Tale identità si esplicita nel ricordo della tradizione nel vedere e nel giudicare il nuovo.  
 

Il gioco come formazione della mia identità. 

Fin da quando ero molto piccolo, ho sempre dimostrato una apprezzabile attitudine al disegno. Il disegno era un gioco, giocavo con quello che disegnavo ed era sempre presente nei miei disegni una certa minuzia ed una maniacale ambizione nel voler raggiungere la perfezione.  
Era consuetudine che tutti i parenti, i "grandi" mi ripetessero, vedendo i miei "capolavori", la solita cantilena: "che bravo, da grande sarai un artista!".  
Queste parole tuttavia, non mi erano molto congeniali; sapevo di essere bravo, ma di fare l'artista, con la precisa accezione alla figura di pittore, non m'importava.  
Non sapevo ancora dove indirizzare la mia creatività ed a quale futuro ambire.

Un importante ruolo, nella formazione delle mie ambizioni, l'hanno avuta le costruzioni; con i mattoncini Lego ho passato un sacco di tempo e ho smesso di giocarci sul finire dei tredici anni, forse più per sentirmi in linea con gli interessi dei miei coetanei che per effettivo disinteresse.  
Ancora oggi se posso giocarci con il mio fratellino lo faccio volentieri.  
Anche dalle costruzioni trasparivano le mie manie di perfezione, e la grande fantasia che contraddistingue tutti i bambini.  
Ebbene, tale era la passione che il mio desiderio era quello di poterci giocare continuamente, tutta la vita, e quale poteva essere l'occasione migliore se non diventare un progettista della Lego?  

Oggi, intraprendo un cammino più consapevole, so dove voglio arrivare, so come arrivarci e sono convinto che ci arriverò.  
Ritengo importanti, per la formazione della mia identità anche i famosi mattoncini.