Dopo aver appreso le valutazioni fatte dal Tg2 Costume e Società, circa l'attuale cultura del corpo e le relative problematiche, mi e' sembrato interessante dedicare una breve sezione alla cultura e alle pratiche di cura del corpo, dal Medioevo fino ai giorni nostri, rapportando i modi di vita, le preoccupazioni dei vari periodi con l'importanza e le pratiche di cura del corpo.

Appendice:

LINEE EVOLUTIVE DELLA CURA DEL CORPO.

Secolo XIII - Secolo XVI

 Nel mondo medioevale la paura della lebbra annulla ogni altra preoccupazione. E proprio il timore verso questa malattia e la volontà di combatterla che vede il diffondersi di alcune pratiche. La responsabilità del contagio viene attribuita al contatto, alla vicinanza e, persino, al respiro. Di conseguenza le misure difensive adottate sono proiettate alla purificazione ed alla protezione del corpo. La pratica di depurazione maggiormente diffusa nel Medioevo e’ quella relativa ai salassi, che vengono praticati allo scopo di eliminare l’eccedenza degli umori accumulati. Più curiosa, in quanto origine di ambizioni ancor oggi perseguite, e’ una misura difensiva che occupa un ruolo determinante, rivelandoci le sensibilità ed i saperi del XIII secolo: l’indossare oggetti, anelli, pietre, pendagli che grazie al loro brillio, alla loro luce allontanino i processi di decomposizione. La depurazione, in questo caso, governa la scelta dei materiali. L’esempio di Galeno, il quale porta una pietra di diaspro "sulla bocca dello stomaco", alla quale e’ assegnato il compito di "confortare" la digestione, conferma l’importanza della pratica. E’ la materia con la sua sostanza minerale che trasmette le sue qualità specifiche. Pietre e minerali rari, con la loro trama e le loro proprietà, con la loro consistenza dura ed inalterabile proteggono meglio quanto più sono puri. Il gioiello esercita una doppia protezione: allontana le "putrefazioni esterne" ed impedisce lo sviluppo di "putrefazioni interne". Altre finalità che vengono attribuite alle pietre riguardano aspetti morali, l’amore tra un uomo ed una donna. Ovviamente questi oggetti rari e costosi non sono accessibili a tutte le classi sociali che hanno degli equivalenti più modesti quali denti, ossa, avori, cocci smaltati lavorati in modo tale da essere indossati a modi collane, anelli. L’azione dei metalli e dei minerali preziosi non si limita, durante il Medioevo, al solo contatto fisico. Essi vengono lavorati, trattati. Entrano anche nella composizione di liquori o porzioni curativi se polverizzati: molti elisir di lunga vita vengono fatti con queste modalità. Isabella di Baviera ricorre alle pietre, nel 1420, per prevenire l’invecchiamento già evidente: perle minuziosamente polverizzate, con l’aggiunta di smeraldi, rubini. Alle sostanze la cui purezza e’ suggerita dal tatto e dalla vista, sono importanti quelle che interessano i sensi dell’olfatto e del gusto. In questo modo, spezie e profumi si impongono, assumendo una posizione privilegiata. Per avvalorare le notizie sopra descritte una testimonianza di questa asserzione ci viene data dalla rappresentazione medioevale della "Passione di Nostro Signore" : Maddalena unge il corpo di Nostro Signore al fine di proteggerlo meglio con un preparato di mirto, aloe e zenzero che vengono usati come un balsamo. Altrettanto rivelatori sono i miti che associano le spezie alle immagini di ringiovanimento. Le spezie, oltre ad essere alla portata di un numero più alto di persone, producono un’azione ancora più immediata. In alcuni casi l’utilizzo delle spezie viene suggerito per alleviare le situazioni di sforzo e di fatica. La concezione del mondo del XIII secolo si riflette anche sul regime di vita: la cura del corpo presuppone un'affinità tra lo stato del corpo e quello degli astri, tra lo stato degli organi e quello delle condizioni meteorologiche. Il corpo stesso non e’ che il riflesso di un ordine più ampio, e’ attraversato da corrispondenze e riproduce puntualmente la natura. Ogni parte del corpo e’ associabile alle parti che compongono l’universo: "Il mondo si avvolge su se stesso: la terra infatti ripete il cielo, i volti si rispecchiano nelle stelle e l’erba avviluppa nei suoi steli i segreti che servono all’uomo" (30). Anche il regime alimentare segue questa concezione; si ricercano somiglianze tra le qualità degli alimenti e quelle del corpo, tra l'umidità dei climi e quella degli organi, tra la successione delle stagioni, quelle dei gesti e degli spazi abitativi. L’intervento sul corpo si accorda con la sfera d’influenza del cosmo. Studiando la storia della cultura del corpo, ci si accorge dell’esistenza di un paradosso nei secoli centrali del Medioevo: nel momento stesso in cui si diffonde la cultura della temperanza, si sviluppa un’altra concezione che ricerca la solidità del corpo, ottenuta dall’accumulo alimentare. Il fisico "solido" e’ un segno di potenza, sviluppando conseguentemente valorizzazioni che si riflettono sul sociale. I due riferimenti su alcuni punti si combinano. Questa affermazione e’ riscontrabile in un romanzo del XIII secolo, in cui il protagonista Ysengrin e’ curato dal medico con l’ingestione di una quantità illimitata di selvaggina. Questo rappresenta il modello che inaugura una concezione che durerà oltre il Medioevo: la forza proveniente dalla pesantezza del corpo combatte la debolezza. In ogni caso le pratiche medioevali di cura del corpo trovano nella densità e nella depurazione i riferimenti più importanti. Densità e depurazione con i loro riferimenti poco esplicitati, che mescolano la sfera del morale con quella del sensibile, i dati visibili con quelli irrazionali. L’uso delle pietre protettrici, precedentemente descritto, sottolinea il fatto che la concezione medioevale della cura del corpo non prevede ancora un lavoro del corpo su se stesso. L’organismo viene presupposto passivo. La gravita’ delle epidemie richiede una pratica più attenta e precisa nella depurazione: nascono nuovi procedimenti di autopreservazione e un nuovo modo di proteggere il corpo. Nel corso del XIV secolo si attribuisce molta importanza all’attenzione all’aria. Jacopo Soldi, medico fiorentino, scrive nel suo "Antidotario per il tempo di peste": "I corpi i cui pori restano aperti sono i più adatti a subire infezione", evidenziando un nuovo timore (31). Parecchi comportamenti si rivelano a questo punto minacciosi: il lavoro fisico "che riscalda e apre i pori del corpo", il calore, i bagni. Vengono anche abolite le stanze per i bagni di vapore, cancellando l’abitudine che questi spazi hanno determinato. I bagni di vapore, nella maggior parte dei casi, non venivano fatti solamente allo scopo di pulizia del corpo, ma venivano ritenuti piacevoli momenti di incontro. Si immagina uno sbarramento tra il corpo ed il suo ambiente. La concezione della purezza si estende all’aria, all’acqua, ai venti, quindi anche all’ambiente in cui il corpo "vive". Il timore verso l’aria sopravvive anche nei secoli XV e XVI. Si osservano anche in questo periodo pratiche di preservazione per la cura del corpo che riguardano l’alimentazione, la moda e l’estetica: per purificare il corpo si consiglia di mangiare buone carni, di cospargere i pavimenti dei luoghi abitati con erbe fresche e per proteggersi dall’aria viene prescritto di portare, a modi collana, un sacchetto contenente rose, violette, foglie di mirto. Anche la moda segue con attenzione le istruzioni che permettono di preservarsi dall’aria: un largo involucro coprente, che ha il compito di chiudere ogni parte del corpo esposta all’aria, fatto da un mantello in cuoio flessibile e ristretto o in stoffe "strette, lisce e profumate", quali il tabi’, il taffeta’, il cammellatto. Per quanto riguarda l’apprezzamento per nuove forme fisiche, nel XV e XVI secolo si assiste ai primi fenomeni di restrizione alimentare e di suggerimenti dietetici, in quanto il problema "fame" sembra aver allentato la morsa, nonostante in alcune situazioni sociali, la morte per fame rimane una realtà. Questa sensibilità viene testimoniata da Cornaro, morto a Padova nel 1556, a novantanove anni, dopo aver osservato un regime di vita considerato modello del periodo: mantenere il corpo allegro e vigoroso, evitare di mangiare troppo, ma poco e di frequente. Alla meta’ del XVI secolo, come viene descritto nel "Diario" del pittore fiorentino Pontormo, per avere un corpo perfetto vengono scrupolosamente controllati gli alimenti assunti in un giorno. L’attenzione e’ posta non solo sugli alimenti, anche la loro conservazione suscita molto interesse. Si instaura un diverso rapporto tra il ruolo del cibo e la vita. In ogni caso la dieta, nel senso moderno del termine e’ ben lontana dal rappresentare la preoccupazione di tutti. Quasi sempre il loro fine, in questo periodo, e’ quello di "conservare le attività del corpo e dello spirito, come lo era precedentemente il gioiello protettore. Il controllo di se’ suggerito da Cornaro, riguarda le pratiche di salute e di cura del corpo e concorda con quello suggerito, nella stessa epoca da Baldassare Castiglione o da Erasmo, attorno alle pratiche dell’educazione e delle buone maniere. Anche l'urbanità cinquecentesca e la società di corte producono una definizione più precisa delle frontiere del se’. I testi sui modelli di vita mostra quanto e’ aumentato o possa aumentare la tendenza comportamentale votata all'intimità. Gracian aggiunge che riservatezza ed autorevolezza creano nuovi spazi "interiori" ed anche nuove maniere di mettere alla prova il corpo. Vengono redatti consigli per vivere più a lungo: pratiche di cura del corpo, organizzazione della casa. E’ lecito evidenziare, anche in questo periodo, che le varie credenze sono leggermente diversificate a seconda delle differenziazioni sociali. Nel XV secolo la critica rivela maggiore precisione dell’élite per quanto riguarda i principi meccanici, razionali nella rappresentazione del corpo. Il posto che il corpo occupa, il suo inscriversi nell’universo, la sua affinità con la natura tendono leggermente a cambiare. Per la cura di se’ l’interesse si sposta sui meccanismi, sui funzionamenti concreti del corpo, oltre alle tecniche. Il corpo viene visto come una "macchina". Nel XVI secolo tende ad assomigliare più ad oggetti costruiti. Si impone un’immagine che offre una rappresentazione delle organizzazioni corporee e della loro possibile autonomia: il modello dell’alambicco, della caldaia e del condensatore che distillano le essenze. L’analogia orienta la comprensione del senso dei flussi, suggerendo l’ascesa degli umori del corpo. Un’incisione della meta’ del XVI secolo di Gerard Dorn: un uomo inscritto in un alambicco, i cui piani anatomici rappresentano in successione il fornello, la caldaia, il condensatore, il beccuccio. La pratica della purificazione ripete il meccanismo tecnico. Sono proprio la conservazione e la depurazione a formare l’analogia con l’alambicco, prima macchina analogica del corpo, antecedente ai congegni meccanici piu’ geometrizzati del XVII secolo.

Secolo XVII

Le silhouette di Giovanni Bracelli (32) dedicate al duca Pietro de Medici nel 1624, sono rappresentazioni longilinee che riproducono il corpo in movimento e, in alcuni casi, hanno analogie con l’alambicco. Questo testimonia che il modello del XVI secolo non e’ trascurato. La serie di Bracelli dimostra inoltre che nel XVII secolo l’alambicco non e’ più il solo riferimento meccanico del corpo. Molti incisori, infatti, propongono meccanismi diversi, suggerendo figure geometriche ed articolazioni metalliche: giunture tramite viti e bulloni, cavità collegate da tubi, movimenti fatti scattare da molle. Queste rappresentazioni rivelano non solamente la volontà artistica, e’ intuibile, infatti la necessita’ di interpretare e capire la realtà. I riferimenti meccanici, inoltre, rivelano la trasformazione che sta avvenendo nella percezione del corpo nel XVII secolo. Il corpo sembra meno sottomesso, rispetto al Medioevo, alle influenze cosmiche. Si arricchisce di una possibile autonomia, disponendo di articolazioni ed "assemblaggi" . Diventa, con più libertà, oggetto di manipolazioni, di dispositivi di comando e di interventi volontari. I gesti d’intervento diventano più razionali, grazie ad una conoscenza del corpo più scientifica. La scoperta della circolazione linfatica quasi contemporaneamente a quella circolazione sanguinea avvalora ulteriormente la teoria di un funzionamento meccanico del corpo. Malebranche giudica la "macchina del corpo" complessa e "cosi’ sorprendente che l’uomo dovrebbe trovare sicuramente in se stesso ciò che gli e’ necessario per la sua conservazione". In questo periodo, nonostante non siano aumentate ne’ le guarigioni, ne’ la durata della vita e la comprensione delle epidemie non e’ progredita, si sente con maggior interesse la volonta’ di prendersi cura del proprio corpo. Domergue, per esempio, suggerisce nel 1687 l’uso di una piuma d’oca" nuova ed integra, la cui estremità sia morbida". Altra pratica, suggerita dallo stesso autore, e’ quella di "attirare l’aria o i venti che si formano nello stomaco", con frequenti pressioni esercitate sul ventre, suggerendo di assumere una posizione particolare a letto per aumentare la traspirazione. Vengono suggeriti quindi alcuni gesti per favorire il benessere corporeo. Da Santorio, un medico padovano, vengono consigliate le posture migliori per il sonno: "la postura del dormiente non deve essere d’ostacolo alle fuoriuscite invisibili che depurano il corpo. Bisogna dormire con la testa sollevata, il corpo appena inclinato: i vapori trovano migliore uscita quando il corpo e la testa sono eretti piuttosto che coricati". Un’altra novità e’ la valutazione del proprio stato fisico dalle oscillazioni della bilancia: "Quando si riconosce attraverso l’esame della bilancia che la traspirazione e’ ostacolata, si prevede per i giorni seguenti una traspirazione più abbondante". La constatazione messa in cifre guida il comportamento preventivo. Nonostante le teorie, la diffusione della bilancia e’ raro nel XVII secolo. Nella seconda meta’ del XVII secolo vengono consigliati nuovi rimedi che hanno come obiettivo la traspirazione del corpo. Tra questi quello di un anonimo speziale che propone di applicare un liquido sulla pelle, che agisce tramite traspirazione e, aprendo i pori, favorisce l’espulsione degli umori. L’interesse per le "evacuazioni sottili" ha ripercussioni sugli elisir, che riscontrano molto successo. Chomel elogia "l’elisir di produzione propria", pozione uscita dall’alambicco, a cui associa acquavite di vino, acqua distillata, melissa e zafferano. L’azione di questo elisir sarebbe paragonabile a quella di un balsamo "necessario alla conservazione del corpo". L’elisir mantiene la speranza di una protezione, ma il processo messo in gioco punta alla meccanica del corpo. I consigli circa le pratiche quotidiane, soprattutto negli ambienti sociali elevati, le prescrizioni sul nutrimento, l’esercizio e perfino l’abbigliamento cambiano in proporzione all’attenzione prestata alle "emanazioni sottili". Madame de Maintenon suggerisce di "mangiare poco, ma spesso, di andare a spasso a cavallo, in carrozza e in barca, di camminare un po’". Il movimento moderato si ritiene favorisca la traspirazione. Anche gli sfregamenti provocati dalle oscillazioni della carrozza agiscono sugli umori più fini. L’esercizio deve essere semplice e quotidiano: una camminata, qualche percorso. L’esercizio non necessita ne’ di tempo, ne’ di spazi particolari: infatti, poiché l’esercizio ha come fine quello di agitare gli umori, il suo mondo rimane quello dello spazio quotidiano. Nella seconda meta’ del XVII secolo viene fatto un uso più esigente della biancheria: una particolare attenzione viene prestata al suo ricambio ed al suo biancore. La biancheria, infatti, ha il compito di attirare lo sporco e di assorbirlo; cambiare di frequente la biancheria diventa, dunque, un segno di cura fisica e di pulizia. Il bagno rimane una pratica abbastanza temuta ed e’ possibile solo se viene accompagnata da alcune precauzioni: una lunga protezione dopo l’immersione, riposo, attesa da uno a due giorni prima di uscire all’aria aperta. L’immersione nell’acqua rimane una pratica rara. Solamente l’uso della biancheria, che protegge ed assorbe, manifesta le nuove esigenze. L’aria, in quanto agisce su ciò che entra ed esce dal corpo, si carica di effetti numerosi. I pori sono al centro delle preoccupazioni del "Malato Immaginario" di Moliere: egli si ostina, infatti, a "guardarsi dall'umidità" (33), per paura di ostacolare la traspirazione. In questo periodo una nuova pratica sociale si sviluppa: nasce la moda dell’arte del commercio sociale. Si sviluppano luoghi di incontro e si scopre un’arte di piacere nella conversazione, un modo raffinato di parlare di se’ e del modo di proteggere il proprio corpo. L’estendersi delle città delle acque nel XVII secolo, la creazione di Bourbon - l’Archambault, di Forges - les - Eaux, di Vichy testimoniano queste modalità di socievolezza. Queste località vengono visitate con lo scopo di "cambiare aria" e irrobustire il corpo. Ovviamente le pratiche descritte vengono riservate all'élite. Ai poveri rimangono le cure del corpo più tradizionali, ancorate talvolta alle credenze cosmiche. Nuove sono per le classi meno abbienti le modalità di alimentazione ed il controllo delle quantità. Si diffondono, in questo periodo, le "pozioni purificanti", gli "sciroppi di vita", i "profumi del povero". Si riscontra, infatti, nel secolo XVII un accresciuto uso del profumo e delle essenze odorose: vengono usati oli tratti da fiori per le parrucche, ventagli profumati. Il buon gusto viene associato alla protezione tramite gli aceti da toilette, le acque di fiori. Questa abitudine viene seguita anche dalla buona società, per la quale più che al rimedio e’ importante il gradimento. Le abitudini mondane proposte dalle società del XVII secolo si incrementano dall’uso di piante eccitanti. Caffè e tabacco diventano, in questo periodo, strumenti di una società che trasforma la conservazione in arte del quotidiano, oltre che possedere un ruolo di prevenzione nei confronti delle malattie: l’assunzione del tabacco e del caffè e’ consigliata per combattere la fatica. Boutekoe, medico olandese, propone il te’ come bevanda educativa, capace di favorire lo studio e di risvegliare la mente. Inoltre e’ proposta per la stimolazione della riflessione. E’ interessante notare l’instaurarsi di un nuovo bisogno e di una nuova sensibilità che collega i consumi di gradimento con la preoccupazione di curare il corpo.

 

Secolo XVIII

All’inizio del XVIII secolo, in Inghilterra, l’intuizione di Lady Mary Wortley Montagu segna, in modo illuminante, un possibile cambiamento nelle pratiche di preservazione: per reagire a certe malattie e diventarne immuni, viene proposto di inoculare volontariamente la malattia nei primi anni di vita, attraverso l’incisione della pelle. Praticare un’incisione nella pelle, rappresenta un modo "illogico" per affrontare le malattie, rispetto alle abitudini dell’epoca. Tuttavia storicamente e’ un evento importantissimo, in quanto, oltre che trasformare le pratiche di preservazione, propone una nuova visione per quanto concerne l’immagine del corpo. L’inoculazione presuppone una "forza" degli organi, una loro difesa, una resistenza. Nessun elisir, quindi, ma lo stimolo di una reazione organica, ancora non perfettamente spiegabile. Nella seconda meta’ del XVIII secolo la pratica dell’inoculazione assume diventa un simbolo, in quanto testimonia la cultura della cura della vita. Viene introdotto una nuova immagine del corpo: accanto ad un corpo riparato e chiuso secondo i metodi di preservazione tradizionali, coperto da vestiti fatti in modo tale da arginare i veleni, comincia a proliferarsi un’immagine di un corpo protetto da processi interni, un corpo sollecitato da forze proprie, stimolato nelle sue resistenze e nel suo lavoro. Alle silhouette dell’epoca precedente, ricoperte da abiti in pelle o in tessuto finemente intrecciato, cominciano ad intravvedersi silhouette diverse, che fanno capire che la protezione e’ interna al corpo. Nel 1747 ai nervi ed ai muscoli si affida una nuova fisica. Jallabert, infatti, esegue l’elettrizzazione su Nogues, un fabbro paralitico, per restituirgli i movimenti perduti, utilizzando la recente scoperta della corrente elettrica e del modo di produrla. L’esperimento ha esito positivo, facendo diventare la corrente elettrica un modello di potenza corporea, tentando di immaginare il meccanismo di funzionamento degli organi. Questo esperimento non e’ in rapporto diretto con l’inoculazione, ma risente della nuova concezione che da’ fiducia alle difese organiche. Dalla patologia alla cura del corpo, le operazioni di elettrizzazione riscontrano interesse tra medici e curiosi. Tuttavia la limitazione data dalle apparecchiature limita l’impiego della corrente elettrica. Il "progetto elettrico" conferma l’esistenza ed il riferimento ad una architettura del corpo: nel XVIII secolo la fibra diventa l’unita’ anatomica minimale, il primo frammento di cui si compongono le parti del corpo. In seguito a queste teorie, vengono descritti i primi rimedi per controllare le tensioni, spiegate attraverso la contrazione delle fibre. Il vecchio atteggiamento di prevenzione viene rifiutato in nome del rafforzamento, in quanto le tradizionali pratiche vengono accusate di rilassare ed indebolire i muscoli. Il tema del rafforzamento sposta il centro della prevenzione. Il ricorso al freddo trasforma la cultura precedente: la freschezza irrigidisce le fibre ed e’ contraria al calore tradizionalmente raccomandato nei trattati di salute. I consigli di Benjamin Franklin, verso il 1775, che suggeriscono letti semplici si contrappongono ai consigli di De Lorme il quale, un secolo dopo, suggerisce letti coperti da pelli, riscaldati come forni mediante il loro rivestimento di mattoni. I suggerimenti di Franklin sono opposti a quelli della tradizione precedente: il suo metodo per garantire la freschezza del sonno, e’ opposto a quello di Domergue che cerca, nel 1686, di accrescere il calore del sonno mediante posture del corpo adattate in letti ben rimboccati. La freschezza rafforzativa acquista una grande importanza al punto tale che Montesquieu studia il rassodamento delle fibre al microscopio su una lingua di bue precedentemente congelata. Le teorie inglesi propongono ed introducono un vero e proprio modello di comportamento: un bagno freddo, una passeggiata lungo la spiaggia, una dieta severa, tuffi. Lo scopo di tali pratiche sono il rinvigorimento delle fibre: non tanto il nuoto, quanto il contatto con il freddo, non tanto il movimento del corpo, quanto il brivido provocato. Nella seconda meta’ del XVIII secolo vengono commentate le misure relative all’altezza e da queste osservazioni ne deriva che, in questo periodo, la statura alta e’ considerata canone di bellezza. Vengono redatte anche le prime tabelle che indicano la corrispondenza tra altezza e peso con lo scopo di stabilire la silhouette perfetta. Buffon e’ il primo a dare questi suggerimenti. In questo modo si cominciano a diffondere progetti di perfezionamento del corpo e viene evidenziata la necessita’ di incrementare la forza mediante l’esercizio e l’igiene. Tronchin e’ uno degli esponenti più illustri per quanto riguarda la proposta che rafforzando i muscoli, si migliora lo stato psichico di una persona, importante soprattutto in una prospettiva sociale. Per affermare questo pensiero, Tronchin fa riferimento al fatto che "fino a quando i Romani, usciti dal Campo di Marte, andavano a gettarsi nel Tevere, furono i padroni del mondo; ma i bagni (caldi) di Agrippa e Nerone li resero a poco a poco schiavi" (34). Persino Voltaire cita questo medico e lo definisce il promotore di pratiche in apparenza modeste, la cui importanza porta all’adozione di nuove abitudini e persino di nuove mode: le "tronchines", vestiti accorciati e sprovvisti di crinolina, ne sono testimonianza e sono concepiti per facilitare le camminate. E’ lecito ammettere che le passeggiate, in questo periodo vedono una ampia diffusione tra le pratiche di cura del corpo: Rousseau addirittura rende la passeggiata un tema di cultura, un modo per approfondire la conoscenza, per mettersi in relazione con la propria interiorità; Casanova nel 1755, a Milano, compie "passeggiate" con la carrozza scoperta, per permettere all’aria fresca di tonificare le proprie forze; Montesquieu propone come esercizio la "passeggiata" a cavallo. L’efficacia di questa pratica risiede anche nella propagazione di oscillazioni ed impulsi. Il ruolo attribuito al movimento oscillatorio viene sviluppato in modo più ampio nel 1775 con la macchina di Rabiqueau (35): una giostra meccanica che agita i corpi che vi sono legati sopra, in tutte le direzioni per ovviare il problema delle tensioni fisiche. Questa macchina rappresenta un passo in avanti nella cura del corpo. Nel XVIII secolo, oltre all’introduzione della meccanica del corpo, cambia anche il modo di abitare. Sempre nell’ambito del miglioramento della qualità della vita, vengono diffusi i calcoli della durata del rinnovo dell’aria nei locali. Tali prescrizioni hanno trasformato lo spazio privato dell’élite: i locali hanno dimensioni minori per evitare le dispersioni di calore, si distinguono zone in base alle esigenze abitative, i mobili si distinguono per destinazione e sono costruiti tenendo in considerazione esigenze private, più che di rappresentanza. L’importanza data all’areazione dello spazio interno trasforma l’abitazione in una "macchina" che respira. Questa concezione porta all’invenzione del ventilatore: Desaguliers e’ il primo a progettare nel 1735 un meccanismo dotato di un grande rotore ad alette racchiuso in una scatola, corredata da un tubo in tela d’aspirazione e di rinvio; il tutto azionato da una manovella di ferro. I modelli descritti sono veri e propri mobili in legno che arredano gli appartamenti di lusso. Modelli più semplici si diffondono in Inghilterra: rotori ad alette inseriti nei vetri, azionati dalle correnti d’aria. Queste apparecchiature in un certo senso criticano il vecchio concetto di utilizzare i profumi senza intervenire sulla vera e propria purificazione. Nelle pratiche di cura del corpo, in questo secolo, sia in quelle esercitate all’aria aperta che in quelle negli ambienti domestici, trionfa l’importanza attribuita agli effetti dell’aria. Anche la pulizia del corpo diventa acquista sempre più importanza. La pelle comincia a diventare oggetto di attenzione nella cura del corpo.

Secolo XIX

All’inizio del XIX secolo emerge il profilo dell’"uomo medio" attorno al quale oscillano elementi di carattere sociale. Il fatto che vengono confrontate tra gli uomini le potenze muscolari, indica una nuova cultura. Lo strumento di misura delle potenze muscolari e’ il dinamometro: inventato nel 1805 da Ragner, e’ costituito da una molla a balestra il cui indicatore di registrazione segnala l'intensità della forza esercitata. Il dinamometro viene usato per confrontare le forze tra le popolazioni diverse e, in alcuni casi, a scopi ludici, soprattutto nelle feste o nei giochi cittadini. Sporadici sono gli utilizzi di tipo sanitario. Ingiustamente viene redatta una scala umana: prevale la superiorità dell’europeo sul selvaggio per maggior salute, e questa affermazione viene fatta a partire dalla forza. L’immagine del corpo, in questo periodo, comincia a diventare uno status sociale. Il confronto della statura, la misurazione della costituzione, mostrano che l’immagine del povero e’ cambiata. Da queste constatazioni e misurazioni che determinano nuovi indici, si forma la concezione che non più in campagna la salute può avere maggior giovamento, ma in città: la statura media degli abitanti delle città risulterebbe più alta. Le malattie meno numerose, la durata della vita più lunga. Le cause di questo fatto vengono riscontate, per la prima volta, non solo nella ricchezza, ma anche nella cultura, nei comportamenti e nelle abitudini di vita. Per la prima volta, oltre all’istruzione data alle attrezzature scolastiche, viene diffuso programma di rafforzamento fisico. Gli esercizi proposti sono per lo più di trazione, di flessione, di estensione, di rotazione e spesso seguono particolari geometrie. Vengono eseguiti in serie numerate ed ordinate, dal più semplice al più complesso, con variazioni nella durata. Spesso i movimenti sono controllati dal dinamometro che registra direttamente la potenza (ovviamente la forma del dinamometro e’ diversa). La nuova concezione riguarda non solamente un indurimento delle fibre, come nel XVIII secolo, ma anche la geometrizzazione dei gesti e la loro combinazione. Lo studio delle forze permette, inoltre, uno studio sul loro possibile sviluppo. In questo modo inizia una trasformazione della cultura del corpo, vista in un contesto anche sociale. La ginnastica acquista un suo statuto ufficiale all’inizio del XIX secolo; inoltre, questa disciplina viene discussa nell’enciclopedia, nei libri d’igiene, nei libri di cura del corpo, nei testi che trattano temi ludici. Ovviamente la ginnastica necessita di spazi predisposti a specifiche attrezzature: le palestre. La trasformazione delle abitudini e dei comportamenti avviene in modo graduale e dipende dal miglioramento delle condizioni di vita. Lo spazio interno, gli oggetti di uso domestico, l’abbigliamento diventano argomenti di studio. Il termine "comfort" ricorre sempre più frequentemente negli scritti degli architetti a partire dal 1830 e viene incrementato di valore: lo spazio interno, oltre ad essere percorso dai flussi d’aria, tiene molto in considerazione i flussi d’acqua e di calore. Da alcuni questo concetto viene identificato "macchinario del comfort". Le realizzazioni del comfort riguardano la tecnologia delle costruzioni (muri rivestiti di fogli di piombo o di tavolette di lava per isolare dal freddo), elementi che organizzano lo spazio interno (inizia l’installazione delle vasche da bagno negli appartamenti della classe benestante e l’affitto di bagni a domicilio, soprattutto a Parigi) e elementi del vestiario. Anche la tecnologia si preoccupa all’inizio del XIX secolo della cura del corpo. Il tema dell’estetica all’inizio del XIX secolo e’ sentito soprattutto nel confronto tra grassi e magri. Brillat-Savarin prescrive l’uso della cintura "anti-obesita’" nell’abbigliamento maschile. L’abbigliamento del dandy, intorno al 1830, testimoniale "forme del corpo" di moda: il "cavaliere fiorentino" di Ingres (36) , dipinto nel 1823, evidenzia la silhouette sottile di moda, con un gilet sporgente e colorato. L’effetto del gilet, accentuato da spalline interne, e’ la testimonianza che in questo periodo viene data molta importanza alla respirazione. Anche E. A. Poe, descrive questo tema ( la respirazione che alimenta la vita) azzardando la fantasia di un uomo macchina, cieco che la civiltà del ferro vuole creare: "Il suo petto era, incontestabilmente, il più bel petto che mi fosse dato a vedere" (37) . Il petto spicca sulle figure dominate precedentemente dal ventre. Il dandy, per ottenere un simile aspetto fisico, segue una dieta. Per la prima volta, la dietetica partecipa alla cura del corpo. Si viene a creare un "culto della persona" alla cui realizzazione concorrono l’abbigliamento, la dietetica, la ginnastica e la medicina: il dandismo consiste in questo ed e’ una concezione molto vicina, anche se in termini ridottissimi, all’epoca attuale, e spinge l’individuo a dedicarsi alle esigenze legate alla propria affermazione personale che sembra possa svilupparsi solamente attraverso l’apparenza ed il corpo. Nei primi decenni del secolo continua, d’altro canto, il prestigio delle "taglie forti". Rispetto ai secoli precedenti, pero’, il corpo e’ simbolo di una condizione sociale. Convivono queste concezioni contrapposte: il dandy con la trasformazione della fisicita’, il rinnovamento della silhouette che interessa anche l’abbigliamento per una parte della classe sociale benestante e dall’altra parte l’immagine valorizzata della cura del corpo corrisponde a quella di un lavoro su stessi. Si intravedono i primi turbamenti di carattere psicologico causati dalle preoccupazioni per il corpo. La salute romantica ha aggiunto un particolarissimo aspetto psicologico all’igiene: le pratiche sanitarie si rinnovano, prediligendo alle esigenze collettive quelle personali. Il nuovo insieme di comportamenti trasforma anche la rappresentazione del corpo. Il corpo-macchina non e’ più un semplice meccanismo, come nel XVII secolo, con i suoi movimenti di aspirazione e compressione; non e’ più un semplice fascio di fibre come nel XVIII secolo responsabili della forza fisica; ne’ la teoria delle tensioni muscolari dell’inizio del XIX secolo. Verso la fine del secolo e’ una macchina vera e propria che produce energia: viene confrontata alle macchine a vapore che sono presenti nelle industrie a meta’ del XIX secolo. Le regole di vita riguardano l’arte di nutrirsi, quella di respirare, ma anche l’igiene, ritenuta importante per la respirazione, grazie alla cura dei pori della pelle. Il nuovo riferimento energetico, dopo la seconda meta’ del XIX secolo, focalizza le pratiche della cura del corpo sul "potenziamento del fuoco organico", sfruttando in tal modo una nuova energia. Il discorso energetico non e’ legato all’alimentazione. Come nella macchina l’energia viene prodotta dal fuoco, nell’organismo viene prodotta anche dalla respirazione. La visione di una combustione spiega che bruciando l’alimento si producono insieme eliminazione ed energia. L’organismo ci depura e ci rinforza. Si ritiene in questa ottica che l’esercizio fisico rende più veloce la respirazione: Jaccoud suggerisce di svolgere esercizi su di un piano inclinato; viene suggerito, inoltre, l’uso di un bastone, inserito tra dorso e braccia, tenute all’indietro per accrescere il volume intratoracico. La sensibilità culturale verso la ginnastica e’ cambiata. Nella seconda meta’ del XIX secolo si differenzia la ginnastica insegnata e praticata a scuola, con i suoi movimenti eseguiti collettivamente in sequenze precise, talvolta accompagnati da canti, e ginnastica per l’élite, più individualizzata, praticata attraverso l’utilizzo di apparecchi costosi, composti da cinghie, estensori, attrezzi mobili per le caviglie, per sviluppare meglio le linee del corpo. Oltre al fisico, viene introdotta una nuova visione di cura del corpo: si ritiene che la cura delle parti superficiali migliora la combustione organica. Vengono fornite, a tal proposito, indicazioni per la cura della pelle e si afferma che persino il sonno, dopo queste cure alla pelle, possa migliorare il benessere del corpo e donare conseguentemente all’organismo una nuova energia. Notizie circa la cura del corpo a meta’ del secolo XIX ci provengono anche dalla stampa: numerosi sono i manifesti che pubblicizzano sciroppi e tonici che servono a proteggere il corpo. Per quanto riguarda l’organizzazione domestica degli spazi dedicati alla cura del corpo segna una tappa importante l’inaugurazione del museo d’igiene a Londra nel 1883. Nel museo viene sottolineata l’importanza di spazi, oggetti specializzati nell’igiene. Lo sviluppo di strumentazioni dell’igiene implica la conquista di spazi più intimi e riservati alla cura del corpo. Nasce l’immagine della stanza da bagno simile a quella contemporanea, con la sua acqua corrente, con i suoi apparecchi. Ovviamente questi spazi cominciano a comparire nelle abitazioni delle classi benestanti e la loro diffusione e’ molto lenta. Alla fine del secolo si diffonde la concezione dei benefici che procura l’aria aperta e la luce come sorgente di energia. Da questo principio tra le classi benestanti prende avvio la moda della villeggiatura: il cambiamento d’aria, il sole, il vento, la luce, i diversi paesaggi, da quello marino, a quello montano o collinare. Il tema della villeggiatura e’ un tema catalizzatore, in quanto raggruppa le pratiche di cura del corpo con quella di organizzare il tempo libero; inoltre l’"andare in villeggiatura" diventa uno status symbol. L’andare in villeggiatura sviluppa un ulteriore cultura e una sopravvalutazione per quanto riguarda l’aspetto fisico: l’indossare il costume da bagno (fine XIX secolo), che viene confezionato con tessuti aderenti, il mostrare le gambe e le braccia, evidenziano la silhouette come non era mai avvenuto prima. A fine secolo diventa, quindi, comune lo sviluppo di diete o comunque l’attenzione verso quei cibi che influiscono sulle linee del corpo. E’ impensabile capire questi cambiamenti e queste nuove mode senza associarle a quelle dello sport che diventa, ancora una volta, una ricerca di forme perfette, associato alla volontà di creare nuovi luoghi di incontro. Lo sport in questo momento diventa segno di modernità e strumento di progresso a tal punto che all’Esposizione universale del 1900 a Parigi viene introdotto come tema di rinnovamento fisico: il corpo come una macchina, proiettato ad un continuo miglioramento. Oltre ad apportare miglioramenti a livello fisico, si studiano i benefici a livello salutare. Per quanto riguarda l’organizzazione della vita della classe meno abbiente, si deve fare riferimento alla nascita delle prime colonie: un modo quasi scolastico di far vivere i benefici per rigenerare il fisico e la psiche. A fine secolo si focalizza la preoccupazione per l’indebolimento psicologico, della forza interiore. Questo sembrerebbe essere causato dall’eccesso di stimoli, dal superlavoro, dal nervosismo e dal superaffaticamento.

 

Secolo XX

Le pratiche sanitarie quotidiane sembrano favorire e sviluppare una nuova forma di responsabilizzazione. Si assiste ad una doppia rivoluzione nelle pratiche della cura del corpo. Una prima rivoluzione ha carattere preventivo: a livello domestico vengono introdotte anche pratiche per la cura del corpo anche a livello medico: prodotti per effettuare comodamente in casa il test del colesterolo. Obiettivo: oltre che medico, si ha la possibilità di orientare meglio il regime di vita; misuratori. L’uso di questi apparecchi per effettuare test in casa, evidenzia la tendenza sempre più forte di "pilotare" il proprio corpo con l’aiuto di una strumentazione individuale. All’immagine energetica diffusa nel XIX secolo, presente ancor oggi nella ricerca delle risorse caloriche, si unisce attualmente quella di un corpo informatizzato, continuamente sotto controllo. Attali prefigurando l’uso di alcuni sensori posizionati direttamente sulla pelle: "Numerosi strumenti per l’autodiagnosi utilizzeranno presto dei microprocessori... Un giorno tutti porteranno al polso un apparecchio che registrerà costantemente lo stato del cuore, la pressione arteriosa, il tasso del colesterolo, ecc. Altri apparecchi portatili o innestati misureranno, allo stesso modo, altri parametri della salute" (38) . La tendenza odierna e’ confermata dagli attuali apparecchi ad uso domestico in vendita. Il regime di vita si orienta sul continuo monit. Il progetto della "carta genetica" avvalora l’aspettativa di una prevenzione più individualizzata. Il numero di riviste specializzate nella prevenzione, nella bellezza, nel fitness incrementata dalla pubblicità diffusa attraverso i vari media, si e’ moltiplicato notevolmente negli ultimi anni. Vengono diffusi attraverso la stampa o i media consigli per fortificare le unghie, per evitare la pesantezza delle gambe, per lottare contro la depressione, per combattere l’insonnia o lo stress. Il benessere raggiunto ai nostri giorni sposta le frontiere tra l’accettabile e il non-accettabile, intervenendo in tal modo su quei "disturbi" che negli anni precedenti venivano accettati. E’ aumentata la vigilanza e la cultura verso la cura di se stessi, allo stesso modo come e’ cambiato il rapporto tra salute e malattia; questo fatto spiega il successo delle pubblicazioni che trattano la cura del corpo in vari ambiti. Questo successo e’ incrementato dal consumismo: il benessere inteso come lo stile di vita ideale viene "venduto" come tutte le altre merci. Il marketing orienta gli stimoli: buoni sconto per prodotti, concorsi che offrono vacanze nelle beauty-farm, abbonamenti promozionali per health club, ecc. Il mercato di questa "salute consumistica", della cura del corpo propone prodotti sempre nuovi e sofisticati, allargando anche il loro spazio di utilizzo: per evidenziare e godere della comodità estrema si portano questi prodotti ad uso domestico. Si e’ circondati ovunque da slogan: "gustate il piacere di stare meglio", "per stare meglio nel corpo e nella mente", ecc. L’insistenza di slogan fa intuire un versante edonista. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ridefinisce il termine salute, indicando che "uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale non e’ caratterizzato dalla sola assenza di malattia". Lo scopo che ci si prefigge non e’ più semplicemente quello di allontanare il male e di aumentare le difese organiche come suggerivano i secoli precedenti; tra i temi più attuali emerge soprattutto quello di sentire e di percepire il corpo. Non solamente compiere delle pratiche di cura del corpo per combattere il male, ma ricercare il benessere. I corpi levigati, leggeri, abbronzati delle riviste o della TV sfuggono agli ordini della vecchia ginnastica. Trionfa l’individuo indipendente, probabilmente più narcisista, come e’ stato evidenziato in numerosi testi degli ultimi anni, scritti dagli anni ’80 in poi. Cadono i valori e si incrementa il culto per il proprio corpo, nuovo oggetto di valorizzazione. Si investe sul proprio corpo come una risorsa di certezza personalizzata, che testimonia una ricerca di una signoria su di se’ totalmente attraversata dall’attenzione al fisico e all’immediatezza, il che fa del benessere una nuova schiavitù’. La società odierna vede l’uomo sempre più impegnato e costantemente in corsa, di conseguenza per soddisfare le nuove esigenze di un corpo perfetto i prodotti per la cura del corpo devono essere concepiti in modo tale che il loro utilizzo razionalizzi il tempo, sempre più prezioso. Questa corsa e frenesia aumenta lo stress e per combatterlo vengono conseguentemente assunti prodotti tranquillanti e stimolanti. E’ una cultura di contraddizioni. Le nuove aspettative si volgono alle tecniche del rilassamento, ai gesti controllati e "mentalizzati": tutti gli esercizi promuovono l’adeguamento percettivo, scioltezza e distensione ed un adeguato rilassamento proiettato ad una conoscenza intima di se stessi. E’ l’era in cui il lavoro dei sensi prevale su quello dei muscoli. Oggi le immagini centrate sul controllo nervoso e sulla sensibilità interna assegnano un posto nuovo al lavoro della coscienza, accentuando la sensibilità del corpo e dell’ascolto di se’, dando sempre maggior importanza al versante psicologico.


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