Il
giorno successivo, girovagando per
le strade polverose mi imbattei in un bimbo
che, vinto dalla calura estiva, aveva abbandonato i giochi con i compagni
e
giaceva supino con le mani intrecciate dietro la testa; lo sguardo sognante
era perso nell'immensità del cielo terso; a
cosa stava pensando? La
curiosità fu troppo grande così decisi di addormentarlo,
complice
la mia verga dorata. Non feci in tempo a sollevarla che già il bimbo
reclinava la testa sulla spalla chiudendo gli occhi, rapito dalle braccia
di Morfeo. Mi concentrai e, sfiorando la sua testa con il palmo della
mano, vidi tutto. Stava volando: quale bambino non ha mai desiderato
farlo? Sentivo il vento sul viso, sentivo la maglietta che si gonfiava
d'aria,
sentivo lo stomaco accartocciarsi quando si gettava nel vuoto; vedevo la
terra sottostante rimpicciolirsi scomparendo nel vortice blu del mare,
vedevo i gabbiani planare tranquilli, sentivo l'umido delle nubi a bassa
quota... Una secchiata d'acqua e la magia (di entrambi) sparì; tra
le risate |