Dario Ferracin e Andrea Resmini - lo spazio sacro

san Platano

Questa visione pessimistica dell'uomo, debole, vizioso, umiliato davanti a Dio, e' presente per tutta la durata del Medioevo, ma e' piu' accentuata durante i secoli che vanno dal IV al X - e ancora dall'XI al XII - mentre l'immagine ottimistica dell'uomo, riflesso dell'immagine divina capace di continuare sulla terra la creazione e di salvarsi, tende a prendere il sopravvento a partire dai secoli XII

Jacques Le Goff

Un candido manto di chiese copri' in quegli anni l'occidente

Radulphus Glaber, Chroniche

san platano

Poiche' la nostra lettura e' focalizzata sullo svolgersi del rapporto tra recinto e percorso, e sulle sue implicazioni, e poiche' il terzo modello e' una chiesa di epoca romanica con un impianto strutturale singolare, una breve notazione deve essere fatta, riprendendendo quanto detto circa la trasformazione che il luogo sacro opera sulla struttura dello spazio e del tempo.
Lo spazio sacro dell'antichita' classica, che diviene tempio una volta attuata la cosmogonia, trasforma la realta' da caos a cosmo. Lo scorrere delle stagioni, il quotidiano levarsi del sole, il succedersi dei raccolti sono compresi ed interpretati alla luce di un modello eternamente ritornante, fondato sulla ciclicita'.
La cristianita' introduce un modello radicalmente nuovo di elaborazione cronologica, quello del tempo lineare o temenico: il monaco attende la fine dei tempi per vedere compiersi il disegno della creazione. Mundus senescit. Il cristianesimo rappresenta quindi, almeno per l'occidente e sempre nella visione di Mircea Eliade, la introduzione della demitizzazione mediante l'elaborazione del concetto di sviluppo.

Noi abbiamo letto questo nuovo concetto di tempo, a buon diritto rettilineo, univoco nel suo essere diretto ad un fine, come matrice progettuale dei percorsi e degli spazi della chiesa romanica.
E' possibile identificare nel rapporto tra percorso portale/abside ed in una serie riconoscibile di spazi/eventi successivi la logica formale del romanico, con legami con la paleocristianita' e con il modello basilicale romano ancora evidenti. La procedura struttura due eventi necessari e una serie di possibili presenze che definiamo accessorie, aree di transizione da un evento spaziale all'altro, ed una serie di specificazioni logiche e formali via via piu' articolate, in cui i criteri di stereometria, chiusura, matericita' rispondono a richieste di formalizzazione successive ed inducono ulteriori scarti di significato.

Questi eventi sono identificabili tramite le loro interfacce: il portale di accesso, l'area dei fedeli, l'abside. Ovvero la transizione dal caos al cosmo, dal profano al sacro; la iniziazione del cammino, in cui si e' nel cerchio magico ma non nel sancta; il luogo, l'annullamento dello spazio e del tempo umani nella divinita'.

Modello tridimensionale dello spazio cristiano come individuato nel paradigma indiziario. Sono evidenziati i diversi eventi spaziali che procedono dall'esterno all'interno, dal profano al sacro.

Una modifica sostanziale arriva se leggiamo l'edificio come una precisa identificazione della Chiesa con la immagine della Ierusalem Coelesti e con il corpo crocifisso del Cristo. La chiesa e' il centro, e necessita di una orientazione e di una quadripartizione che dia ordine al mondo. La chiesa puo' divenire quindi croce, sviluppando l'incrocio tra navate e transetto, innescando un processo di incremento della complessita' del paradigma.

Incremento di complessita' del paradigma indiziario.
Assunzione di elementi eterogenei che inducono la formazione della croce, prima orizzontale, poi pienamente sviluppata nelle tre dimensioni dello spazio.

Il secondo momento adduce la verticalita': dalla cripta alla risoluzione nel tiburio, la chiesa romanica struttura ora su un ulteriore asse, axis mundi che lega la divinita' uranica con la radice ctonia attraverso il mondo umano. Lo schema che ne emerge e' qu ello di due croci ideali, aventi in comune l'asse del transetto, poste ad angolo retto tra loro ed aventi la zona del presbiterio come centro comune. Possedimento vittorino situato alla periferia dell'abitato di Villaspeciosa a circa ventuno chilometri da Cagliari lungo la strada statale 130, la chiesa di San Platano fa parte del ristretto gruppo di chiese romaniche, esclusivamente sarde, che presentano una struttura binavata. Eretta attorno al Mille, la agiografia locale riporta la antica dedicatio dell'edificio a due santi fratelli, Sant'Antioco e San Platano appunto, come motivo della iconografia a due navate. La chiesa di San Platano si presenta come una eccezione al nostro paradigma indiziario.

La direzionalita' univoca dello spazio, per eventi discreti sviluppati lungo l'assialita' della navata, che abbiamo evidenziato quale schema di lettura del romanico, e' qui fortemente caricato di ambiguita'. Le due navate gemelle, visivamente poco distinguibili per dimensione, i due ingressi, le due absidi centinate a filo: San Platano non e' una chiesa incompleta, e' un deciso elemento di instabilita'. Questa particolare tipologia bipartita non giunge alla negazione dell'asse primario tra il profano e il sacro, che traversa la chiesa longitudinalmente come sempre, non porta alla reinterpretazione di modelli eterogenei : sdoppia solamente la chiesa. In questo modo, l'imbuto visivo verso il portale maggiore del paradigma romanico maturo e' assente: paradossalmente vi sono due vie per giungere a Dio. Questa bivalenza implica un discorso circa la simmetria.

Modello tridimensionale della chiesa di san Platano.
E' evidente il processo di sdoppiamento lungo l'asse portale/ altare e la presenza di un duplice percorso che conduce dal profano al sacro. Alterita'.

Il paradigma indiziario iniziale non contemplava asimmetrie, elemento introdotto con le letture di Stonehenge e del tholos di Atreo, e comunque non assommabile:lo schema/sequenza cui fa riferimento San Platano non ammette asimmetria delle parti, e l'immagine della chiesa sarda risulta ambigua per questo: si tende ad osservarla come un edificio a cui sia stata sottratta la navata maggiore centrale, come avesse un asse di simmetria immaginario posto al centro della sequenza arco/pilastro che divide internamente le due navate. Si fa fatica ad orientarsi; e poi, quale sara' l'altare?
L'eccezione e' sostanzialmente nella sua fondamentale inaderenza ad un modello costantemente orientato alla disparita' e gerarchia dei percorsi: una, tre navate, navata maggiore, stereometria. La chiesa di Villaspeciosa, nella sua rispondenza tra le parti, recupera il tema del doppio e lo rende di nuovo schema di lettura del cosmo, dell'ordine simmetrico delle cose. Lo svolgersi ordinato delle successive interfacce, portale/percorso/luogo, non viene minimamente alterato, solo, e non e' poco, duplicato.

Modelli tridimensionali di chiese romaniche ed immagini

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Last updated on February 25th 1997