RIPENSARE IL RAPPORTO INTERNO-ESTERNO

"Nel bosco ci sono sentieri che, sovente ricoperti di erbe, si interrompono improvvisamente nel fitto. Ognuno di essi procede per suo conto, ma nel medesimo bosco. L'uno sembra sovente l'altro: ma sembra soltanto." M.Heidegger
L'uomo per abitare il mondo necessita di una grande quantità di ambienti progettati, ma anche di ambienti naturali. In entrambi i casi troviamo sia degli interni che degli esterni. Nell'ambiente artificiale la separazione tra l'interno e l'esterno è netta, una linea, una muratura, distingue il dentro dal fuori. Negli ambienti naturali invece questa demarcazione non esiste, il passaggio dal dentro al fuori è graduale. Ripensare il rapporto interno-esterno vuole essere quindi uno studio mirato alla definizione di una serie di concetti che possano permettere di comporre un progetto adatto per questi spazi di interfaccia, da prevedere nell'ambiente artificiale, ma gia presenti in quello naturale, da questo si faranno le adduzioni. Migliorare il rapporto interno-esterno è inteso come un incremento dei legamì tra il pubblico (esterno) ed il privato (interno), una specie di ambito di transizione tra queste due entità . Un'interfaccia che funga da zona di compensazione tra lo spazio dell'intimità e quello della vita in comune.

"Il modo in cui tu stai ed io sto, il modo in cui gli esseri umani stanno sulla terra, è abitare... quando l'uomo acquista la capacita di abitare, il mondo diventa un interno. Il mondo è ciò che sta tra la terra e il cielo, ed anche la casa dove abitano i comuni mortali." M.Heidegger
Per delimitare uno spazio, per distinguere l'interno dall'esterno, non è necessario un muro o una soglia, può essere ottenuto in altri modi. Il dentro e il fuori possono essere annunciati da suoni, da odori, dalla vista,da sensazioni. Circoscrivere uno spazio è di fondamentale importanza per l'uomo, è un'impronta, una traccia dell'esistenza, una manifestazione tangibile dell'abitare uno spazio.
Luogo ha per definizione " porzione di spazio idealmente o materialmente circoscritto "(Zingarelli), idealmente significa che concepiamo un luogo come tale anche se non ha un perimetro fisico delineato. Al giorno d'oggi l'unico confine utilizzato fra l'interno e l'esterno è una bella e solida muratura, dentro la quale si aprono delle breccie che fungono da interfaccia.

"Ancora: non mi ha forse insegnato il mio signore che come una linea è delimitata da due punti, e un quadrato da quattro linee, cosi un cubo dovrà essere delimitato da sei quadrati? Osservate ancora una volta la conferma della serie 2,4,6; non è questa una progressione Aritmetica? E per ciò non ne segue, necessariamente, che il rampollo più divino del divino cubo, nella terra delle quattro dimensioni, dovrà essere delimitato da otto cubi: e non è anche questo, come il mio signore mi ha insegnato a credere, in stretto accordo con l'analogia?" E.A.Abbott
Non solo l'uomo, ma anche gli animali circoscrivono lo spazio, non con barriere fisiche, ma spargendo i loro odori, segnando gli alberi appartenenti al loro territorio, dal quale qualunque altro animale verrà cacciato. Qualche tribù dell'Amazzonia delimita il proprio spazio appendendo dei sonagli, che si azionano quando un'estraneo, cioè qualcuno che non fa parte della tribù e quindi non è a conoscenza della posizione di tali strumenti, penetra all'interno di quel territorio.
L'uomo occidentale è più materiale, recinta sempre tutto, con muri e muretti. Pensiamo, per un momento, di trovarci in Amazzonia, nella grande foresta, immersi tra rumori di animali a noi sconosciuti, e di colpo dopo aver fatto l'ennesimo passo, sentire dei forti rumori artificiali, sicuramente ci spaventeremo e indietreggieremo di più che non se trovassimo all'improvviso una grande muraglia. Anzi forse questa ci incuriosirebbe maggiormente, verremmo scoprire cosa c'è oltre, violando quindi il territorio all'interno.

"Nell'antichita...le piazze principali delle citta erano una necessità vitale di primo ordine, in quanto accoglievano gran parte delle manifestazioni della vita pubblica, che oggi si svolgono prevalentemente in locali chiusi." C.Sitte
L'uomo moderno è netto, deciso nella circoscrizione degli spazi,erige un muro e delimita un luogo. La natura non ha dei comportamenti simili,non ha questi salti bruschi. Tra la fine di un'entità e l'inizio di un'altra, vi è sempre una sorta di interfaccia, un'introduzione che annuncia ciò che si troverà e quest'introduzione diventa sempre più contesto. Ad esempio, nel passare dal deserto alla savana non ci sarà mai una delimitazione netta, troverò uscendo dal deserto delle avvisaglie di vegetazione, quest'ultima sarà sempre più fitta sino a diventare completamente savana ed in seguito con lo stesso principio foresta. Volendo dare un valore alla quantità di savana e di deserto, queste sono inversamente proporzionali, all'aumentare di una diminuisce l'altra, ma la somma è sempre la stessa.
Questo è ciò che vorrei riuscire a riproporre nelle mie architetture, questi interfaccia che diverrebbero sovrapposizione proporzionale tra pubblico e privato, una zona di scambio dove il privato, allontanandosi, diventa sempre più pubblico e viceversa, senza bisogno di altre delimitazioni materiali.

"Architettura, ne casa ne città, ma sintesi di entrambe." B.Rudofsky
Sarebbe bello poter vivere questi luoghi, come ad esempio lo sono i portici, interfaccia interno-esterno per eccellenza. Vivere un'interfaccia significa poter sfruttare al meglio le potenzialità di entrambi gli elementi. Nei portici, quando li percorriamo nelle giornate troppo fredde o calde, per istinto cerchiamo di camminare nella parte a ridosso del muro interno. In una giornata normale invece cercheremo di mediare, se il sole è caldo ma non troppo, cammineremo nella parte illuminata, magari lasciando in ombra solo la faccia e gli occhi, se c'è il sole ma la giornata è fredda cercheremo di sfruttare sino all'ultimo raggio di sole possibile. Tutto ciò non è possibile negli spazi solo al chiuso o solo all'aperto. Gli interfaccia permettono quindi di amalgamare le potenzialità di entrambi gli elementi in gioco, amplificando esponenzialmente il risultato finale.

"Le strade coperte sembrano gettare un'incantesimo su chi le guarda. Per l'effetto magico dei tralici, si creano associazioni che trasportano la mente oltre i confini della cittá, sino a una macchia o a un boschetto, perchè è questo che di fatto le pergole pretendono di essere." B.Rudofsky
La zona di scambio interno-esterno, è per me un'entità molto adattiva,che permette la scelta tra molte opportunità , ed all'interno delle opportunità , tra una grande quantità di sfumature. Non è uno spazio vuoto, non è un miscuglio di richieste di prestazione, è un luogo che permette di sfruttare i significati vaghi che contiene, utilizzandoli al meglio alla bisogna. Migliorare il rapporto interno-estero, creando una "zona di tolleranza" tra il dentro e il fuori, uno spazio da poter sfruttare per quelle esigenze che indistintamente possono essere espletate sia nell'intimità della casa e sia nella pubblica via. Come l'architettura è l'interfaccia tra lo spazio e l'uomo, così la "zona di tolleranza" lo sarà tra il pubblico e il privato.

"...grande comodita per gli abitanti che possono percorrere a piedi l'intera città freschi e asciutti persino in luglio e in gennaio." B.Rudofsky
La casa sarà quindi formata da un'interno e dall'interfaccia, ma anche l'esterno avrà un'interfaccia che è la stessa dell'interno. Passare dal dentro al fuori non sarà quindi un salto brusco, troverò una sorta di anticipazione del dopo, passo passo diminuisce il prima ed aumenta il dopo. La casa vera e propria preserverà da ciò che succede all'esterno, garantirà la privacy, permetterà l'isolamento dal resto. L'interfaccia, invece, garantirà l'interscambio di messaggi tra l'interno e l'esterno, sarà una sorta di luogo semi-pubblico, semi-privato, una zona di compensazione tra l'io pubblico e l'io privato.
A Bosa, nel borgo medievale, dove ho riconosciuto quest'interfaccia, la troviamo immediatamente a ridosso della facciata principale, non ha dei confini materiali, ma è identificata da delle sensazioni prodotte dall'aspetto di elementi presenti in questo luogo: persiane semi-aperte verso l'esterno, sedie, zerbini, ma anche giochi di luce ed ombra, scale private che si riversano nella strada. Questi spazi da me chiamati "balconi su strada" si trovano lungo entrambi i lati della strada, che dal fruitore estraneo, verrà percorsa al centro, avendo quasi timore di avvicinarsi alle case. Comportamento istintivo questo, infatti non vi è niente di delimitato, sono i messaggi sottesi dai "balconi" che inducono quel comportamento.

"Un ponte diventa strada cittadina. O, se preferite, una strada cittadina con negozi e abitazioni, che attraversa il fiume." B.Rudofsky
Creare un'interfaccia significa superare, girare attorno ad un'ostacolo, ad esempio un ponte è un'interfaccia tra le due sponde di un fiume, è il veicolo attraverso il quale possiamo utilizzare entrambi gli spazi. Ma il ponte da anche l'idea di ciò che intendo per interfaccia, infatti percorrendolo da una sponda all'altra, la prima si allontana, quindi diventa sempre "meno" , l'altra si avvicina diventando sempre "più " , ma il ponte è unico, quindi la somma è sempre la stessa.Se il ponte è il veicolo ed il fiume l'ostacolo, l'interfaccia sarà formata da tre entità, un'ostacolo, due o più elementi da collegare e da un veicolo. Il primo non necessariamente sarà materiale, il secondo è il contesto sul quale si interviene, l'ultimo sarà opera dell'architetto pensarlo. Ed è questo il campo di studio, una volta che si è individuato l'ostacolo cercare di superarlo attraverso un veicolo-interfaccia. L'ostacolo è stato individuato nel rapporto interno-esterno delle abitazioni delle città, nella mancanza di legami tra l'interno-casa, luogo della privacy, e l'esterno-strada, luogo pubblico per eccellenza. Se non si hanno rapporti tra questi due spazi significa che esistono degli ostacoli, non materiali, perchè niente di fisico impedisce di vivere la strada, ma è un'ostacolo dato da sensazioni negative, che non ne favoriscono l'utilizzo.

"L'intera città è talmente claustrale che si può passare da una casa all'altra rimanendo in strada senza essere mai esposti al sole e alla pioggia." B.Rudofsky
L'interfaccia interno-esterno dovrà dare la sensazione di intimità e di spazio protetto.Non solo nel borgo medievale, ma anche nelle città, nei suoi palazzi, erano un tempo presenti degli spazi semi-pubblici, semi-privati, erano le terrazze sui tetti, le corti interne, che venivano utilizzate per fare il bucato, per il gioco dei bambini, tutte attività che permettono la socializzazione. Questi luoghi hanno via via perso tale funzione, la gente si è rintanata nel suo tranquillo interno, allontanando gli altri e la vite in comune, abbandonando la possibilità di incontrarsi, di conoscersi. Forse è per questo che anche nello stesso palazzo non ci si conosce uno con l'altro, perchè ci si incontra per qualche istante sull'ascensore o sulla rampa delle scale, dove il massimo della confidenza sta in un timido saluto. Si deve ripensare questi spazi, adattarli alle nuove esigenze, non basta solo averli o prevederli, si deve fare in modo che qualcuno ci porti una sedia.Dobbiamo risvegliare l'amore per questi luoghi, cercare la socializzazione tra le persone, farle uscire di casa.

"La galleria diventa quasi l'apoteosi della strada... un teatro dove attori e spettatori si fondevano e divenivano indistinguibili gli uni dagli altri." B.Rudofsky
Bastano pochi segni per definire un'iterfaccia interno-esterno, non potrà essere un qualcosa di troppo definito, rigido e statico, deve adattarsi alle richieste, deve essere facilmente trasformabile, senza che però si perda la sua essenza, la sua identità di luogo per la vita in comune, la sua caratteristica fondamentale di ambito alla bisogna intimo o pubblico. Attraverso la progettazione dobbiamo trasmettere queste idee, introducendo dei concetti, che non si dovranno mai portare all'estrema definizione, è uno spazio vissuto dalla gente e da questa verrà modificato seguendo i gusti e le necessità . Sarà coperto o scoperto, sarà pubblico e privato, abbandonato per un periodo ed utilizzato in un altro, sempre a seconda delle esigenze. Dare delle definizioni troppo nette, troppo marcate, porterà a dei sicuri fallimenti, l'adattabilità deve essere l'anima di tali spazi.

"L'architettura è il muro tra l'interno e l'esterno." C.Norberg-Schulz
Fare architettura non è racchiudere degli spazi, è sopratutto offrire delle sansazioni con dei segni, con degli indizi. L'architettura può, quindi essere pensata come la "pittura", che attraverso delle forme e dei colori riesce a trasmettere delle idee e dei significati. Quindi non degli interventi che prevedono trasformazioni complesse, e pesanti, mirate a rivoluzionare l'assetto territoriale , ma piccole modifiche, eseguibili con poca spesa. Penso sia proprio questo il concetto da seguire per la definizione degli spazi interfaccia, non si dovranno avere necessariamente materiali preziosi e finemente lavorati, vi si dovranno invece riversare dei concetti rivisitati e presi dall'intima casa e dalla pubblica strada, in maniera tale che si abbiano caratteristiche simili ad entrambi gli ambienti.

"...esprime (la poesia popolare) i moti dell'anima che non hanno dietro di se, come precedenti immediati, grandi travagli del pensiero e della passione." B.Croce
Permettere all'uomo di modificare il proprio ambiente non porterà probabilmente a dei risultati artistici o carichi di significati esistenziali, ma ciò che è sicuro e che gli permetterà di adattare lo spazio alle sue esigenze, rispecchiando veramente le proprie richieste, che nel momento in cui cambieranno, produrranno ancora nuovi scenari. Si agirà d'impulso,non si penserà mai di arrivare a qualcosa di finemente artistico, ma si arriverà sicuramente ad espletare la funzione per la quale è stata impostata l'azione. Si è tanto parlato di alienazione della fabbrica, dove l'uomo fa sempre gli stessi pezzi, con gli stessi movimenti, con gli stessi ritmi. E la vita nella città non è simile, tutto è progettato e previsto, non si può modificare niente,tutto è gia stato pensato per noi, perchè non poter avere uno spazio, anche piccolo, dove poter dare libero sfogo alla creatività, dove poter lasciare la nostra impronta.

Obiettivi ed immaginario soggettivo
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