L'architettura del percorso

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In questi casi Il principio compositivo che informa gli spazi architettonici è suddiviso in elementi della circolazione (sentieri di collegamento) e della sosta (corti o piazze) giustapposti a creare un equilibrio dinamico.
Il percorso assume forza e si caratterizza in una dimensione che non è più solo spaziale ma si svolge nel tempo : lo spettatore percepisce e scopre diversi elementi che gli si svelano progressivamente a causa del movimento del percorso nello spazio.
In alcuni casi esso si curva, cambia direzione improvvisamente mantenendo comunque una continuità e connotandosi come elemento da attraversare per arrivare ad una destinazione, un ambiente diverso, un luogo che diventa la meta da raggiungere.



" Santuario di Kompira", Giappone.


Perpendicolare alla spina della città di Kotahiro si è stabilito un asse religioso che si collega al santuario di Kompira. Una lunga scalinata segna l’inizio del percorso. Il sentiero termina in corti e riprende con improvvisi cambi di direzione dove una differenza minima nelle ondulazioni o anche la presenza degli alberi offrono panorami diversi, costruendo una composizione spaziale in cui non è possibile vedere tutti gli elementi in uno stesso momento. La mobilità in questo modo è costretta e ciò in maniera sufficientemente complessa per sfuggire alla comprensione immediata del soggetto di questa mobilità. In definitiva gli elementi sono collocati non per essere apprezzati in una visione globale, ma per rivelarsi progressivamente in un percorso che si svolge oltre che nello spazio anche nel tempo.



"Cappella sul monte Rokko", Tadao Ando, Kobe, (Giappone), 1986.


L’approccio alla cappella non è diretto ma avviene attraverso una serie di cambi di direzione. Questo accorgimento, fa aumentare a poco a poco il senso di attesa del visitatore. Il percorso prosegue attraverso un colonnato aperto alle due estremità e chiuso sui due lati da vetri traslucidi che lasciano filtrare la luce impedendo però la vista dell’esterno. I visitatori sono attratti in avanti verso il termine di questo tubo di luce e alla fine di questo percorso, dopo un doppio cambiamento di direzione a 90 gradi, si trovano di fronte all’altare, mentre sul lato sinistro una grande vetrata si apre su un pendio verde.



"Città Proibita", Pechino (Cina).


Una serie di spazi posti uno dentro l’altro secondo lo schema delle "scatole cinesi" allineati lungo il percorso primario, assiale, definiscono una precisa sequenza dosata e ritmata.



"Museo della memoria", Andrea Bruno, penisola di Maà, (Cipro) 1987.


Un percorso che si snoda lungo un tratto costiero della penisola di Maà arriva ad un piccolo spazio ipogeo "vuoto" che segna il luogo, per poi proseguire quasi diritto fino all’uscita.



"Struttura d’accesso alla grotta di Niaux", Massimiliano Fuksas, Niaux, (Francia), ,1988.


Nella grotta di Niaux il percorso si insinua attraverso una lunga passerella sospesa fino all’interno dove la separazione della pavimentazione suddivide lo spazio in settori e il campo dello sguardo non riesce ad inglobare l’intera struttura.



"Sezione longitudinale della piramide di Cheope", Ghizeh (Egitto).


Nell’antico Egitto il percorso divenne una forma simbolica predominante, proteso verso una meta finale e irraggiungibile. Dall’ingresso sistemato sulla faccia settentrionale della piramide si discende un corridoio che conduce a una camera funeraria sotterranea e, nel primo tratto, dà accesso ad un secondo corridoio, che si biforca, conducendo alla "grande galleria" e a un corridoio orizzontale che termina in una piccola camera. Dopo la galleria si trovano la "sala delle serrande" e la "camera del sarcofago".
Ne risulta quindi un percorso variamente connesso e articolato in modo complesso nello spazio attraverso dislivelli.





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Questa pagina è stata progettata da Claudia Dalmino e Luigi Lattanzi (a.a. 1995-'96)
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