Come abbiamo già sottolineato, riteniamo che l'obiettivo primario di ottenere un'interfaccia facile sia perseguibile ricorrendo al raggiungimento di tre obiettivi secondari: l'amichevolezza, la riconoscibilità e l'usabilità. Se abbiamo determinato arbitrariamente che i primi due siano risolvibili tramite il ricorso ad un nostro immaginario di riferimento, che ci fornisca delle adduzioni o regole formali determinate inequivocabilmente, non possiamo tuttavia trascurare il problema dell'usabilità. Esso non può e non deve -a nostro avviso- essere affrontato solo da un punto di vista formale. Abbiamo sostenuto che l'usabilità va ricercata nella compatibilità cognitiva uomo-interfaccia, la quale non deve solo soddisfare a delle esigenze formali e percettive, ma deve anche rispondere a delle richieste che rientrano nell'ambito della comunicazione stessa tra l'uomoe l'interfaccia. Riteniamo quindi che un metodo -non di certo l'unico- per avvicinarci alla soluzione di questo problema sia ricorrere alle azioni abituali, cioè azioni talmente radicate nelle abitudini degli individui da assere eseguite in modo spontaneo e quasi intuitivo. Da esse trarremo le indicazioni necessarie a regolare il rapporto tra come un evento viene formalmente concepito e con quale procedura esso viene eseguito dall'individuo/utente.