NOTRE-DAME-DU-HAUT

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Accoglienza |
Monumentalità |
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"Datemi
un carboncino e della carta; tutto comincia con una risposta al sito: i muri spessi, un
guscio di granchio a fare curva sul piano, così statico. Io porto il guscio di granchio;
si poserà il guscio sui muri stupidamente, ma utilmente spessi; a sud si farà entrare la
luce. Non vi saranno finestre, la luce entrerà dappertutto, come una cascata".
(Le Corbusier)
Le Corbusier
progetta la Cappella di Notre-Dame-du-Haut a Ronchamp, il suo stile ha avuto un'evoluzione
che l'ha portato molto vicino a Picasso, e naturalmente al Picasso di quegli anni, tra il
'40 e il '50. La premessa rimane la medesima la ricerca di un rapporto tra spazio
costruito e ambiente naturale; qui però non si risolve con la definizione di una
"aurea proporzione", ma con un colpo di forza, cioè facendo dell'edificio un
nucleo plastico duro e compatto, pieno di forza espansiva compressa, che tuttavia si
rivela nell'anomalia geometrica della pianta, nell'uscita brusca di sproni murari, nel
volume imbarcato della copertura esageratamente grande, nella forza dei contrasti
luministici. Senza alcun motivo liturgico o funzionale, Le Corbusier stravolge la
tipologia abituale della chiesa; evidentemente vuole tradurre nel drammatico movimento di
volumi e dei colori il senso conturbante di una presenza divina al centro della natura. A
guardar bene a Ronchamp affiora, in sordina, un tema ancora illuministico: un pensiero
religioso che certamente possiede un carattere vagamente teista, come quello del
"buon selvaggio" che concepisce la divinità come la temibile signora delle
forze della natura. Sta di fatto che, con la cappella di Ronchamp, Le Corbusier fa
compiere all'architettura moderna un'esperienza di integrazione totale dello spazio nella
plasticità della forma: perciò la chiesa di Ronchamp rimane, un oggetto plastico
intensamente e drammaticamente espressivo.
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