Secondo obiettivo
Libera interazione tra utente e oggetto cucina

Immaginario di riferimento

fig.16





Una caratteristica dello spazio del cucinare è quella di essere rimasto, negli anni, sostanzialmente invariato, lasciando di sè una immagine sempre più asettica e tecnologizzata; l'avvento dei cosiddetti "elettrodomestici bianchi" fin dagli anni '50 ha creato una "scenografia" che col passare del tempo ha assorbito sempre più le differenze tra gli stessi, appiattendone ed annullandone le diverse caratteristiche formali. Se vogliamo vedere le cose da un punto di vista meno pratico e più personale, anche il rapporto che si è creato tra la persona e l'ambiente domestico, rapporto che oltre ad essere fisico-di contatto è anche psicologico, rispetto al suo intorno di lavoro, si è fossilizzato, riducendo l'attività a poche e ripetute gestualità, movimenti obbligati dall'unica interazione permessa, quella frontale. In effetti il poter controllare-comandare gli elettrodomestici solo da una posizione contrasta, spesso, con l'immagine di una cucina come luogo dove sia possibile essere presenti in più persone o quantomeno di potere interagire pluralmente, costringendo l'utente, ad una sorta di "singolare isolamento". Lo stesso spostarsi da un elettrodomestico quale ad esempio dal piano cottura al lavabo, richiede, nella maggior parte delle cucine proposte sempre particolari attenzioni e movimenti rallentati per non causare danni o ritrovarsi con il cammino sbarrato da un'altra persona; è comune infatti sentirsi dire frasi del tipo:"attenzione, spostati!!". Un ulteriore aspetto che (attraverso una lettura soggettiva e tendenziosa) ho addotto rispetto all'obiettivo di "libera interazione", riguarda l'aspetto psicologico della persona verso l'ambiente domestico: il potere interagire o comunque "intensificare" di volta in volta il tipo di relazione, di movimento, di posizione, crea una struttura di comunicazione sempre in alternativa a quella precedente e comunque, in ogni caso, mai ripetitiva all'estremo o unidirezionale, quindi una logica di complessità.