Politecnico di Milano

Facoltà di architettura

Corso di disegno e rappresentazione

Stud. USSIA FLAVIA

Mat. 177657





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IL TRAMONTO DELLA LUNA


Qual'e' in notte solinga,
sovra campagne inargentate ed acque,
la' 've zefiro aleggia,
e mille vaghi aspetti
e ingannevoli obietti
fingon l'ombre lontane
infra l'onde tranquille
e rami e siepi e collinette e ville;
giunta al confin del cielo,
dietro Appennino od Alpe, o del Tirreno
nell'infinito seno
scende la luna; e si scolora il mondo;
spariscon l'ombre, ed una
oscurita' la valle il mondo imbruna;
orba la notte resta,
e cantando, con mesta melodia,
l'estremo albor della fuggente luce,
che dianzi gli fu duce,
saluta il carrettier della sua via;

Tal si dilegua, e tale
lascia l'eta' mortale
la giovinezza. In fuga
van l'ombre e le sembianze
dei dilettosi inganni;e vengon meno
le lontane speranze,
ove s'appoggia la mortal natura.
Abbandonata, oscura
resta la vita. In lei porgendo il guardo,
cerca il confuso viatore invano
del cammin lungo che avanzar si sente
meta o ragione; e vede
che a se' l'umana sede,
esso a lei veramente e' fatto estrano.

Troppo felice e lieta
nostra misera sorte
parve lassu', se il giovanil stato,
dove ogni ben di mille pene e' frutto,
durasse tutto della vita il corso.
Troppo mite decreto
quel che sentenzia ogni animal a morte,
s'anco mezza la via
lor non si desse in pria
della terribil morte assai piu'dura.
D'intelletti immmortali
degno trovato, estremo
di tutti i mali, ritrovar gli eterni
la vecchiezza, ove fosse
incolume il desio, la speme estinta,
secche le fonti del piacer, le pene
maggiori sempre, e non piu'dato il bene.

Voi, collinette e piaggie,
caduto lo splendor che all'occidente
inargentava della notte il velo,
orfane ancor gran tempo
non resterete; che dall'altra parte
tosto vedrete il cielo
imbiancar novamente, e sorger l'alba:
alla qual poscia seguitando il sole,
e folgorando intorno
con sue fiamme posssenti,
di lucidi torrenti
inondera' con voi gli eterei campi.
Ma la vita mortal, poi che la bella
giovinezza spari', non si colora
d'altra luce giammai, ne' d'altra aurora.
Vedova e' insino al fine; ed alla notte
che d'altra etadi oscura,
segno poser gli Dei la sepoltura.