Sempre caro mi fu quest'ermo colle, 
e questa siepe, che da tanta parte 
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. 
Ma sedendo e mirando, interminati 
spazi di là da quella, e sovrumani                   5 
silenzi, e profondissima quiete 
io nel pensier mi fingo; ove per poco 
il cor non si spaura. E come il vento 
odo stormir tra queste piante, io quello 
infinito silenzio a questa voce                        10 
vo comparando: e mi sovvien l'eterno, 
e le morte stagioni, e la presente 
e viva, e il suon di lei. Cosí tra questa 
immensità s'annega il pensier mio: 
e il naufragar m'è dolce in questo mare.        15 
 
 
 
Primo tra gli idilli, L’infinito ha uno spicco eccezionale nella poesia leopardiana. In esso Leopardi cominciava a dar forma alla sua concezione di una liricità che fosse incentrata sulla ricerca di un linguaggio tendente al vago e all’indefinito e sull’esplorazione della soggettività (presenza nel testo del poeta che parla in prima persona, recupero delle memorie personali, ambientazione in luoghi familiari).
 

 
 
 
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,  
e questa siepe, che da tanta parte  
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Indicazione, ma senza elementi descrittivi, di uno spazio concreto (l'area ristretta delimitata dalla siepe) e di uno specifico personale (la consuetudine del salire sul colle e lo stato d'animo che vi si accompagna). 
Ma sedendo e mirando, interminati  
spazi di là da quella, e sovrumani  
silenzi, e profondissima quiete  
io nel pensier mi fingo; ove per poco  
il cor non si spaura.
Processo di astrazione, visione mentale dello spazio. Il passaggio dal primo momento a questo successivo è accentuato dall'avversativa con cui si apre il periodo (Ma
e dai due gerundi (sedendo e mirando) che indicano non un'azione definita ma una durata.
E come il vento  
odo stormir tra queste piante, io quello  
infinito silenzio a questa voce  
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,  
e le morte stagioni, e la presente  
e viva, e il suon di lei.
Un evento minimo (odo stormir) segna il trapasso dall'immaginazione spaziale a quella temporale. Si instaura la contrapposizione tra: 
- spazio concreto e tempo presente 
- spazio e tempo immaginati nel pensiero.
Cosí tra questa  
immensità s'annega il pensier mio:  
e il naufragar m'è dolce in questo mare.
Il pensiero si smarrisce (immensità, s'annega, naufragar)  e lo smarrimento genera piacere (dolce).