- Installazioni ludiche. Strutture, oggetti
curiosi, uniche nel loro essere caleidoscopico, versatili e in questo riconoscibili.
Partecipano della stessa essenza di cui sono fatte le favole. Rodari diceva: "Si può
parlare agli uomini anche parlando di gatti e si può parlare di cose serie e importanti
anche raccontando fiabe allegre". E ancora: "La fiaba è il luogo di tutte le
ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade
nuove...". (G. Rodari, "Favole al telefono")
- L'oggetto ludico diventa così
quell'interfaccia tra noi, osservatori e fruitori dello spazio-tempo, e la realtà che ci
circonda, summa infinita di istanti spazio-temporali e per questo in continua evoluzione.
- E nella sua solo apparente inutilità in
quanto relegato al campo del superfluo, l'elemento ludico trae la sua più grande forza,
diventando strumento in grado di accrescere l'identità e la riconoscibilità di un luogo:
"...la necessità di 'qualcosa' che sia dichiaratamente superfluo...di qualcosa che,
sfuggendo la previsione e la funzionalità più ovvia, rammenti che quel luogo 'è quello
e non altro' ". (a cura di G. Conti, "Parchi urbani e campi gioco")
- Il gioco perde così del superfluo i
connotati negativi in quanto riconosciuta "necessità", e ne accresce i soli
lati positivi, da cui il divertimento diviene stimolo alla continua e personale
interpretazione e dunque stimolo alla fantasia, a prescindere da qualsiasi età:
"Conservare l'infanzia dentro di sé per tutta la vita vuol dire conservare la
curiosità di conoscere, il piacere di capire, la voglia di comunicare". (B.
Munari)
- Un ultimo pensiero lo rivolgo al "tempo
delle cose":
- "Mostragli come può essere felice una
cosa, quanto nostra e innocente,
- come il lamento può assumere forma pura,
servire come una cosa
- o morire come una cosa, esalando beato oltre
il violino. E le cose
- che vivono solo di passaggio comprendono che
tu le elogi,
- fuggenti guardano noi, i più fuggenti, per
essere soccorse.
- Vogliono essere tutte mutate nei nostri cuori
invisibili,
- dentro, infinitamente, dentro di noi.
- Chiunque, alla fine, noi siamo".
- (R. M. Rilke, dalla "Nona
Elegia" delle "Elegie duinesi")