IL NOSTRO PERCORSO PROGETTUALE
Il tema che abbiamo scelto per
questa tesi di laurea ci ha affascinato sin
dall'inizio per le prospettive che apriva, ma
contemporaneamente ci ha spaventato proprio per la
vastità dei campi possibili e per il fatto che non
esistesse, aprioristicamente, un progetto,
un'occasione, un oggetto su cui far progredire la
nostra attività progettuale.
Il tema che abbiamo scelto è
l'interfaccia.
Essa è- secondo noi- qualsiasi
cosa che permette all'individuo di svolgere
determinate funzioni o procedure che abbiano a che
fare con un artefatto. Comprendere sin dall'inizio
che non necessariamente l'interfaccia è -come
pacificamente stabilito dal luogo comune- una
porzione di un non ben definito artefatto elettronico
ci ha creato non pochi problemi ed ha causato
-purtroppo...- il trovarci a dover cestinare il
lavoro svolto fino a quel momento e ricominciare
tutto dall'inizio.
Il tema che abbiamo scelto è
l'interfaccia facile: progettare la complessità.
Come traspare dal titolo, il nostro
obiettivo è creare un'interfaccia facile, in cui
cioè i tempi di apprendimento siano i più brevi
possibile ( poichè è assodato che, comunque, una
fase di apprendimento debba comunque esserci per
qualsiasi artefatto umano, anche il più semplice).
Tutto ciò deve avvenire all'interno di un percorso
progettuale complesso in grado di generare a sua
volta complessità, tramite criteri di adattività
che rispondono al reiterarsi di richieste
formalizzate e nuove richieste. Questa definizione
del processo è stata la seconda causa per cui
abbiamo più volte dovuto ricomiciare tutto
dall'inizio...
Per raggiungere questi obiettivi
abbiamo determinato che l'interfaccia debba possedere
tre caratteristiche fondamentali: l'amichevolezza,
l'usabilità e l'evocazione simbolica. Abbiamo
soggettivamente considerato cinque eventi che
-secondo noi- racchiudono la totalità dei modi di
interazione dell'uomo con una qualsiasi interfaccia.
Forti di un catalizzatore (che è l'elemento
soggettivo necessario all'innesco del progetto) e di
un paradigma organizzativo, abbiamo quindi studiato i
cinque eventi dal punto di vista di un immaginario di
riferimento dal quale abbiamo ricavato le adduzioni
formali che sono organizzate all'interno del
paradigma. Siamo quindi giunti al terzo motivo del
nostro ricominciare daccapo...
Con questo processo pensiamo di
aver risolto l'approccio a due dei nostri obiettivi,
l'amichevolezza e l'evocazione simbolica. E per
quanto riguarda l'usabilità? Essa è per noi il
parametro chiave per definire la compatibilità
cognitiva tra l'individuo e l'interfaccia. Essa non
si preoccupa tanto dell'aspetto formale
dell'interfaccia stessa: di questo riteniamo di aver
esaurito la trattazione occupandoci degli altri due
obiettivi. Il problema dell'usabilità è che
l'individuo, di fronte all'artefatto, ne trovi l'uso
il più spontaneo possibile e compatibile con il suo
bagaglio di conoscenze. Abbiamo quindi pensato di
avvicinarci alla soluzione di questo problema
ricorrendo a quelle che noi abbiamo definito
"azioni abituali", cioè quelle azioni che
sono talmente radicate nelle abitudini e nelle
conoscenze degli individui da essere svolte al limite
dell'istintività. Dal loro studio abbiamo -in modo
poco ortodosso, in verità- ricavato precetti e
regole che non sono adduzioni, poichè non riguardano
direttamente la forma, ma che riteniamo siano
comunque necessarie per sviluppare un'interfaccia
facile. Esse sono regole dimensionali, procedurali,
tese a facilitare la percezione dei modi di
interazione con l'interfaccia.
Infine, la verifica progettuale.
L'occasione che abbiamo prescelto
per verificare la bontà del nostro procedimento è
la progettazione di un artefatto elettronico, più
precisamente di un comunicatore telematico domestico:
comunicatore perchè deve permettere di collegarsi e
di comunicare con altri individui distanti.
Telematico perchè la funzione della comunicazione è
assolta tramite la rete telematica, il cosiddetto
World Wide Web, Internet o qualsiasi rete prenda il
suo posto nel futuro prossimo. Domestico perchè
abbiamo concepito quest'idea per un uso
prevalentemente familiare, in sostituzione del
telefono di casa e del computer per navigare in rete.
Per verificare l'adattabilità del nostro
procedimento abbiamo infine deciso di confrontarci
con un altra occasione, l'ideazione di un
videoregistratore: un apparecchio che, per le
procedure di inserimento dati che vi vengono
impiegate, è comunemente ritenuto ostico e di
difficile utilizzo. Su queste due occasioni abbiamo
svolto una verifica sul perseguimento degli obiettivi
prefissati e, constatata la bontà del processo
creativo, abbiamo incrementato la complessità dei
modelli ideando nuove richieste al fine di constatare
il grado di adattività - tipico dei sistemi
complessi - raggiunto dal nostro percorso
progettuale.
Questa è la nostra tesi.
Ovviamente, siamo convinti della bontà del nostro
prodotto e di aver raggiunto gli obiettivi
prefissati. In uno dei primi incontri con il nostro
relatore, egli ci disse che la tesi deve essere
un'occasione per acquisire una nostra identità
progettuale, e non un lavoro del tipo
progetto/committente come quelli che -si spera...- ci
riguarderanno nella nostra lunga carriera
professionale. Sinceramente, siamo convinti di aver
raggiunto anche questo obiettivo e di avere ricevuto
un ultimo, grande apporto da questa facoltà che ci
apprestiamo a lasciare: un'identità come
progettisti.