LA META

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"La luce aumentava man mano che avanzavano. Improvvisamente sbucarono fuori dagli alberi in un ampio spazio circolare. Guardarono con una certa sorpresa sulle loro teste il cielo limpido ed azzurro."
[Tolkien J. R. R., "Il Signore degli anelli"]



"Le mete sono "centri" o "fulcri" dove l’individuo sperimenta gli eventi significativi della sua esistenza"(nota 17) , ma sono altresì punti di partenza verso l’orientamento e la presa di possesso dell’ambiente. La frase "prender possesso" si riferisce anche ai luoghi che ci si aspetta di trovare o di scoprire per caso. Fin dall’inizio quindi, il centro rappresenta per l’individuo il conosciuto rassicurante, in contrasto con l’ignoto e il minaccioso che lo circondano, "è’ il punto in cui l’uomo prende posizione come essere razionale nello spazio, il punto in cui si sofferma e abita nello spazio" (nota 18).
Per definizione quindi, il luogo ha bisogno di un limite o di un confine marcato ed è inteso come un "interno" in contrasto con un "esterno" che lo circonda.
La dimensione limitata dei luoghi noti si confà spontaneamente ad una dimensione centralizzata. La forma centralizzata significa soprattutto "concentrazione", perciò un luogo è fondamentalmente "rotondo".
"Quando gli occhi di Frodo furono a loro volta scoperti, egli levò lo sguardo e rimase senza fiato. Si trovavano in una radura. Alla loro sinistra una grossa montagnola era ricoperta di verde, in cima, in una doppia corona crescevano due cerchi di alberi : al centro giganteggiava un albero" (nota 19).
La forma circolare consta di due elementi: un centro ed un circolo che lo circonda. Rudolf Schwarz ha descritto il carattere esistenziale di questi elementi: "... il circolo unisce l’uomo attraverso l’infinita catena delle mani. L’individuo è assorbito da una forma superiore che gli conferisce maggiore energia. Quando gli uomini si trovano d’accordo formano un circolo come per una legge segreta. Il circolo non ha né inizio né fine, comincia e termina dappertutto. Ricurvo in se stesso, è la figura più sincera, più forte e la più concorde. Con la mano nella mano gli uomini sono uniti dal circolo, anche se questo rapporto comune non li assorbe completamente. Gli occhi sono liberi. Dagli occhi emana la vita per poi ritornare satura di realtà. Gli occhi sono attratti dal centro che è il fulcro comune. La società assume così una forma più serrata. Ciascuno è ancora aperto verso l’interno, ma è completamente aperto solo verso il punto centrale. In questo centro gli individui sono uniti, non in maniera solitaria, poiché ogni essere sa che la vera strada verso il cuore degli altri passa per il centro. L’incontro diventa così un ritrovo nel centro comune di intesa: tra il centro e il cerchio si forma una stella attraverso cui gli uomini trasmettono la loro esistenza al mondo circostante"(nota 20).
Le nozioni di prossimità, centralizzazione e chiusura cooperano quindi a formare un concetto esistenziale più concreto, quello di meta, e le mete sono gli elementi primari dello spazio esistenziale.
Una questione di primaria importanza è la definizione architettonica di "centro". Abbiamo già dimostrato che centro significa la creazione di un luogo, o secondo la terminologia di Lynch, di un "nodo". Infatti egli dice: "i nodi sono quei fulcri strategici cui l’osservatore può accedere, che corrispondono a concentrazioni di particolare rilievo".
La prossimità determina un raggruppamento di elementi, ossia una concentrazione di masse. Infatti in tutta la storia dell’architettura è sempre presente la tendenza a sottolineare un luogo, per mezzo di una preponderanza di massa. La chiusura invece determina la distinzione di uno spazio dall’ambiente circostante. Spazi di questo genere esistono anche in natura, come le grotte. I riti di iniziazione dei Dogon si svolgono entro le grotte e il centro simbolico è ulteriormente accentuato da una massa all’interno: una pietra eretta a carattere fallico. In questo caso appaiono contemporaneamente i due simboli architettonici originari di luogo.
"A grande altezza da terra giunse infine su un ampio Talan, pari al ponte di una nave. Egli vi entrò e si trovò in una stanza ovale al centro della quale cresceva il fusto del grande albero"(nota 21).
D. Frey tratta estesamente del Mal - Motiv o "centro plastico". Egli spiega che l’elemento - massa esprime la condizione di essere in un luogo, a differenza del movimento centripeto o centrifugo, e che lo spazio risulta centralizzato dall’erezione di uno dei suddetti Mal. "Il motivo della figura eretta, ha con la rappresentazione scultorea del corpo umano, un rapporto equivalente a quello del Mal (meta) con la conformazione dello spazio architettonico.
In questo centro statuario o in questa meta, lo spazio stesso è sistematizzato come forma stazionaria" (nota 22).
"I loro piedi disturbarono un profondo strato di polvere sul pavimento, e inciamparono su alcuni oggetti giacenti sulla soglia, la stanza era illuminata da un grande pozzo che si apriva nella parte superiore della parete . La bocca del pozzo era inclinata verso l’alto, ed essi potevano scorgere, lontano lassù, un piccolo quadrato di cielo azzurro. La luce cadeva dritta su di un tavolo al centro della stanza : un unico blocco oblungo, alto circa mezzo metro, su cui posava una grande lastra di pietra bianca. Sulla lastra erano profondamente incise delle rune" (nota 23).
La capacità di una massa di servire da "centro", può essere illustrata dal termine "concentrazione". La concentrazione è una funzione della forma principale, come pure il trattamento dei dettagli. In genere la concentrazione è rafforzata da una superficie di delimitazione e dalla simmetria. La sfera possiede quindi la massima concentrazione. La concentrazione aumenta ancora con l’isolamento: quando una massa viene innalzata in rapporto all’ambiente circostante, si implica l’esistenza di un asse verticale, che catalizza l’organizzazione dello spazio.
Un luogo comunque non diventa un centro solo in quanto funziona da meta nello spazio esistenziale. Si è visto infatti come sia altrettanto importante considerarlo un "punto di partenza". La tensione tra forze centripete e centrifughe costituisce perciò l’essenza di ogni luogo.
"Ecco! disse, indicando col bastone il centro del pavimento. Innanzi ai suoi piedi videro un grande foro circolare, simile alla bocca di un pozzo.... vi erano molte nicchie scavate nella roccia delle pareti"(nota 24).
In tutti gli esempi summenzionati, il luogo è definito da proprietà topologiche. Bisognerà anche tener presente che in alcuni casi il fatto che il luogo sia decisamente dissimile dall’ambiente circostante, contribuisce a definirlo. Questo è valido tanto per gli insediamenti ad opera d’uomo, quanto per i luoghi "naturali". Alcune volte si assiste alla combinazione di un carattere particolare, con una decisa definizione topologica, nel qual caso si viene a creare quel che Lynch ha chiamato " un luogo distinto e indimenticabile".




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Questa pagina è stata progettata da Claudia Dalmino e Luigi Lattanzi (a.a. 1995-'96)
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