Perchè Kandinsky?
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E' la domanda che ci siamo posti quando abbiamo cercato una sorta di "pretesto" per avviare la reazione a catena del progetto... |
"Il catalizzatore può essere qualunque occasione, purchè capace di stimolare la formalizzazione delle richieste. Come nei processi chimici, molto di rado questo elemento catalizzante entra direttamente nei processi di trasformazione che attiva. Quasi sempre esso è utile solo all'innesco e/o come stimolo al perdurare della trasformazione, ma solitamente non compare come componente dei risultati. In altre parole le forme che questo catalizzatore stimola non devono necessariamente essere conservate nel progetto." |
C.Soddu E.Colabella |
Perciò la funzione di questo affascinante
acceleratore della reazione chimica del progetto, potrebbe essere unicamente quella di
"dare il la" alla sinfonia progettuale. Ma il fascino che esercita su di noi questo autore è sufficiente a "giustificare" le nostre scelte di progetto, a motivarle coerentemente, sino a compiere l'operazione di costruire una logica costruttiva che che ci guidi nel percorso di scoperta che è il Progetto? Abbiamo risposto affermativamente a questo primissimo quesito in considerazione di alcuni fatti specifici, tra i quali la già citata indifferenza del catalizzatore all'evoluzione successiva. In realtà poi, nel nostro caso, quell'occasione iniziale ha permeato TUTTO il discorso progettuale, andando ben oltre quella che era la funzione di miccia iniziale; in tal senso abbiamo osservato una perfetta aderenza al significato classico del termine "catalizzatore", che in chimica è appunto un acceleratore dei processi. L'arte di kandinsky infatti alimenta continuamente il progetto/simulazione della morfogenesi di Central Park anche dopo la fase di innesco, come si comprende dal sistema delle adduzioni multiple. Una volta verificata la liceità della "occasione/pretesto", si trattava di costruire una logica di linguaggio attraverso la lettura di queste complesse e pluri-studiate forme artistiche.
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"Un'immagine astratta non possiede infatti precisi riferimenti alle tre dimensioni. Molto spesso non ne possiede affatto. Leggendo tridimensionalmente quest'immagine, e ricostruendo un modello spaziale pertinente, l'operatore, di fatto, esegue un progetto di architettura." |
C.Soddu E.Colabella |
Nella prolifica produzione di Wassily Kandinsky
esisteva certamente l'imbarazzo della scelta, in quanto praticamente ognuna delle sue
creazioni avrebbe potuto suscitare in noi particolari emozioni; tali emozioni
avrebbero potuto essere imbrigliate e formalizzate in un processo logico più o meno
complesso ma comunque soggettivo. Un po' per caso, un po' per gioco, le nostre prime osservazioni le abbiamo fatte sulla bidimensionalità di tre opere; ci siamo detti: "se queste tele si potessero disporre sul terreno del progetto, ovvero sulla pianta del parco, quale relazione o trama di relazioni potremmo inventare e costruire? " |
Di qui alla scelta delle tre opere ("Improvvisazione senza titolo" del 1914, "Macchia Nera" del 1921 e "La freccia" del 1943) il passo è stato relativamente breve, così come immediata è stata la coscienza della terza dimensione, che per noi è un po' la "vitalità" del segno artistico, e ciò che fa sì che i quadri "escano" dal piano bidimensionale della tela. Altresì la quarta dimensione, ovviamente il tempo, ha costituito un passo obbligato. |
"Lo spazio/tempo ed il suo controllo globale è stato, di fatto uno dei miti dell'era moderna che nasce con la prospettiva quattrocentesca, esplode con Einstein, e si chiude con l'avvento degli elaboratori, di strumenti che rendono finalmente possibile la rappresentazione, e quindi il controllo, della multidimensionalità" |
C.Soddu E.Colabella |
Sempre "per caso" o comunque senza una ragione specifica, abbiamo letto una consequenzialità nelle tre opere, di periodi diversi nell'ambito della produzione del grande pittore russo; perciò, senza troppe esitazioni, abbiamo dato il via a quello che sarebbe divenuto l'algoritmo che avrebbe poi governato il processo progettuale/evoluzione della complessità. |
Gli elementi che in ogni quadro risultavano "estrapolabili" alla luce della nostra tendenziosità hanno fornito l'occasione per una lettura operata sulle forme presenti nei quadri. |
"L'architettura è forse il caso principe tra le funzioni-segno, o comunque quello che ci riguarda di più....L'abitare dell'uomo sulla terra è antico forse quanto il linguaggio. L'uomo primitivo, scava scopre o semplicemente adotta la caverna come rifugio. In seguito la riconosce come tale e la ricostruisce anche in luoghi diversi come funzione-segno. Dunque la genera come concetto riconoscibile e comunicabile, mette in atto, nel segno caverna, una connessione tra significato e significante tra funzione e forma." |
Ida Faré |
Ci siamo posti insomma l'obiettivo di costruire un linguaggio, attraverso una interpretazione di segni che, qualunque significato originario avessero, potessero essere convertiti ad un nostro personale micro-codice che, all'interno di quel macro-codice/linguaggio che è l'architettura, potesse esprimere le nostre idee e preferenze. |
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