LA PORTA

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"Qui terminava la Via Elfica proveniente dall’Agrifogliere. L’agrifoglio era il simbolo del popolo di quella contrada, ed essi lo piantarono qui per indicare la fine del loro territorio."

"Egli avanzò verso la parete. Nello spazio tra le due ombre degli alberi, vi era un posto liscio ove fece scorrere le proprie mani avanti e indietro.... Quindi indietreggiò d’un passo......, poi d’un tratto balzò in piedi,.. dicendo con voce limpida "mellon". Silenziosamente apparvero i contorni di una grande porta, di cui prima non era visibile alcuna fessura . Si divise lentamente nel mezzo, e sempre lentamente si aprì verso l’esterno, finchè i due battenti poggiarono contro la rupe. Dall’apertura si poteva intravedere una scala buia arrampicarsi ripida; ma oltre i primi gradini l’oscurità era più profonda della notte. La Compagnia guardava allibita."
[Tolkien J. R. R., "Il Signore degli anelli"]


La transizione da un dominio all’altro si concretizza attraverso l’elemento porta. In natura essa compare sotto forma di uno stretto o di un passo, e a livello urbano come la porta cittadina, simbolo della transizione appunto dalla natura alla civiltà.
"Giunsero infine ad un bianco ponte, al di là del quale si aprivano le porte della città, poste tra due bracci delle mura che in quel punto si prolungavano affacciandosi, in modo che tra essi si formava un corridoio. I viaggiatori entrarono, e le porte si chiusero alle loro spalle. Percorsero un viale incassato fra i bracci delle mura, ed entrarono in città" (nota 3).
La storia dell’architettura illustra la necessità dell’uomo, sia fisica che psichica di definire il suo ambiente come un "agglomerato" di domini, e la scienza della geografia deriva gran parte del suo contenuto dalla stessa origine.
Anticamente, il passaggio attraverso questo varco costituiva di per sé un atto religioso. La porta era un insieme di elementi (volta, imposte, cardini, battenti, soglia), ciascuno dei quali era posto sotto la protezione di una specifica divinità.
Questa schiera divina era capeggiata da Giano, che della porta era la personificazione e che era anche il Dio di ogni inizio o apertura. Poiché le aperture entro le mura e i confini collegano due spazi, quello interno e quello esterno, Giano aveva due facce, ma era anche bifronte in quanto era contemporaneamente benevolo e infesto.
La natura mostruosa di questo Dio bifronte, che è al tempo stesso vecchio e giovane, custode della guerra e della pace, anziana divinità benevola e demone spaventoso dal volto di grifo o di leone, lo apparenta ad altri mostri della mitologia classica, come le sfingi, le arpie o il Minotauro. Il suo tempio ha la forma , del tutto peculiare, di un "corridoio" (probabilmente coperto a volta) (nota 4) che si apre verso due direzioni opposte, in quanto rappresenta il passaggio da una condizione a un’altra: dall’interno all’esterno.
Le porte delle città e delle fortezze - come quelle del mondo sotterraneo - erano spesso custodite da mostri e da esseri favolosi, rappresentati in sculture o rilievi: leoni, grifi, tori, uomini - scorpione, uomini dalla testa leonina o taurina, donne - leonessa. Queste ultime talvolta alate, corrispondono al tipo della sfinge egizia.
In essa il rapporto tra mostruosità e normalità è invertito rispetto a Giano, in quanto è umana la testa mentre sono mostruose le altre parti.
Ancora una volta siamo d fronte a una forma ricorrente della mitologia e della religione arcaica: un essere mostruoso che è alla guardia di una porta e propone un enigma.
"Il sentiero percorreva una striscia orizzontale ai piedi di una bassa rupe,.... all’improvviso due alti pali bianchi giganteggiarono sulla loro destra..... nella parete rocciosa si apriva una porta: si fermarono tutti". (nota 5)






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Questa pagina è stata progettata da Claudia Dalmino e Luigi Lattanzi (a.a. 1995-'96)
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