La cultura contemporanea
riconosce alla città il ruolo fondamentale di aggregazione delle
convivenze umane nel territorio: la città è il luogo della
comunicazione sociale e della elaborazione e crescita della
cultura urbana.
Lo sviluppo territoriale complessivo è legato a
questa capacità aggregativa e produttiva della città.
In epoca
post-industriale la città, come centro di elaborazione e
decisione, assume una fondamentale funzione nella pianificazione
territoriale. In modo specifico, il recupero dei valori e delle
funzioni urbane qualificanti diviene il principale punto di forza
nel progetto di sviluppo del Mezzogiorno italiano. Uno dei
principali fattori che accrescono il divario Nord-Sud è
rilevabile nella marcata crisi culturale e gestionale delle
città meridionali: la perdita di identità che si manifesta
nell'atteggiamento imitativo verso i modelli innovativi proposti
dalle città mitteleuropee.
Da questo contesto di crisi della
città meridionale, rilevabile anche in Sardegna, si stacca per
la sua atipicità il caso di Olbia: un centro in fase di sviluppo
accelerato che, saltando diverse tappe intermedie, sta
abbandonando il ruolo marginale che aveva fino ai primi anni '60
per assumere quello di centro propulsivo del territorio della
Sardegna nord-orientale.
Tuttavia si tratta di una
crescita non armonica volta soltanto ad alcuni settori produttivi
e di servizio prevalentemente legati al turismo, altri vengono trascurati rimanendo arretrati o addirittura scoperti.
Queste
carenze, unitamente all'assenza di una razionalità organizzativa
dello spazio territoriale e urbano, impediscono in primo luogo la
composizione di una nuova immagine culturale della città e,
conseguentemente, l'acquisizione di una effettiva centralità
nella regione territoriale che gravita attorno ad essa.
La
mancanza di un disegno unitario ha provocato una serie di
sovrapposizioni e conflitti tra le differenti esigenze
organizzative dello spazio utile: esso ha raggiunto un tale
livello di saturazione e di compromissione da rendere non più
dilazionabile una sostanziale revisione dei metodi di gestione.
Questa tesi parte da
queste considerazioni per creare un programma di sviluppo
sostenibile della città, con particolare interesse per l'area
del porto romano dove le problematiche esposte vengono
particolarmente evidenziate. Scopo della tesi è quello di creare
una nuova dimensione della città riferita al porto romano, come
luogo di interesse naturalistico e dalla particolare quanto
significativa stratificazione storica a cui la struttura
complessiva dell'insediamento si recapita. Una attenta
configurazione dell'area diviene pertanto il supporto di un
sistema localizzativo di servizi qualitativi per l'intera città
di Olbia.
La tesi si articola, quindi, su diversi
punti: una fase preliminare di studio sull'evoluzione storica
della città, una approfondita e sistematica conoscenza delle
risorse territoriali nelle sue componenti naturali, storiche ed
in particolare antropologiche , queste ultime analizzate anche
attraverso lo sviluppo di tematiche riguardanti la cultura
materiale, con particolare attenzione ai fenomeni
infrastrutturali, agli oggetti concreti, ai materiali, ecc.
Una seconda fase progettuale, in cui viene presa in considerazione
l'area del porto romano come occasione per una riqualificazione a
più ampia scala, quindi il progetto di un padiglione espositivo
attraverso un approccio compositivo complesso, legato alla
contrapposizione del concetto di autosimilarità a quello di
autoidentità, creando da questa contrapposizione una struttura
ricorsiva-autosimilare, caratterizzata all'interno del processo
compositivo dalla negazione del concetto di antropocentrismo.
Gli strumenti per lo sviluppo del progetto sono alcuni procedimenti
evolutivi cardine dell'architettura decostruttivista come lo
scaling, il folding e il graft.
Alcune tematiche sviluppate
all'interno della tesi prendono in considerazione le tecnologie
avanzate e le loro implicazioni sulla vita e sulla cultura del
nostro tempo. In particolare la Realtà virtuale che assume
proprio nell'architettura, ma in generale nell'immaginario
collettivo, un ruolo fondamentale coinvolgendo totalmente
l'utente in una realtà illusoria dove l'architettura è
protagonista.
Uno degli scopi di questa tesi è proprio quello di
analizzare ed utilizzare strumenti per il controllo di questa
"realtà". Un'architettura autoreferenziata, dove lo
scopo della realtà virtuale è sia quello di ottenere un
controllo del progetto per una futura materializzazione, sia
quello di creare spazi virtuali totalmente "vivibili".
Le sperimentazioni sulla realtà virtuale sono tali da metterci
in contatto visivamente con uno spazio, e di farci al contempo
percepire in modo diverso il nostro corpo e quindi di portarci a
profonde riflessioni sul rapporto che esiste tra il nostro corpo
e la totalità delle percezioni spaziali.
La possibilità di
abitare mondi virtuali, reali e non reali allo stesso tempo, e di
assumere un aspetto diverso da quello usuale, ha trasformato una
volta di più i nostri canoni estetici, la nostra percezione del
bello al di là dei giudizi che esprimiamo e dei modelli che in
apparenza coltiviamo. Le tecnologie virtuali, interattive,
multimediali, hanno cambiato naturalmente il nostro modo di
vivere, di pensare, di vedere il mondo, di considerare essenziali
certe cose e accessorie certe altre.
La realtà virtuale come attitudine naturale, ma anche nelle sue
forme più strutturate e finalizzate, rispecchia i complessi
meccanismi mediante i quali le società elaborano e trasmettono i
propri modi di organizzare il mondo.
Il progetto è considerato
occasione ideale per esplorare le possibilità concrete di una
architettura modificante, teorizzata come attività testuale
cioè come risultato di un processo di trasformazione storica.