LA MOTOCICLETTA

 

" Sono gli ultimi decenni del 1800 e un nuovo e strabiliante mezzo di trasporto debutta sbuffando e sferrragliando guidato dai suoi ingegnosi e fantasiosi progettisti. Le ruote sono due o tre e la spinta è data da piccoli motori a scoppio: è nata la motocicletta." ( Motociclismo: " Motociclismo racconta la storia della moto vol.1" a cura di Luigi Bianchi)

La motocicletta inizia ad assumere una propria identificazione tipologica negli anni compresi fra il 1910 e il 1914, quando il telaio, cioè la struttura portante comincia ad essere integrato con il motore e le altre parti del veicolo; ovvero non appena si inizia a disegnare più organicamente le varie parti della moto non più come un insieme di componenti assemblati fra loro per realizzare una bicicletta a motore, ma come un vero e proprio veicolo di nuova concezione in cui ogni elemento è studiato e costruito in funzione degli altri. I primordiali esperimenti sono lontani dai canoni tipologici della moto moderna che andranno gradatamente modificandosi con il progredire delle soluzioni tecniche ed estetiche secondo un processo evolutivo simile a quello dell'automobile. Il primo grosso passo in avanti, sia dal punto di vista qualitativo che tipologico, si ha nel periodo successivo alla prima guerra mondiale quando la moto ha già assunto una fisionomia propria, ormai inequivocabilmente distinta da quella della bicicletta a motore. In questo periodo l'evoluzione tecnica del veicolo progredisce a ritmi acceleratissimi e arriva a toccare punte che non si raggiungeranno più in nessuna altra epoca considerato che la fine del decennio vede la nascita della motocicletta moderna. Telaio, motore, sospensioni, freni e accensione, raggiungono già considerevoli livelli di perfezionamento, mentre molti degli accessori che fino al 1920 venivano considerati come una sorta di optionals, (come l'impianto di illuminazione e le sospensioni), vengono a far parte della normale dotazione di serie. Si sperimentano tutti i tipi di telaio, anche se la regola è data dal telaio a tubi di robusta sezione giuntati con innesti a pipa e piastre di attacco. Vengono così costruiti telai a struttura monoscocca in lamiera di acciaio, in alluminio, a struttura mista, compaiono le cosiddette moto carenate con il telaio fuso in alluminio (1925). Già allora il diffondersi delle corse accelera i progressi sulla tecnologia. Il design della moto di questo periodo si esplica in una grande varietà di modelli per i quali si studiano soluzioni sempre più efficienti per quanto concerne i telai e i motori. Ma il raggiungimento dei più alti livelli tecnici ed estetici inizia a partire dall'ultimo scorcio degli anni Venti e gli inizi degli anni Trenta progredendo ininterrottamente fino al 1940. L'epoca del new look vede una netta trasformazione dei caratteri stilistici e costruttivi della motocicletta che comincia ad assumere forme e superfici più raccordate e sinuose con abbandono delle linee diritte e spigolose che caratterizzavano le forme degli anni Venti. Le selle , i serbatoi, i parafanghi, i carter, i tubi di scarico gli accessori seguono ora forme più plastiche e arrotondate con una scelta più ampia e raffinata di accostamenti dei materiali e delle finiture. Ogni parte è accuratamente disegnata in rapporto con le altre e pensata per integrarsi organicamente con l'insieme. Compaiono le prime cromature sui serbatoi e sui manubri; le selle, ora di forma anatomica - si sposano armonicamente con l'andamento avvolgente dei parafanghi, quasi sempre elegantemente verniciate e alleggerite da filetti che ne accentuano la linearità del disegno. Sono di questo periodo i numerosi progetti per "la moto del futuro" e si compiono esperimenti su moto carrozzate (1929) legate all'idea di rendere aerodinamica la moto, sulla base, anche, dei primi tentativi di record di velocità. ( 244,400 km/h). I principali progressi compiuti dalla moto negli anni Trenta riguardano la diminuzione del peso delle macchine dovuto, anche, al sempre crescente impiego delle leghe leggere, ai notevoli perfezionamenti delle sospensioni, con la comparsa della forcella anteriore telescopica, in luogo di quella a parallelogrammo e degli ammortizzatori idraulici posteriori (1938). Notevoli perfezionamenti vengono compiuti sui freni così come si assiste alla più completa sperimentazione sulle possibili soluzioni per aumentare il rendimento dei motori. Alla fine degli anni Trenta la moto ha già assunto i caratteri della moto moderna e dopo questo periodo si avranno solo continui perfezionamenti e migliorie per aumentare, sostanzialmente, il comfort, la guidabilità, le prestazioni e l'affidabilità del mezzo. Il lungo periodo che inizia dal dopoguerra e che interessa tutto l'arco degli anni Cinquanta e che arriva all'ultimo scorcio degli anni Sessanta può essere considerato come la fase di maggiore stasi nell'evoluzione della motocicletta. Ciò è dovuto principalmente alle mutate esigenze del mercato che richiede ora mezzi più semplici ed economici, di piccola cilindrata, per uso prevalentemente utilitario. Si diffondono i ciclomotori e gli scooter come la Vespa e la Lambretta destinate a coloro che non possono permettersi l'automobile. In questi anni l'evoluzione della moto continua quasi esclusivamente per merito dell'attività agonistica che riprende con grande vitalità in ogni Paese e che si rivela essenziale per lo sviluppo e il progresso tecnico del veicolo. Il cosiddetto "boom della motocicletta" inizia alla fine degli anni Sessanta quando la comparsa delle prime "moto pesanti" fa risvegliare le Case costruttrici dal loro lungo torpore, considerato che ora i tempi sono maturi per un ritorno alla motocicletta ad alte prestazioni vista come mezzo sportivo per il tempo libero. I giovani e i milioni di utenti che ormai possiedono l'automobile possono trovare nella moto una nuova espressione di evasione per riacquistare quel senso di libertà che l'uso sempre più stressante dell'auto aveva negato da tempo. Nonostante la discreta varietà di modelli italiani e stranieri che compaiono sul mercato, si perde, ancora una volta, l'occasione di vedere la moto secondo criteri veramente innovativi. L'introduzione dei freni a disco sulla moto, all'inizio degli anni Settanta, è forse il fatto tecnico più importante di questo periodo, ma non è sufficiente ad incidere minimamente sul disegno dell'insieme che continua a mantenere, pressoché inalterati, gli stessi caratteri del decennio precedente. Gli anni Settanta rappresentano certamente il periodo del grande rilancio della moto che inizia, come si è detto, in Europa a parti '67/'68 con la comparsa dei nuovi modelli italiani e inglesi, seguiti immediatamente dalle prime moto giapponesi che si affacciano sul mercato mondiale. (Ottagono n.71 Dicembre 1983 a cura di Roberto Segoni)

La fine degli anni sessanta segna la grande affermazione delle case giapponesi che grazie a soluzioni, sperimentate soprattutto nelle competizioni, sbaraglieranno sul piano commerciale la concorrenza inglese e italiana. Ed è proprio sul fronte delle competizioni che la motocicletta assumerà nuove caratteristiche formali. Infatti l'aumento progressivo delle prestazioni ha reso la protezione del pilota e l'aerodinamica del mezzo sempre più decisive dal punto di vista funzionale, formale e commerciale. Fino agli inizi degli anni ottanta, le carenature sono appannaggio delle corse ma qualche anno più tardi cominceranno ad affacciarsi, anche sul mercato, mezzi molto veloci derivati dalle competizioni, le cosiddette "replica" che stravolgeranno, grazie al progresso tecnologico legato all'incremento delle prestazioni, le obsolete linee spartane del passato. L'aspetto aerodinamico e quindi formale, assume sempre più rilievo, avendo come risultato lo studio più puntuale da parte delle case, delle strutture esterne e di quelle a contatto con l'uomo. Le linee diventano sempre più sinuose, protettive, accattivanti, ergonomiche, taglienti e avvolgenti. La moto è pensata ormai imprescindibilmente dalle forme e dai movimenti dell'uomo che la indossa. Dalle sperimentazioni nelle competizioni arrivano ormai, in modo sempre più massiccio, innovazioni tecnologiche che in futuro cambieranno radicalmente il nostro rapporto con il mezzo di trasporto.