Il catalizzatore: l'ideogramma TABI.


Esistono due ideogrammi che in giapponese assumono il significato di viaggio: tabi e ryoko. Il primo si riferisce al concetto di viaggio nell'accezione più ampia del termine, mentre il secondo viene utilizzato in senso pratico, indicando la semplice traslazione spaziale, io viaggio da-a. Tabi è a sua volta composto da due ideogrammi: hoko e koromo. Se letti singolarmente, e quindi non all'interno dell'ideogramma tabi, hanno rispettivamente il significato di forma, tempo, maniera per il primo (kata) e abito (giapponese antico), fagotto, oggetto personale e prezioso per il secondo (koromo). Ma il loro significato cambia se vengono letti nell'ideogramma del viaggio. Kata diventa hoko ed assume il significato di direzione, mentre koromo rimane tale, ma perde il significato di abito mantenendo quello di fagotto, oggetto personale e prezioso.

Nel nostro progetto l'ideogramma tabi assume le caratteristiche e le potenzialità del catalizzatore, richiamando a sè le prime ipotesi soggettive di sviluppo ed organizzazione. Le prime formalizzazioni creano una serie di eventi-richieste capaci di organizzare una propria riconoscibilità; essi sono solo delle possibili forme che soggettivamente si avvicinano ad una ipotesi organizzativa delle richieste già espresse e delle richieste possibili, ancora sconosciute o comunque in evoluzione. In questa fase progettuale non si è approfondito il livello tecnico, ma quello prettamente formale; le prime adduzioni entrano infatti nel campo proprio delle interfaccia, dei collegamenti e movimenti tra elementi. L'intenzione è di orientare il progetto verso l'innalzamento della qualità, intesa come possibilità di interazione e capacità di potenziare il rapporto con l'utilizzatore. Le scelte iniziali possono essere anche le più casuali, ma la loro esistenza è importante per accrescere le possibili chiavi di lettura.

"I riferimenti casuali ed improbabili, quegli elementi utilizzati sin'ora come attivatori di disequilibrio, entreranno quindi in un processo di ridimensionamento successivo che è proprio del ruolo che avevamo dato loro, quello di catalizzatori. Saranno stati veicolo del nostro pensiero progettuale, non fini da raggiungere." (C. Soddu, E. Colabella - Il progetto ambientale di morfogenesi - Progetto Leonardo 1992 Bologna).

Lo scopo, in questa fase del processo progettuale, non è la ricerca della soluzione, ma quello di eliminare i detriti di categoricità che i riferimenti storici-culturali e casuali-soggettivi ancora possiedono, e di produrre stimoli, successive richieste da soddisfare.