuove abitazioni si privileggia questo tipo di copertura. Osservando il centro storico, sopratutto nella parte ottocentesca, se ne possono trovare di altri tipi, tra cui il padiglione e a terrazza. Nella parte feudale e in quella libera è molto comune anche quello con un'unica falda, orientata verso valle a sud. Invece l'unica morfologia abusata attualmente in città è quella a capanna, imposta in un certo senso anche dalla sovraintendenza che ha come unico riferimento quest'unica copertura. L'assenza di sporgenze nel tetto ed in facciata fa si che le ombre proietate sulla terra siano più regolari ed omogenee. La mancanza di sporgenze ma anche di rientranze fa si che l'ombra non venga usata per definire la forma dell'edificio, ne viene fuori una sorta di facciata solare, dove si può avere la proiezione di ombre da parte di corpi estranei e mai un'ombra proietata da elementi presenti all'interno della stessa. l'ombra è quindi fornita sempre da elementi verticali.

STRUTTURA DEGLI EDIFICI

"La chiameremo architettura vernacolare, anonima, spontanea, indigena, rurale a seconda dei casi."B.Rudofsky
La struttura dell'edificio tipo è formata da una muratura portante perimetrale e da un'altra posizionata nei pressi di un lato del perimetro, generalmente su uno dei lati lunghi e ciechi. Entrambe sono formate da conci di tufo di forma irregolare e come legante il fango. Anche le scale sono in muratura, ottenuta con una struttura ad arco, poggiante sul primetro e sul muro suddetto. Le strutture orizzontali e i pavimenti erano in legno, nelle nuove ristrutturazioni si usa demolire i vecchi solai per realizzarli nuovamente in cemento armato. Il tetto anche in legno, prevede una semplice struttura portante con travi di circa cm 10 di lato, manca il tavolato, sostituito da canne, sulle quali poggiano direttamente i coppi sardi. Il basamento, che poi in facciata darà vita al bugnato è sempre realizzato in trachite rossa, che si rendeva necessaria perchè il tufo utilizzato nella parte inferiore, quindi maggiormente a contatto con il terreno, avrebbe sia assorbito una maggiore quantità d'acqua rendendo l'ambiente maggiormente malsano, e sia perchè essendo il tufo una pietra morbida e friabile sarebbe stata maggiormente soggetta a dilavamento ed usura. Tuttora gli edifici di nuova costruzione hanno un piccolo bugnato, ottenuto con una pietra che è una via di mezzo tra la trachite ed il tufo. Questa pietra, l'unica che si cava ancora a Bosa, è bella ed economica se utilizzata nella parte più alta dell'edificio, ma non funzionale se usata come bugnato perchè favorisce le infiltrazioni di umidità .
Le strutture erano semplicissime, una sorta di edificio pensato a livello industriale, poche e semplici soluzioni tecniche davano vita ad un'edificio essenziale e funzionale. Nonostante la povertà dei materiali, dopo circa settecento anni gli edifici sono perfettamente funzionali, alcuni sono crollati ma più che altro a causa dell'abbandono che via via si è avuto dagli anni settanta in poi. I nuovi restari si stanno comunque compiendo con criterio, si stanno rispettando le caratteristiche della specie Bosa, si stanno riportando alla luce le vecchie mostre in trachite delle porte e delle finestre e si stanno utilizzando dei colori in sintonia con il contesto. Sino ad ora è mancato l'intervento pubblico, che avrebbe potuto provvedere al rifacimento dell'acciottolato delle strade, in malti tratti mancante o sconnesso.

I BALCONI

"La vita precedente si riflette nei graffi che portano addosso." G.Simmel
Da un'analisi delle facciate del centro storico si capisce che i balconi non erano elementi presenti nell'architettura bosana. Infatti sia nel borgo feudale che nella città libera sono molto rari, e si ritrovano sopratutto negli edifici nei quali si è avuta una ristrutturazione, sono quindi un'aggiunta fatta sul volgere dell'ottocento. Molto numerosi sono invece nella città ottocentesca, vennero previsti come prevedeva il regolamento d'igiene. Sono di piccole dimensioni (cm 60-70 per cm 100-120) sono sostenuti da una struttura portante in ferro battuto, dove poggia una lastra di marmo di Carrara. Hanno tre appoggi, nella soluzioni più povere le lastre di marmo sono poggiate su binari. Il fatto che abbiano una struttura in ferro fanno pensare che furono aggiunti in un secondo momento. La balaustra anche questa sempre in ferro battuto, ha una lavorazione generalmente spiraliforme.
Nel regolamento edilizio emanato il 18 maggio 1858 si può leggere per ciò che riguarda i balconi, era vietato l'uso del legno, mentre era permesso l'utilizzo del ferro e del marmo, se veniva utilizzata l'ardesia per pavimentare il balcone la struttura portante si doveva fare o dello stesso materiale oppure in ferro. Nelle strade strette, i balconi non potevano sporgere più di cm 60 e cm 40 nei piani alti. Queste norme furono applicate in tutta la città e fatte rispettare dall'architetto e dal muratore civico, producendo una mirabile uniformità nei balconi cittadini.

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