...Entrò per la porta incustodita, e, mentre udiva il suo passo risonare sul selciato, gli tornavano alla mente tante altre cittadine e tante porte per cui era passato, e ricordava le grida dei bambini, i giochi dei ragazzi, i litigi delle donne, il martellare dei fabbri sulle incudini sonore, il fragore dei carri e tanti altri rumori, delicati ed aspri, che intrecciati alla rinfusa come in una rete annunciavano la varietà del lavoro, delle occupazioni, della gioia, della socievolezza umana.
Lì invece, sotto quella porta aperta, in quella via solitaria, non un suono, non un grido...

(H. Hesse)