Nel 1889 si comincia a parlare in Italia di decollo industriale, cui segue però una forte depressione tra il 1890 e 1892, che si trasforma in una crisi profonda nel 1894. La ripresa avviene e si consolida nei primi anni del Novecento. Milano sarà la città in cui si realizzeranno le più numerose iniziative industriali, seguita da Torino e Genova. Milano è per i futuristi la città industriale per eccellenza, l'immagine simbolica di tutto ciò che essi definiscono progresso. Non a caso il Futurismo nasce qui, nel senso che si trasforma da gesto isolato di un poeta "eccentrico" in movimento di avanguardia che sconvolgerà l'angustoprovincialismo culturale.
Milano è in pieno fervore creativo: cantieri in allestimento, industrie che producono ogni sorta di macchinari, tramvie, luci elettriche in sostituzione dei lampioni a gas. I futuristi ne subiscono una profonda suggestione, che ritroviamo nelle istanze programmatiche dei loro manifesti e poi nelle opere.
Il mito del progresso genera un altro mito: quello della macchina, che affascina l'uomo della strada. L'automobile comincia a imporsi come prodotto industriale e suscita gli entusiasmi delle folle con le sue esibizioni di velocità.
Il lavoro di fabbrica, che per molti rappresenta il salto dal mondo contadino a quello industriale, pone sul tappeto la questione dei salari, dell'organizzazione del lavoro, dell'igiene, della sicurezza genza di una legislazione sociale, che affronti la riduzione dell'orario di lavoro, la tutela delle donne e dei minori, la questione del lavoro notturno.
Il malcontento della classe lavoratrice si manifesta concretamente negli scioperi. Sebbene la borghesia, per mezzo di governi compiacenti, eserciti il pugno di ferro, la protesta non si estingue.
Di questo clima incandescente in cui matura la protesta operaia i futuristi colgono soltanto gli aspetti più appariscenti, con una sensibilità estetica e libertaria estranea ai problemi di fondo e comunque sempre dominata dall'orgoglio nazionalistico. Dal loro punto di vista estetizzante, ravvisano in ogni tipo di protesta e di tumulto un motivo di interesse e un carattere di "espressività" moderna, e si propongono di cantare le "grandi folle agitate dal lavoro" e le masse in rivolta.
I futuristi riprendono dei temi quali le conquiste della scienza, delle arti, dell'industria, dell'agricoltura e del commercio con un tono aspro e aggressivo che ritorce la polemica contro la borghesia, i suoi ideali di ordine e di pacifico benessere, il suo provincialismo culturale.
Esaltazione dell'energia vitale, della ribellione, della violenza: le forze dell'irrazionale irrompono nel mondo della cultura. Da questa matrice ne trae origine l'azione dirompente dei futuristi.
 
I PERSONAGGI DEL FUTURISMO
Russolo,Carrà, Marinetti, Boccioni e Severini a Parigi (foto del 1912)
 
 
 
GIACOMO BALLA: 
"Ragazza che corre al balcone", 1912 -
Milano, Civica galleria d'Arte Moderna
"UN CAVALLO DA CORSA NON HA QUATTRO ZAMPE: NE HA VENTI"
Nel 1912, Giacomo Balla dipinge una serie di quadri nei quali intende dare la sensazione del movimento mediante la ripetizione della figura e di alcune sue parti.
"IL FUTURISMO CREA LO STILE DELLE FORME ASTRATTE ANDAMENTALI"
 
 
UMBERTO BOCCIONI:
"Dinamismo di un ciclista"
"...LE SEDICI PERSONE...SONO UNA, DIECI, QUATTRO, TRE."
Anche un oggetto "fermo" si muove, non meno degli oggetti che si spostano, poichè tutti fanno parte di una realtà che non è immobile, fissa, ma in continuo movimento e mutamento, ed è questo il "dinamismo universale".
 
 
GINO SEVERINI:
"Ballerina + mare =vaso di fiori", 1913-
New York, Collezione privata
"GLI OGGETTI NON ESISTONO PIU' "
Gli oggetti non esistono più come tali, come realtà distaccata dal soggetto, perchè la realtà ci appare attraverso il ricordo che degli oggetti stessi abbiamo in altri momenti e in altri luoghi.
Nelle cose si possono cogliere dei rapporti che possono essere di somiglianza o di opposizione, ma che comunque ci consentono di vedere l'oggetto non più come isolato, ma in comunicazione con l'intero universo e calato dentro la rete di relazioni che intorno ad esso intesse la fantasia. Questi rapporti sono le cosidette "Analogie plastiche"
 
 
CARLO CARRA':
"Manifestazione interventista", 1914 -
Milano, Raccolta Gianni Mattioli
"NOI PORREMO LO SPETTATORE NEL CENTRO DEL QUADRO"
Suoni, rumori, odori suscitano nell'animo dell'artista una molteplicità di sensazioni che si accumulano, si addensano. Questa emozione è come un vortice che si esprime per mezzo di linee in movimento e di un colore denso, viscoso che pare voglia trattenere le qualità sensibili delle figure e degli oggetti.
 
 
LUIGI RUSSOLO:
"Dinamismo di un'automobile", 1912-13 -
Parigi, Musée National d'Art Moderne
"LA MACCHINA FOLLIA"
La lotta che i futuristi conducono contro il mondo "borghese" non è limitata solo alla distruzione dei miti, ma contrappone anche qualcosa che oltre a incarnare la novità, incute paura ed insidi l'ordine e la tranquillità borghese: questo strumento è per i futuristi la macchina.