Politecnico di Milano

Facoltà di Architettura

Corso di Rilevamento e Rappresentazione

Prof. E. Colabella

 Chiara Gatti

N. Matricola 177675

 I Luoghi di Leopardi

La quiete dopo la tempesta - Alla Luna - L'Infinito -

Prima Interpretazione - Paradigma - Evoluzione del paradigma - Matrici -

Luogo di Leopardi - Rilievo - Manifesto

 

La quiete dopo la tempesta

Passata è la tempesta;

odo augelli far festa, e la gallina,

tornata in su la via,

che ripete il suo verso. Ecco il sereno

rompe là da ponente, alla montagna;

sgombrarsi la campagna,

e chiaro nella valle il fiume appare.

Ogni cor si rallegra, in ogni lato

risorge il romorio

torna il lavoro usato.

L’artigiano a mirar l’umido cielo,

con l’opra in man, cantando,

fassi in su l’uscio; a prova

vien fuor la femminetta a còr dell’acqua

della novella piovra;

e l’erbaiuol rinnova

di sentiero in sentiero

il grido giornaliero.

Ecco il Sol che ritorna, ecco che sorride

per li poggi e le ville. Apre i balconi,

apre terrazzi e logge la famiglia:

e, dalla via corrente, odi lontano

tintinnio di sonagli; il carro stride

del passeggier che il suo cammino ripiglia.

 

Si rallegra ogni core.

Sì dolce, sì gradita

quand’è com’or la vita?

Quando con tanto amore

l’uomo a’ suoi studi intende?

o torna all’opre? o cosa nova imprende?

Quando de’ mali suoi men si ricorda?

Piacer figlio d’affanno;

gioia vana ch’è frutto

del passato timore, onde si scosse

e paventò la morte

che la vita abborria;

onde il lungo tormento,

fredde, tracite, smorte,

sudàr le genti e palpitàr, vedendo

mossi dalle nostre offese

folgori, nembi e vento.

 

O natura cortese,

son questi i doni tuoi,

questi i diletti sono

che tu porgi ai mortali. Uscir di pena

è diletto fra noi.

Pene tu spargi a larga mano; il duolo

spontaneo sorge: e di piacer, quel tanto

che per mostro e miracolo talvolta

nasce d’affanno, è gran guadagno. Umana

prole cara agli eterni! assai felice

se respirar ti lice

d’alcun dolor: beata

se te d’ogni dolor morte risana.

 

 Alla Luna

O Graziosa Luna, io mi rammento

che, or volge l’anno, sovra questo colle

io venia pien d’angoscia a rimirarti:

e tu pendevi allor su quella selva

siccome or fai, che tutta la rischiari.

Ma nebuloso e tremulo dal pianto

che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci

il tuo volto apparia, che travagliosa

era la mia vita, ed è, nè cangia stile,

o mia diletta luna. E pur mi giova

la ricordanza, e il noverar l’etate

del mio dolore. Oh come grato occorre

nel tempo giovanil, quando ancor lungo

la speme e breve ha la memoria il corso,

il rimembrar delle passate cose,

ancor triste, e che l’affanno duri!

 L’Infinito

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,

e questa siepe che da tanta parte

dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.

Ma sedendo e mirando interminati

spazi di là da quella, e sovrumani

silenzi, e profondissima quiete

io nel pensier mi fingo; ove per poco

il cor non si spaura . E come il vento

odo stormir tra queste piante, io quello

infinito silenzio a questa voce

vo comparando: e mi sovvien l’eterno,

e le morte stagioni e la presente

e viva e il suon di lei. Così tra questa

immensità s’annega il pensier mio:

e il naufragar m’è dolce in questo mare.

 

 

 Prima interpretazione

(momento dell'affascinamento - categorie)

Attraverso la scelta casuale di tre testi individuo le categorie da traslare nel mio "Luogo": la categoria interpretativa che intendo rappresentare è l'ESISTENZA UMANA. Poichè il discorso poetico di Leopardi procede in un alternarsi di immagini di morte e vita, pessimismo e vitalismo espresso dallo spettacolo della natura, sentimenti positivi e negativi… , così, nella scelta delle categorie, individuo CONTRASTI che apparentemente tendono al raggiungimento di un equilibrio globale.

CATEGORIA INTERPRETATIVA: Esistenza = apparente tensione ad un equilibrio tra due poli opposti: POSITIVO - NEGATIVO

CATEGORIE:

1 - Limiti temporali:

Vita - Morte

Risana - Morte

Viva - Morte

2 - Sentimenti:

Piacer - Affanno

Festa - Pena

Gioia - Dolor

 3 - Percezioni sensoriali dello spazio (esterno / interiore):

Voce - Silenzio

Luce - Nebuloso

Rischiari - Selva

 

 

 Paradigma indiziario

 

 Evoluzione del paradigma indiziario

Il paradigma indiziario è un'espressione del nostro soggettivo e, come tale, deve essere adattabile ad evolversi. Esso ha una forma simbolica che può essere ripetutamente riempita di contenuti differenti, secondo un procedimento soggettivo di scelta di categorie, ogni volta che il testo poetico di riferimento cambia, portando così alla definizione di diversi "Luoghi di Leopardi", comunque mantenendo invariata la sua fondamentale caratterizzazione di progressione per contrasti.

La tensione all'equilibrio è soltanto "apparente" poichè l'esistenza umana non è rappresentabile come equilibrio tra opposti, ma come composizione casuale di equilibrio - squilibrio tra il polo positivo e quello negativo. Per questo motivo il primo paradigma non era più sufficiente a rappresentare la possibilità di infinite composizioni, ma si limitava alla semplice definizione dei due poli. Ho perciò mantenuto le categorie del primo paradigma, e le relazioni "positivo - negativo", inserendo anche le nuove relazioni "positivo - positivo" e "negativo - negativo".

 

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