CRESCITA ORGANICA
"Se consideriamo i due sistemi, il naturale e l’artificiale, ed i relativi processi evolutivi, notiamo che ognuno di questi mondi persegue, nella propria evoluzione, una finalità comune: l’aumento di complessità".
(C. Soddu, E. Colabella 1992)
Fallingwater di F.L. Wright
Illustrazione di Matheisil
 Likes House di F.L. Wright
F. Leger -Nudi nella foresta 1910
Cristallo 
Opera House di J. Hutzon

 

 
 
 
 
 
 
 


CRESCITA ORGANICA

Il termine  più di ogni altro adatto al confronto dell'architettura come artefatto è quello della natura: natura come creazione e quindi come modello di ogni processo creatore; natura come realtà fisica onnipresente e quindi richiamo esclusivo di ogni avvicinamento o imitazione, natura infine, in termini più illuministici, come sistema ad ordine preconizzato, sistema dell'universo, da riprodurre sulla via della ricerca dell'uomo.
Il rapporto che lega naturale ed artificiale ci riporta ad un desiderio di ordine architettonico che ha come modello la natura stessa. La trattatistica, che nel Rinascimento si è espressa intorno all'origine delle colonne e dei capitelli, ci mostra uno dei tanti paradigmi vitruviani approfonditi oltre che nel '500 anche nel periodo illuminista e contemporaneo, dalla colonna che racchiude l'archetipo del tronco d'albero, al grattacielo di Manhattan che ha come referente naturale il monte Cervino.
L'architettura paradigma della natura si ritrova dal racconto vitruviano alle mitologie settecentesche, dai concetti filosofici ai molteplici riferimenti naturalistici.
Non si può, tuttavia, limitare il discorso all'architettura dei giardini, anche se è l'esempio più eclatante della possibilità di sublimare l'artefatto e la natura.
"Se consideriamo i due sistemi, il naturale e l’artificiale, ed i relativi processi evolutivi, notiamo che ognuno di questi mondi persegue, nella propria evoluzione, una finalità comune: l’aumento di complessità".
(C. Soddu, E. Colabella 1992).
Gli ambienti naturali acquistano complessità attraverso l’evoluzione genetica; le città crescono nel tempo acquisendo complessità formale e funzionale, gli stessi progetti di architettura, nel loro evolversi, acquistano capacità di risposta multipla alle esigenze ed ai bisogni.
Se l’artificiale si evolve attraverso scelte soggettive ed il naturale attraverso scelte casuali, ciò non definisce uno spartiacque, in quanto sia la soggettività che la casualità interessano l’evoluzione in quanto producono un cambiamento che, nei cicli successivi, potrà rivelarsi opportuno alla soluzione dei bisogni dei singoli individui.
(C. Soddu, E. Colabella 1992).
L'uomo ha da sempre preso spunto dalla natura per adempiere ai suoi bisogni più contingenti: mangiare, ripararsi, vestirsi…; quindi è del tutto naturale che anche oggi, pur con fini molto diversi da quelli, continui ad assurgere la natura quale modello di organizzazione perfetta. In tempi recenti questo tipo di operazione è stata tentata con ottimi risultati pratici ed evocativi da F. L. Wright e dal Razionalismo organico. Il loro punto di partenza fu esplicitato dallo stesso Wright: "Io dichiaro che è giunta l'ora per l'architettura di riconoscere la propria natura, di comprendere che essa deriva dalla vita ed ha per scopo la vita…", una dichiarata intenzione a privilegiare la persona rispetto alla cosa e ritrovare, nel rapporto con la vita e la natura, l'elemento fondativo dell'architettura.
Wright sembra privilegiare l'integrazione formale fra naturale ed artificiale, ma ci sono anche molti esempi di progettisti, anche discepoli dello stesso Wright, che hanno inteso la sua lezione più dal punto di vista evocativo, uno su tutti Jorn Hutzon, il quale nella Opera House di Sydney realizza un artefatto che richiama la forma dell'oceano in burrasca, delle vele gonfiate dal vento e delle ali dei gabbiani in volo.
Oggi Renzo Piano rilegge in molte sue opere i principi dell'architettura organica, rendendoli più complessi e suggestivi e realizzando, dove possibile, una perfetta fusione di integrazione formale fra naturale ed artificiale, e di evocazione simbolica.
Tutto questo è palese nel centro culturale di Noumea in Nuova Caledonia, dove, non solo si realizza una sintesi formidabile della sua struttura con l'ambiente circostante, bensì riesce a far riprodurre il suono del vento fra le frasche, l'invecchiamento della foresta e la sensazione di continua vibrazione come se si trattasse delle fronde di una palma.
Come può tutto ciò che è stato detto fino a questo momento condizionare lo sviluppo di una città del terzo millennio?
Nel futuro abbiamo ipotizzato che le città, ed il territorio in generale, saranno alleggeriti dal peso opprimente delle grandi infrastrutture e dall'urbanizzazione che riduce lo spazio umano a celle impervie e claustrofobiche; quindi l'ambiente e la natura, universi che da sempre e per sempre l'uomo inseguirà sentendosene attratto, costituiranno un referente molto più forte di quanto è oggi.
Il problema è: qual è il codice morfogenerativo in grado di riprodurre infiniti scenari nei quali l'artificio e la natura si coniughino perfettamente?
La natura si manifesta in modi sempre nuovi e straordinari, quindi è difficile trovare un codice unico, poiché si rischierebbe di fare un processo di semplificazione.
E' pur vero, però, che la natura si evolve verso la complessità secondo combinazioni casuali del suo DNA, quindi noi dobbiamo cercare e clonare con lo stesso principio il DNA del sito nel quale andiamo ad intervenire.
Uno strumento che potrebbe aiutarci molto in questo difficile compito è la geometria frattale: la novità degli oggetti frattali consiste nella loro infinita complessità morfologica, che si contrappone all'armonia ed alla semplicità delle forme euclidee e trova una corrispondenza nella varietà e nella ricchezza delle forme naturali.
A questo scopo bisogna ricorrere ad algoritmi nei quali l'elemento casuale giochi un ruolo determinante, ci riferiamo in tal caso alla famiglia dei "frattali stocastici". I più frequentati sono probabilmente quelli basati sul  cosiddetto moto browniano frazionario: gli esperimenti di Mandelbrot hanno dimostrato che, calibrandone opportunamente la dimensione frattale, tali modelli producono coste difficilmente distinguibili da quelle reali, questo sistema è in grado di generare anche scenari montuosi molto realistici.
Un'altro tipo di frattali utile al nostro scopo può essere formato da una molteplicità di strutture distinte ma connesse fittamente: i multifrattali, un tipico esempio è la crescita dei cristalli per aggregazione limitata dalla diffusione (DLA). Tali cristalli si formano catturando molecole qua e là ed inglobandole nella struttura ramificata. La probabilità di crescita di una nuova molecola dipende strettamente dalla sua posizione, infatti i punti interni la struttura hanno minori capacità di attrarre a sé altre molecole, al contrario di quelli esterni. L'aggregato ha quindi una struttura multifrattale inestricabile costituita da un ammasso di frattali individuati dagli insiemi di punti che hanno la stessa probabilità di crescita.
Noi ipotizziamo che la geometria frattale costituisca un possibile codice di morfogenerazione in grado di coniugare le forme della natura e dell'artificio, divenendo un prezioso strumento di controllo della complessità.


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