PARADIGMI INDIZIARI DEI CODICI EVOLUTIVI DELL'AMBIENTE

EVOLUZIONE URBANISTICA


"Che differenza passi tra un'oggetto naturale ed uno artificiale. E quale sarebbe questa differenza? A rigore di logica l'oggetto naturale dovrebbe essere figlio del caso, mentre quello artificiale presupporrebbe un progetto, ovvero uno scopo per il quale è stato costruito e quindi un'intelligenza creativa."L.de Crescenzo
In seguito alla costruzione del castello Malaspina la città si spostò alle pendici del colle Serravalle. Tra il XII ed il XIII secolo, gli isolati si sviluppano seguendo come matrici geometriche sia il colle che il castello. Gli edifici si sviluppano a semicerchio intorno al castello e seguendo le curve altimetriche del colle. Il nome di una via presente in questa zona (via Muruidda muru=muro idda=città ) fanno pensare ad un primo muro di cinta, ma non se ne hanno notizie nei documenti. Nel XIV e XV secolo la città continua a crescere seguendo la maglia impostata nella fase precedente. Aumentano però i collegamenti tra le vie principali, che diventano più tortuose.Nel XVI e XVII secolo in seguito al cambiamento delle condizioni storiche, in questo periodo Bosa è una villa reale, la città cresce in pianura, perde i precedenti riferimenti geometrici, ed assume come nuovo allineamento l'asta fluviale. Ciò è dovuto sopratutto al fatto che l'economia era basata sui commerci e quindi sul porto presente nel Temo. Nel XVII e XIX secolo l'arricchimento dell'operosa borghesia bosana, comporta l'accorpamento e la trasformazione di parte degli edifici della vecchia città reale, sopratutto di quelli esistenti sulla vecchia via "Sa Piatta", asse viario principale della vecchia città libera. Dando vita all'attuale corso Vittorio Emanuele II, nel quale oltre agli edifici settecenteschi ed ottocenteschi permangono ancora degli edifici del vecchio impianto. Nei primi anni del XIX secolo, seguendo le indicazioni del piano d'ornato, la città comincia la sua crescita verso il mare ad ovest, basandosi su una maglia ortogonale che ha come riferimento principale il prolungamento del corso, e quindi come matrice geometrica troviamo ancora il fiume. Gli isolati diventano più regolari, si continua a costruire su fronte continuo, rendendo meno drastico il distacco dalla morfologia costruttiva precedente.Negli anni '30 di questo secolo viene costruita una fascia di territorio che all'epoca era ancora fisicamente separata dall'abitato, ma che aveva come l'asse viario del viale Giovanni XXIII (il proseguo del corso) costruito sul volgere dell'800. In tale zona si edificano sopratutto i servizi, (scuole, asili, orfanotrofio, ospedale), ma anche piccole case popolari, resesi necessarie per dare un tetto alle famiglie dei numerosi operai che ancora trovavano lavoro nelle industrie bosane, e che non potevano trovare alloggio nelle gia densamente popolate abitazioni del centro storico. Negli anni '50 si prosegue e completa tutta la zona interessata dal piano d'ornato, generalmente gli edifici continuano ad avere il fronte continuo su strada. A cavallo tra gli anni '60 e '70 la città si espande sempre verso il mare, nasce una più banale città giardino, con villette unifamiliari. In questa parte di città si perde ogni riferimento con il centro storico. La città anche se cresciuta in epoche differenti e seguendo come matrici geometriche degli elementi diversi è riuscita ugualmente ad esplicitarsi con delle forme ben accordate tra loro. L'evoluzione urbanistica nel tempo è stata la più consona sia alla morfologia del terretorio, ma anche nei confronti delle esigenze economiche del periodo. Ne è venuta fuori una città che sia in pianta ed in alzato mostra il periodo di edificazione, ma contemporaneamente incastra le varie parti senza manifestare quella disarmonia evidente nelle nuove città . Sono alcuni elementi che segnano il passaggio tra una parte e l'altra, dove comunque troviamo rispettate quelle che sono le essenze della specie Bosa.

IL BORGO FEUDALE


"Una città deve essere costruita in guisa da dare agli uomini sicurezza e felicità ."Aristotele

Il borgo feudale anche se costruito nell'arco di trecentocinquanta anni, comprende tutto l'edificato sul colle. E' formato da strade che percorrono le curve di livello dello stesso. Gli isolati sono formati da lunghe stecche di case con lotti di terreno molto stretti. Qui troviamo la prima morfologia di edifici, orientati nord-sud nei due lati liberi, rispetto alle strade, a monte e a valle. Sopratutto nella parte più a monte, cioè quella di più antica costruzione, troviamo sopratutto edifici con due affacci, uno verso il castello, e quello più importante verso il fiume a sud. I collegamenti tra le vie sono principalmente assicurati da scale che presentano sempre un gomito. Il collegamento tra questa parte e le altre è garantito da numerosi sottopassi stretti di sezione. Il borgo feudale ha per confini degli elementi ben definiti che sono: due scale che percorrono tutto il declivio del colle a levante e a ponente (scala Castello e S'Iscala e sa Rosa); a nord la parte più ripida del colle; ed infine a sud la prima strada in piano (via Carmine). In questa parte di centro storico numerosi sono gli edifici abbandonati e diroccati. Il borgo feudale sembra un teatro rovesciato, dove il palco (il castello) sta in alto e la platea (gli edifici) invece in basso, vi è un capovolgimento della funzione. Anzichè essere la platea che ha la vista sul palco è quest'ultimo che guarda alla città ed al territorio per proteggerlo. Come per il teatro si ordinano le sedute tenendo come base la vista verso il palco, così la città ordina i suoi isolati in funzione del castello, arrivando alla duplice funzionalià di essere difesa dal castello e contemporaneamente essere in prima istanza baluardo difensivo per eventuali incursioni nemiche. Il castello in questo periodo serviva anche da agorà , punto di riunione della popolazione sia quando si sentiva minacciata , che quando aveva necessità di un luogo di riunione, forse è per questo motivo che nell'abitato non troviamo spazi atti a questa funzione.

LA CITTA' LIBERA


"Come per il suq, la piazza medievale non la possiamo mai cogliere con un'unico sguardo, dobbiamo percorrerla per capirla, forse è per questo che ci da quel senso di intimità .." Fusaro
La città libera si estende in pianura e conserva le caratteristiche del borgo medievale. In pianta gli isolati si aprono su piccole piazze o corti, che caratterizzano l'apetto di questa parte di città . L'accesso alla città libera è segnato da sottopassi o strettissime vie che annunciano una variazione nella geometria dell'impianto. Quest'ultimo ha uno sviluppo a spirale involutivo, con isolati che si racchiudono su se stessi. I lotti di terreno diventano più regolari, ed hanno in genere un'unico affaccio libero verso la strada, sono comunque numerosi anche con due affacci. Gli edifici sono mediamente più alti di quelli del borgo medievale, dei quali permangono i caratteri morfologici e stilistici.Qui troviamo la seconda morfologia di edifici. La città libera essendo fisicamente staccata dal borgo feudale, e non avendo un esercito e proprie mura difensive, è cresciuta seguendo uno schema involutivo dovuto a necessità di protezione, con stretti e tortuosi passaggi di collegamento tra le vie, facilmente diffendibili dall'alto. Le corti invece erano dovute alle necessità della comunità , che in queste aree, protette dalla cortina edilizia, poteva svolgere tutte le attività necessarie, inoltre tali aree erano il deposito dei prodotti per i commerci. Dall'osservazione delle mappe, questa parte di città si presenta come un'entità a parte, diversa nella sua concezione rispetto al resto. Percorrere queste vie fa pensare ad una sorta di labirinto, dove e possibile scoprire numerose mete.


LA CITTA' OTTOCENTESCA

"La bellezza è sempre forma di elementi che in se le sono indifferenti ed estranei e che soltanto nel loro insieme acquistano valore estetico. In ciò sta forse il fascino più profondo della bellezza. La singola parola, il singolo frammento di colore, la singola pietra, il singolo tono mancano di valore estetico." G.Simmel
La parte ottocentesca venne edificata sui resti di una porzione di città libera, fu la vecchia nobiltà e borghesia, arricchitasi con i commerci e l'industria, ad accorpare due o più edifici ed a trasformarli in palazzi dall'aspetto più ricercato. Vennero decorati con la trachite rossa, scolpita in motivi classici. I lotti di terrono hanno dimensioni maggiori più regolari, ma anche la strada che è il primo tentativo per impostare una maglia ortogonale, segue un'andamento quasi rettilineo basato sull'allineamento rettilineo del fiume. Il corso Vittorio Emanuele II che è in pratica l'asse principale di tale parte di città , ed in seguito lo è diventata per tutta, diventa, in questi anni, la quinta cittadina di maggior prestigio, e l'asse alla quale ci si orienta per il futuro sviluppo della città . Anche se la maggior parte degli edifici sono stati riedificati, non mancano esempi di ciò che si trovava prima, sopratutto a valle. Ciò fu dovuto al fatto che quelli a monte avevano la facciata principale esposta verso sud, quindi da un punto di vista igienico erano più favoriti e ambiti.Qui troviamo la terza morfologia di edifici. La città ottocentesca anche se non ha una maglia ortogonale ben delineata, esprime attraverso successive retifiche, la volontà di ottenere una via principale impostata sulla perpendicolarità della trama viaria e degli isolati. La permanenza di elementi dell'epoca precedente mischiati a quelli più moderni, concorre a rendere meno brusco il passaggio da una parte all'altra della città .

LA CITTA' MODERNA


"Dicono che ogni volta che scendono trovano qualcosa di cambiato nell'Eusapia di sotto; i morti apportano innovazioni alla loro città , non molte, ma certo frutto di riflessioni ponderate, non di capricci passeggeri. Ed i vivi, per non essere da meno, tutto quello che gli incappucciati raccontano delle novità dei morti, vogliono farlo anche loro. Così l'Eusapia dei vivi a preso a copiare la sua copia sotterranea. Dicono che questo è solo adesso che succede: in realtè sarebbero stati i morti a costruire l'Eusapia di sopra a somiglianza della loro città . Dicono che nelle due città gemelle non ci sia più modo di sapere quali sono i vivi e quali i morti."I.Calvino
La città moderna è quella che comincia a svilupparsi tra la fine dell'800 e l'inizio dell'900. Cresce verso il mare, seguendo le indicazioni del piano d'Ornato del 1868. Nei primi interventi si mantiene una certa continuità con la tradizione morfologica dell'epoca precedente, anche se le strade diventano più spaziose ed ortogonali tra loro. Gli edifici vengono costruiti con fronte continuo verso la strada, permangono i bugnati, le linee marcapiano e la mostra in trachite rossa nelle porte e nelle finestre. Tale tendenza permane per tutti gli anni '50 dell'900. Durante gli anni '60 e '70, in pieno boom economico, nasce il quartiere di Su Seggiu, caratterizzato da strade ortogonali tra loro, ed isolati di forma generalmente rettangolare all'interno dei quali si hanno delle villette unifamiliari con giardino. E' un'architettura più banale,non brutta, ma non contestualizzata, senza riferimenti all'esistente, una morfologia costruttiva che non prosegue nelle tradizioni della bosanità , una morfologia costruttiva che indistintamente si può trovare in tutte le nuove urbanizzazioni della Sardegna. Non vi sono stati abusi edilizi, la città nuova è ordinata e curata, ciò che colpisce è che dopo un voloce sviluppo, la successiva crisi economica ha comportato che nella maggior parte dei casi le facciate non sono mai state portate a termine, dando quindi una sensazione di incompiutezza che non favorisce certamente l'estetica della zona. Anche se il piano d'ornato ha permesso di legare bene la città moderna al centro storico, ha dato il via allo sviluppo della città giardino, uguale a tutte le altre periferie dei piccoli centri. Sino a quel periodo Bosa era unica nel suo genere in Sardegna, somigliante ad una cittadina della costa ligure. Il piano d'Ornato ha anche garantito una maggiore salubrità del nuovo abitato, ma ha anche favorito la perdita e l'annullamento della tradizione costruttiva bosana. Col passare degli anni e mentre ci si allantonava dal centro storico, la maglia stradale e gli edifici sono diventati sempre più anonimi, senza nessun riferimento con il contesto, unico, ma forse neanche considerato come tale, è il proseguimento della morfologia del tetto a capanna rivestito dai coppi sardi.

LE CONCE

"...relazione di uomo e spazio, non è null'altro che abitare pensato nella sua stessa essenza" M.Heidegger
Le antiche concerie erano la zona industriale della Bosa ottocentesca, più che delle fabbriche sembrerebbero un vecchio borgo di pescatori. Si trovano gia nominate in documenti dell'600, ma la lunga teoria di casette con le caretteristiche facciate ornate di trachite e con la loro architettura modulare e ripetitiva a timpani affiancati ne costituisce l'espressione architettonica ottocentesca. Le conce e le attività sorte in prossimità di queste, rendevano vivo tutta la parte di città gravitante intorno al fiume Temo. Il complesso è attualmente pressochè abbandonato, permangono attività marginali, depositi di barche, piccole botteghe artigiane, depositi per attrezzature. Molte sono diroccate e mancano del tetto, ed una loro sistemazione si è resa ancora più complicata dopo che nel 1989 sono state dichiarate monumento nazionale. A ciò non ha avuto seguito infatti nessuna politica mirata alla conservazione, figuriamoci che ancora non esistono dei seri rilievi. Pur non essendo un manufatto cospicuo per la sua architettura, è fondamentale per l'immaginario collettivo della popolazione bosana, nel quale ripongono le speranze per un futuro rilancio economico. La struttura spaziale della specie concia è formata da un'ambiente posto al piano terra, dove avveniva la lavorazione vera e propria delle pelli ed un piano superiore dove si custodivano e rifinivano quelle gia pronte. Le strutture verticali erano realizzate con pietrame di natura tufacea intonacata, e trachite rossa sulla mostra delle porte e delle finestre, i solai erano in legno come, del resto, i tetti, ricoperti inoltre dal caratteristico coppo sardo.
La zona delle vecchie conce era un tempo la parte più viva della città , era una specie di zona industriale dove trovavano spazio anche numerosi magazzini dove sostavano le merci arrivate o in partenza con il postale. Gli edifici di questa zona sono il simbolo della decadenza di una città e da tutti sono visti come unica possibilità di rilancio e sviluppo cittadino. I numerosi proprietari, sono circa venti persone, sono impotenti di fronte al peggioramento delle condizioni strutturali, impediti dai troppi vincoli imposti dall'amministrazione pubblica, che rendono ogni intervento troppo costoso per essere sopportato dal singolo privato. Alcune recentemente sono state trasformate in abitazioni ma non credo sia questa la distinazione da attribuirvi. Credo piuttosto che l'intero complesso possa essere pensato come un grande laboratorio di sperimentazione, dove proseguire le tradizioni artigiane bosane, ed inoltre creare degli spazi adatti per manifestazioni che potrebbero favorire lo sviluppo dell'economia turistica. Essendo la città inserita in un'oasi naturale, ed avendo numerosi monumenti, può sicuramente puntare sul turismo, ma deve anche munirsi di strutture adatte che permettano di ospitarne per tutto l'anno visto che il clima lo consente.

GLI EDIFICI

"La serenità dell'architettura dei cosidetti paesi sottosviluppati e la tristezza architettonica di quelli industriali."B.Rudofsky
Gli edifici del centro storico di Bosa hanno un'altezza rilevante rispetto a quelli dei centri storici del resto della Sardegna. Questi sono generalmente formati da piccoli fabbricati, con sviluppo in pianta, aperti verso un piccolo orticello. Oppure nella Sardegna meridionale, troviamo delle abitazioni con al centro un cortile sul quale affacciano le stanze, disposte sul perimetro dell'isolato, non hanno aperture verso l'esterno, ed è un'architettura simile a quella dei paesi islamici. A Bosa, ma anche in altri centri costieri, come Castelsardo o Carloforte, che per molti hanni sono stati dominati dalle repubbliche marinare di Genova e Pisa, troviamo un'architettura sviluppantesi in altezza. Sono generalmente edifici con tre o quattro piani con una sola stanza in ognuno di questi ed una sola facciata importante. E' una morfologia simile a quella che si può trovare lungo la costa ligure, come ad esempio Portofino o Camogli. Per circa cinquecento anni si è sempre costruito con queste caratteristiche e si e data vita ad un'organismo omogeneo, dove piccole varianti all'impianto ricorrente hanno detterminato una varietà di abitazioni, da una valutazione d'insieme sembrano tutte uguali, ma da un più approfondito esame reclamano la loro diversità . Gli edifici del centro storico, in particolare della parte feudale e della libera, sembrano delle semplici capanne addossate una all'altra. Le case bosane sono generalmente unifamiliari, ed hanno sempre una parte all'aperto. Nel centro storico questa parte è rappresentata dalla terrazza sul tetto e dal "balcone su strada", è questa un'esigenza forse dettata dal clima che costringe a ritagliarsi uno spazio all'esterno dell'abitazione. Nella città nuova gli edifici, anche se in alcuni ma rari casi continuano a prevedere la terrazza sul tetto, lo spazio all'aperto è dato dal cortile. Solo in questi ultimi anni si è persa la tradizione che vedeva in ogni edificio una parte all'aperto, sarà per questioni economiche, il prezzo dei terreni ed i costi di costruzione sono anche qui di molto aumentati, si sta perdendo la tradizione di avere una terrezza o un cortile, sempre più spesso la gente va a vivere nei condomini. La terrazza con tutti i suoi attributi non può essere banalizzata con il più semplice balcone, sta proprio qui la sfida, nel cercare di mediare tra le nuove condizioni e la tradizione.

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