"L'odore
del sole fece si che mi rifugiassi in una caverna; nel fondo era un pozzo, nel pozzo una
scala che sprofondava nelle tenebre sottostanti. Discesi; attraverso un caos di sordide
gallerie giunsi a una vasta stanza circolare appena visibile. V'erano nove porte in quel
soterraneo; otto s'aprivano su un labirinto che ingannevolmente sboccava nella stessa
stanza; la nona (attraverso un'altro labirinto) su una seconda stanza circolare, uguale
alla prima. Ignoro il numero totale delle stanze; la mia sventura e la mia ansia le
moltiplicarono."
J. L. Borges, L'Immortale
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Abbiamo
ritrovato nelle Carceri d'invenzione alcuni elementi che ci siamo posti
come obiettivi di qualità. In particolar modo ci ha colpito la complessità e
l'ambiguità delle sue incisioni. Tutto ci è parso altamente ambiguo, precario, giocato
sull'ambivalenza, su contrasti, discontinuità e straniamenti. Il piccolo svela il grande,
il discreto apre al continuo, in una continua stimolazione fluttuante.
E' nelle Carceri che troviamo la metamorfosi degli spazi, una capacità
di far vivere simultaneamente una pluralità di possibili storie virtuali capaci ognuna di
lasciare tracce e forme che progressivamente si accumulano e si evolvono nel disegno.
Al primo sguardo i "Capricci " si presentano come architetture
calcolate, come rappresentazione di luoghi chiusi, circoscitti in cui l'accumularsi di
oggetti più disparati contribuiscono ad una sensazione di claustrofobia. Ma in seguito
denunciano l'esatto contrario: lo spazio sembra interminabile, dilatato e frammentato. Il
nostro sguardo è in perenne movimento, lo spazio si guida, ci coinvolge e ci trasporta in
un mondo fatto di piani collegati , intersecati fra loro facendoci oscillare
contemporaneamente verso l'esterno, prima e, verso l'interno dopo. E' un po' come accade
in un Mandala simulando una figura composita di sfera e cubo, dove il molteplice è
perfettamente individualbile nelle sue singole componenti, malgraddo la percezione
complessiva di addensamento. Lo sguardo, rivolto all'interno, è come se non potesse
evitare quel vuoto, che oltre ogni varco di fuga si manifesta.
Abbiamo una proliferazione ambigua data dai contrasti di luce-ombra, dalla moltiplicazione
di ambienti simili all'infinito e delle costanti suddivisioni dello spazio frammentato
che, come in un gioco di specchi, genera uno spazio polimorfo.
L'elemento importante non risulta più essere la percezione dell'insieme, ma la percezione
di particolari che inducono a cercare un ordine che non è presente.
"La riconoscibilità di taluni allineamenti è funzionale solo a una maggiore
evidenziazione del "trionfo del frammento" che domina l'informe accavallarsi
degli organismi spuri."
M.Tafuri, La sfera e il labirinto
E' difficile trovare
una visione prospettica che proceda in profondità senza interruzione nella continuità;
scale, volte, pilastri, porte, torri, contribuiscono a dare una rottura della continuità
visiva e spaziale, interrompendosi visivamente laddove dovrebbero assicurare la
connessione organica dell'insieme. |