APPROCCIO PROGETTUALE |
"L'uomo è ... da una parte
fornito di forze naturali,di forze vitali, è un attivo ente naturale, e queste forze
esistono in lui come disposizioni e capacità, come impulsi; ... gli oggetti dei suoi
impulsi esistono fuori di lui come oggetti da lui indipendenti, e tuttavia questi oggetti
sono oggetti del suo bisogno, oggetti indispensabili, essenziali ... La fame è un bisogno
naturale, le occorre dunque una natura, un oggetto al di fuori, per soddisfarsi, per
calmarsi. ... " (K. Marx, Manoscritti economico-filosofici del
1844)
...I progetti di specie,
ed i progetti di morfogenesi che tracciano i DNA dell'artificiale, ripropongono un
approccio trascendente al reale/virtuale attraverso la costruzione razionale di un
immaginario soggettivo come idea/concetto progettante...una serie di individui unici ma
appartenenti ad una specie...
(C. Soddu, E. Colabella, Il progetto ambientale di
morfogenesi)
"La logica progettuale è lo specifico e riconoscibile strumento di ogni progettista, che lo differenzia ed identifica fra gli altri". (C. SODDU - E. COLABELLA, Il progetto ambientale di morfogenesi, Esculapio, 1992).
Ogni progettista giunge alla realizzazione dei propri lavori seguendo una propria strategia, un "modus operandi", ossia il suo cammino ideologico e pratico non per forza dipendente dal progetto, che trae origine dal suo bagaglio culturale, dalla propria creatività e dai suoi obiettivi. Grazie a tutto questo egli perverrà ad un risultato finale "unico", ma in continua evoluzione. Perseguendo una propria procedura operativa che gli consente di creare un progetto "aperto", flessibile, potrà giungere ad un risultato riconducibile ad una specie, controllabile all'interno di una unica riconoscibilità, di uno stesso DNA progettuale.
La condizione propria di un progetto è il disequilibrio, la dinamicità; per questa ragione abbiamo bisogno di innescare una reazione capace di rompere il nostro sistema in equilibrio. Il catalizzatore attiva la progettazione e dà così il via al nostro viaggio progettuale. Il nostro punto di partenza, innesco per il disequilibrio progettuale, è stato il desiderio di confrontarci con la Luna per potere sviluppare la nostra identità di architetti. Individuare il contesto della Luna, la sua realtà, i suoi problemi, e il nostro immaginario soggettivo, in particolare facendo riferimento all'astronomia e alla fantascienza, ci permetterà di soddisfare il nostro obiettivo di progettisti: raggiungere un' idea di architettura che incrementi la qualità, la riconoscibilità e l'unicità del luogo, con il quale il progetto deve continuamente collegarsi.
"...l'utilità di queste riletture del contesto si basa, comunque, proprio sulla sua forte componente soggettiva. Se fosse un dato di fatto incontrovertibile sarebbe inutilizzabile come innesco del progetto, anzi annullerebbe la necessità stessa del progetto che dovrebbe solo esplicitarsi come una estrapolazione della dinamica esaustiva così definita". (C. SODDU - E. COLABELLA, Il progetto ambientale di morfogenesi)
Considerando fondamentale, nella
simulazione della logica progettuale, il rapporto tra il divenire formale del progetto e
la carica di soggettività rispondente ai nostri bisogni concettuali, passo successivo è
stato quello di individuare richieste/obiettivi capaci di dare il via al nostro percorso
progettuale e di fornirci gli elementi di controllo qualitativo del progetto. Per questa
ragione abbiamo cercato di mettere in relazione particolari obiettivi personali e
alcune problematiche ottenuti da una rilettura soggettiva del contesto Luna, spaziando da
ambiti specifici ad altri non direttamente collegati.
Un primo aiuto ci è stato offerto dall'individuazione soggettiva di alcuni eventi capaci
di aiutarci nell'organizzione della sequenza generata dai nostri riferimenti culturali
soggettivi.
Quello che abbiamo fatto poi è stato addurre delle regole di traformazione, delle
procedure, le adduzioni, capaci di soddisfare i nostri obiettivi.
L'assunzione di un catalizzatore ci ha permesso di strutturare le richieste del
progetto individuandone le possibili ipotesi di evoluzione.
Ne è scaturita come conseguenza la costruzione di un paradigma organizzativo, che ci ha
permesso di controllare l'evoluzione progettuale in quanto ipotesi soggettiva di
organizzazione non solo degli elementi/richieste esistenti, ma anche di quelli futuri
ancora sconosciuti e imprevedibili.
L'unico modo infatti per
tenere vivo il progetto, in evoluzione, è quello di incrementarne la complessità, al
fine di non esaurire il flusso progettuale in breve tempo, senza aver
raggiunto una qualità finale. Nella definizione di complessità in progress riferita
al progetto in genere, pensiamo che possa rientrare anche la nostra idea di
"postazione lunare" in evoluzione; in quanto questa sua evoluzione
non è altro che un continuo incremento di complessità. Come architetti, l'obiettivo
finale del nostro lavoro è stato sicuramente quello di riuscire ad affermare, attraverso
il segno progettuale, una riconoscibilità univoca del nostro "fare
progettuale". Il risultato di
questo processo è stato la realizzazione di alcuni "scenari" virtuali, tra gli
innumerevoli possibili, verificati poi per accertare il raggiungimento delle
richieste/obiettivi di partenza.
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