NOTE

NOTE


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Definizione di percorso : volontà e obiettivi di progetto


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Nota 1: M. Calvesi "il sacro bosco di Bomarzo", in 'Art Dossier' n. 40. Back





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Nota 2: C. Norberg-Schulz, "Esistenza spazio e architettura". < La maggior parte delle azioni comprende una dimensione spaziale, in quanto la distribuzione degli oggetti di orientamento rientra in classificazioni quali interno - esterno, lontananza - vicinanza, separazione - unione, continuità - discontinuità. Lo spazio quindi non è una categoria particolare dell’orientamento, ma fa parte di ogni orientamento, e nei confronti della totalità, ne costituisce solo un singolo aspetto. per essere in grado di sviluppare le sue intenzioni, l’individuo deve "intendere" le sue relazioni spaziali e unificarle in un "concetto di spazio. (...) Partendo da un teoretico "spazio esistenziale" ho sviluppato il concetto che lo spazio architettonico può essere inteso come una concretizzazione di immagini o di schemi ambientali, inerenti all’orientamento generico dell’uomo, o più appropriatamente, alla condizione umana di "essere al mondo". > Back





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Nota 3: D. Frey, G. zu e. v. k. In C. Norberg-Schulz, "Esistenza spazio e architettura" <... la meta contiene già il percorso quale punto di riferimento, come indicatore direzionale e fine ultimo, mentre il movimento può essere diretto verso il fine ultimo, può partire da esso e circoscriverlo. Tutta l’architettura consiste in una strutturazione dello spazio attraverso una meta o un percorso. Ogni casa è un "percorso" architettonicamente strutturato: le possibilità specifiche del movimento e le spinte verso di esso, man mano che dall’entrata si procede alla sequenza di unità spaziali, sono state predeterminate dalla struttura architettonica dello spazio in questione, che viene quindi sperimentato in relazione ad esse. se però la casa è considerata in rapporto allo spazio circostante, diventa una "meta" verso cui si avanza o da cui ci si allontana...> Back





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Nota 4: Kevin Lynch, "L’immagine della città" <...l’orientamento presuppone un’ immagine ambientale, una visione generica del mondo fisico esteriore, questa immagine è il prodotto di sensazioni immediate e di memorie di passate esperienze, serve ad interpretare l’informazione e a guidare l’azione,...un’ immagine ambientale soddisfacente conferisce a colui che ne è in possesso un notevole senso di sicurezza emotiva...> Back





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Nota 5: <...la scoperta basilare è che per quanto le cose possano scomparire e riapparire, sono permanenti. lo scopo è la "costruzione di oggetti permanenti al di là delle immagini mobili della percezione immediata" . Ciò significa anzitutto che il bambino impara a riconoscere, cioè a costruire il mondo come un sistema di analogie, e che in seguito collega le cose riconosciute a luoghi particolari, situandole in una totalità più ampia, ossia in uno spazio. "Finché il bambino non intraprende ricerche speciali per ritrovare gli oggetti che scompaiono, fino a che non vedendoli più non riesce a dedurre il loro spostamento nello spazio, non si dovrebbe ancora parlare di conservazione di oggetti. Tuttavia il bambino impara gradatamente a distinguere gli oggetti fissi da quelli mobili e a usare gli uni come strutture di riferimento in relazione agli altri. Lo sviluppo del concetto di luogo e dello spazio come sistema di luoghi è quindi la condizione necessaria per la formazione di un punto di appoggio esistenziale...> Back





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Nota 6: In questa accezione ci siamo riferiti al labirinto come forma canonica dello spazio limitato. Back





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Nota 7: C. Norberg- Schulz op. cit. Back





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Nota 8: M. Heidegger, "Saggi e discorsi". Back





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Nota 9: Moles A. , "Labirinti del vissuto: tipologie dello spazio e immagini della comunicazione". Back





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Approccio progettuale.


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Nota 1: C. Soddu, E. Colabella, "Il progetto ambientale di morfogenesi", Esculapio, 1992. Back





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Nota 2: C. Soddu, "Città aleatorie". < Il progetto finale è come un individuo di una specie. e’ diverso da tutti gli altri ma possiede il carattere della specie. Questa riconoscibilità è dovuta alla peculiarità della logica compositiva utilizzata e del sistema dinamico instabile che la rappresenta. > Back





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Nota 3: C. Soddu, E. Colabella, op. cit. < Specie naturale e specie artificiale, sono definite quindi dalla procedura che genera gli individui, dal codice/progetto genetico che gestisce la componente casuale/contingente della loro evoluzione. > Back





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Nota 4: Pensare un ridisegno dinamico dell’evoluzione in atto nel contesto equivale a < ... posizionare gli eventi leggibili da un particolare punto di osservazione ... e’ un far emergere possibili sequenze simboliche capaci di riempirsi del nostro immaginario. > C. Soddu, E. Colabella, op. cit. Back





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Nota 5: C. Soddu, E. Colabella, op. cit. < Per progettare dobbiamo, senza poterlo dedurre da alcunchè, produrre un modello... In realtà questo modello è una summa tra i nostri desideri del mondo reale intrisi di una forte soggettività emozionale e passionale amalgamati nel profondo del nostro mondo onirico. Successivamente verifichiamo se, e come, questo modello risponde alle richieste e produce evoluzione, riproponendo le risposte formalizzate come ulteriori domande non previste. Infine valutiamo l’opportunità di proseguire questo proliferare ciclico delle richieste e delle forme. > Back





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Nota 6: C. Soddu, E. Colabella, op. cit. Back





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Nota 7: C. Soddu, E. Colabella, op. cit. < il paradigma indiziario ... è una scommessa, una sfida che ha come obiettivo quello di riuscire a cogliere ed indirizzare gli sviluppi possibili, di trovarci preparati ad ogni evento futuro, ad ogni aumento improvviso di complessità. > Back





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Nota 8: C. Soddu, E. Colabella, op. cit. Back





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Nota 9: C. Soddu, E. Colabella, op. cit. < il progetto di morfogenesi è questo : rispondere alle richieste, ai bisogni contingenti (ma anche futuribili ed imprevedibili), culturali, di immagine, etc, non attraverso un evento formale unico e categorico, basato su velleità di scelta "necessaria", ma con la progettazione di una specie di eventi, di un codice genetico. una specie di eventi formalizzati più pertinenti ai bisogni in quanto capaci di adattività.
All’interno della specie ogni evento è intercambiabile con l’altro sino a quando non viene scelto, diviene irreversibile ; cioè sino a quando il progetto non sia cresciuto, e la forma adottata (fra le altre possibili) non sia stata utilizzata come risposta al bisogno di identità individuale, ma all’interno di una logica di controllo del contingente/casuale capace di caratterizzare, e rivalutare dinamicamente la qualità anche di immagine dell’ambiente. > Back





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Nota 10: C. Soddu, E. Colabella, op. cit. < la struttura complessiva del dispositivo di simulazione della logica compositiva fa riferimento, ... alla struttura operativa del dna naturale. > Back





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Situazioni ambientali di riferimento.


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Nota 1: C. Soddu, E. Colabella, "Il progetto ambientale di morfogenesi", Esculapio, 1992. Back





-> I luoghi dell'esporre


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Nota 1: L. B. Peressut, "I luoghi del museo" Back





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Nota 2: M. Garberi, A. Piva, "L’opera d’arte e lo spazio architettonico" Back





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Nota 3: "Ottagono" n° 37, Marcello Fagiolo, "L’astrattismo magico di Albini". Back





-> L'architettura del percorso


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Nota 1: "Casabella" n° 608-609, "Una modernità dis-orientata". "Il principio compositivo che informa questo spazio architettonico lo si ritrova nella tradizione giapponese, che si ricollega ad alcuni concetti spaziali:
la giustapposizione o heichi di elementi eterogenei anzichè la uniformità ;
ma : i giapponesi, in passato, non riconoscevano concetti distinti di tempo e spazio che erano invece percepiti come entità inseparabili, ed espressi attraverso il concetto di "ma", che sta ad indicare sia la distanza di oggetti nello spazio che l’intervallo di tempo tra fenomeni diversi ed è quindi, da un lato, lo spazio vuoto in cui i diversi fenomeni si manifestano, perdono i propri contorni e infine scompaiono e, dall’altro, l’istante del passaggio, ricco di tensione e insieme di casualità e ambiguità. L’importanza di questo concetto si riflette nel trattamento dello spazio tradizionale: kalyushiki, giardino i cui elementi sono collocati non per essere apprezzati in una visione globale ma per rivelarsi progressivamente in un percorso che si svolge nel tempo, segnato da punti in cui lo spettatore deve sostare per godere vedute particolari. Roji, giardino in cui le pietre che segnano il cammino verso la casa da thè, disposte irregolarmente determinano con il loro intervallo il ritmo del passo dell’ospite;
oku: il sacro è in Giappone celato in un luogo segreto, raggiungibile solo dopo avere percorso un tragitto con infinite deviazioni. (Principio compositivo che informa sia lo spazio architettonico che lo spazo urbano);
utsuroi: momento di trasformazione della natura (passaggio da uno stato all’altro). Questo modo di vedere la realtà si riflette nello spazio tradizionale. Pareti sottili, superfici scorrevoli, a volte trasparenti permettono il controllo della visione e della luce, verso la creazione di uno spazio ambiguo, in cui il gioco della luce e dell’ombra allude al mutevole mondo della natura;
miegakure: composizione spaziale di cui non è possibile vedere tutti gli elementi nello stesso momento con uno sguardo d’insieme.
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Nota 2: G. Belzoni, "Descrizione delle operazioni e recenti scoperte in Egitto e Nubia, 1820", < ... l’entrata era un passaggio alto quattro piedi e largo tre e sei pollici e scendeva verso il centro con una pendenza di ventisei gradi. (...) ben presto ci trovammo in un passaggio non più alto né più largo del primo e lungo ventidue piedi e sette pollici.
All’estremità del passaggio c’è un pozzo perpendicolare e ai lati del passaggio due cavità nella viva roccia ; quella a destra sale avvicinandosi all’estremità della parte inferiore del passaggio forzato (...)Davanti a noi si apriva un lungo corridoio che andava in direzione orizzontale verso il centro. Ci calammo nel pozzo e in fondo vidi un altro passaggio che scendeva con la stessa inclinazione di ventisei gradi come quello già descritto. Poiché lo scopo principale era raggiungere il centro della piramide, mossi in quella direzione e, salendo lungo una rampa, giunsi a un corridoio orizzontale che conduceva appunto alla parte centrale. (...) Raggiunsi la porta di una vasta camera, feci lentamente alcuni passi e mi fermai a osservare il luogo dove mi trovavo. Qualunque cosa fosse, sapevo di essere al centro di quella piramide... > Back





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Innesco della progettazione : il ruolo del catalizzatore.


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Nota 1: C. Soddu, E. Colabella," op. cit. < Essa si attua, normalmente, ponendo un catalizzatore all’interno della miscela di elementi chimici presenti nel sistema. Questa presenza rende possibile la trasformazione di un elemento in un altro. Ciò avviene anche se il catalizzatore non compare direttamente nel processo che attiva. O meglio non compare né tra i reagenti né nei prodotti, ma solo come veicolo attraverso il quale l’evento accade. La trasformazione, una volta innescata, segue le regole proprie di un divenire, e si svolge con il parametro indispensabile del fattore temporale, che non era presente nella fase precedente. > Back





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Nota 2: C. Soddu, E. Colabella, op. cit. < Esso definisce il riferimento culturale, il bisogno concettuale soggettivo, potremmo dire lo "stile", ma è indifferente alla qualità globale, che invece risente maggiormente della quantità di alternative da cui nasce ogni gesto. > Back





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Nota 3: C. Soddu, E. Colabella, op. cit. < Il campo della casualità/soggettività è, al contrario, il più attivo. I margini di casualità insiti in ogni scelta operano direttamente come propellente nella dinamica evolutiva del progetto, e quindi nell’incremento di complessità... Come tale, la casualità/soggettività è indispensabile. Ogni contributo casuale si pone come elemento innovativo per esplorare il possibile. > Back





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Il paradigma indiziario


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Nota 1: C. Norberg - Schulz, op. Cit. Back





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Nota 2: Glenn H. William, Johnson A. Donovan, "Topologia". Back





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Nota 3: C. Norberg - Schulz, op. Cit. Back





-> Gli elementi che strutturano lo spazio esistenziale/architettonico : porta, percorso, interfaccia, meta.


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Nota 1: Stafford Beer, "Cybernetics and Management", in John Mc. Loughlin, "Pianificazione urbana", Marsilio editori, Padova 1982. Back





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Nota 2: K. Lynch, "L’immagine della città." Back





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Nota 3: J. R. R. Tolkien "Il Signore degli anelli." Back





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Nota 4: J. Rykwert, "L’idea di città." Back





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Nota 5: J. R. R. Tolkien, op. cit. Back





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Nota 6: C. Norberg-Schulz, op. cit. Back





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Nota 7: A. Moles, "Labirinti del vissuto: tipologie dello spazio e immagini della comunicazione." Back





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Nota 8: K. Lynch, "L’immagine della città". < Gli uomini erano inclini a considerare le destinazioni dei percorsi e i punti di origine : si interessavano da dove venivano e dove portavano. I percorsi dotati di origini e destinazioni note ed evidenti, avevano un’identità più forte e aiutavano a collegare le città. > Back





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Nota 9: J. R. R. Tolkien, op. cit. Back





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Nota 10: J. R. R. Tolkien, op. cit. Back





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Nota 11: J. R. R. Tolkien, op. cit. Back





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Nota 12: C. Norberg-Schulz, op. cit. Back





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Nota 13: J. R. R. Tolkien, op. cit. Back





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Nota 14: J. R. R. Tolkien, op. cit. Back





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Nota 15: J. R. R. Tolkien, op. cit. Back





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Nota 16: J. R. R. Tolkien, op. cit. Back





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Nota 17: C. Norberg-Schulz, op. cit. Back





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Nota 18: O. F. Bollnow, "Mensch und Raum", in C. Norberg Schulza, op. cit. Back





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Nota 19: J. R. R. Tolkien, op. cit. Back





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Nota 20: Schwarz, "Von Bau der Kirche", in C. Norberg-Schulz, op. cit. Back





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Nota 21: J. R. R. Tolkien, op. cit. Back





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Nota 22: D. Frey, in C. Norberg-Schulz, op. cit. Back





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Nota 23: J. R. R. Tolkien, op. cit. Back





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Nota 24: J. R. R. Tolkien, op. cit. Back





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Unità elementari : immaginario di riferimento e morfogenesi.


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Nota 1: C. Soddu, E. Colabella, "Il progetto ambientale di morfogenesi". < esiste infatti una riconoscibilità/caratterizzazione come specie (che può in questo caso essere riferita alla logica progettuale soggettiva del progettista, o alla filosofia adottata da un’industria nella realizzazione di oggetti, o al genius loci di una città, e così via), ed una caratterizzazione dell’individuo/evento, episodica e contingente (un’opera particolare di un progettista, Gubbio fra le città medievali, un autoritratto di Rembrandt fra gli altri, il pino davanti a casa fra gli altri pini...). > Back





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Nota 2: C. Soddu, E. Colabella, op. cit. < Ciò comporta che è possibile, se si sta considerando il carattere della specie, l’intercambiabilità fra individui che appartengono ad un medesimo insieme. La possibile diversità è rappresentata dal fatto che emerge, ad ogni sostituzione, una storia virtuale parallela, nata dalla biforcazione che l’alternativa possibile fra due forme ha creato, ma che ripropone, in un’ennesima variante interna, i medesimi caratteri di specie.... Le forme, scelte soggettivamente e/o casualmente, possono essere intercambiabili, e queste alternative pregresse, una volta che le scelte divengono irreversibili, agiranno, come surplus di informazione, sulla caratterizzazione individuale. > Back





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Nota 3: C. Soddu, E. Colabella, op. cit. Back





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Adduzioni di qualità, riferite agli obiettivi di progetto : immaginario di riferimento.


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Nota 1: C. Soddu, E. Colabella, op. cit. < ... la misura della qualità prescinde dai riferimenti, dallo stile, dalle singole scelte o dal gesto eccezionale ma è poi misurata dalla logica compositiva attivata, dalla capacità di gestire e controllare i meccanismi evolutivi dell’idea, dalla quantità di alternative considerate e dalla consapevolezza di operare comunque delle scelte anche quando, apparentemente, non ci sono alternative. > Back