U. Boccioni, Visioni Simuntanee, 1911

"Il modello artistico alla base della concezione dello spazio come campo di forze, tessuto elastico sempre pronto a lacerarsi, deriva direttamente e ancora una volta dalla crescita violenta delle cittą industriali. Il muoversi attraverso esse in fretta usando i mezzi di trasporto che appaiono incredibilmente veloci, il fiorire di notte della luce elettrica lungo le strade, i riflessi delle vetrine, il rumore dei tram suggeriscono a chi vi cammina in mezzo di essere immerso in un mare di eventi, in una sorta di bagno energetico. Demoniaco e celestiale ma sempre comunque frenetico. Per Umberto Boccioni la prima intuizione dello spazio come elemento vivo e strutturato, pieno sino all'orlo di suoni di forze e di luci violente, si traduce in una idea pittorica rivoluzionaria: la rappresentazione dello spazio. Ossia il conferire il conferire a quello che sino a quel momento era stato solo una parola, o una misura di distanza tra oggetti, o un volume luminoso, una sua nuova anatomia. Un'impalcatura di vettori, di linee, di tensioni che finalmente non sono cose ma si applicano direttamente agli oggetti e determinano con la loro presenza immediata quella dello spazio. Che quindi scompare come possibilitą passiva di occupazione da parte dei corpi e diviene invece intersezione di volontą." R. Pierantoni, Forma fluens,1987

 

 

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