Giacomo Leopardi. Canti. Giulio Einaudi Editore, 1967, Torino
A se stesso, Canti (Napoli 1835).  Metro: endecasillabi e settenari liberamente alternati e legati da tre rime.
 
 
Or poserai per sempre,   
Stanco mio cor. Perí l'inganno estremo,   
Ch'eterno io mi credei. Perí. Ben sento,   
In noi di cari inganni  
Non che la speme, il desiderio è spento.   
Posa per sempre. Assai   
Palpitasti. Non val cosa nessuna   
I moti tuoi, né di sospiri è degna   
La terra. Amaro e noia   
La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.   
T'acqueta omai. Dispera   
L'ultima volta. Al gener nostro il fato   
Non donò che il morire. Omai disprezza   
Te, la natura, il brutto   
Poter che ascoso, a comun danno impera,   
E l'infinita vanità del tutto. 
 
 
 
 
"Et de longs corbillards, sans tambours ni musique,  
Défilent lentement dans mon ame; l'Espoir,  
Vaincu, pleure, et l'Angoisse atroce, despotique,  
Sur mon crane incliné plante son drapeau noir."
 


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