Approccio progettuale

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"Le più antiche reliquie dell’opera dell’uomo sono gli arnesi dell’età della pietra. Da questi arnesi alle cose di oggi non c’è soluzione di continuità : è un’unica lunga serie di oggetti che si è ramificata più volte ed è spesso finita in rami morti. Intere sequenze vennero naturalmente a mancare quando si estinsero le stirpi artigiane o quando si ebbe il crollo di una civiltà. Ma il flusso delle cose non conobbe mai un arresto totale : tutto ciò che esiste oggi è o una replica o una variante di qualcosa che esisteva qualche tempo fa e così via senza interruzione, sino ai primi albori della vita umana. "
[George Kubler "La forma del tempo"]


Negli ultimi anni si è affermata una nuova modalità di approccio alle problematiche che ha investito tutti i campi dell’agire e del pensare, non ultimo quello della progettazione : si è passati da una concezione meccanicistica dell’operare, dell’organizzare, ad una cibernetica e creativa.
I modelli di pensiero e le visioni del mondo ispirate dalla fisica meccanica classica erano diventate sinonimo di "pensiero scientifico" e di "razionalità scientifica" in tutte le attività umane dall’analisi dei fenomeni sociali, alle forme dell’organizzazione produttiva, alla razionalità del progetto.
Tali paradigmi prevedevano che la complessità di un fenomeno potesse essere "ridotta" alla semplicità dei suoi elementi costitutivi, che in esso valessero sempre delle relazioni di causa - effetto precise e definibili, che l’osservatore si potesse considerare esterno al sistema osservato e almeno in linea teorica che fosse in grado di disporre di tutta l’informazione necessaria a definire il sistema. L’attività industriale, il modo in cui si è organizzata la produzione, il modo in cui è stata concepita la progettazione si sono riferiti ad un modello secondo il quale avveniva la scomposizione di un problema in parti, la soluzione delle diverse parti elementari e la ricomposizione nel risultato finale.
In ultima istanza si può dire che la meccanizzazione del pensiero è stata un grande tentativo di semplificare la realtà, di ridurre ciò che appariva complesso (la natura è conoscibile perché la sue essenza è dominata da regole semplici), opaco, inintelleggibile, dominato da logiche e linguaggi locali e particolaristici, a un grande modello lineare. I nuovi modelli di pensiero e le nuove visioni della realtà hanno spazzato le concezioni più antiche sulla causalità per privilegiare quelle di interdipendenza. Il risveglio da una ubriacatura ideologica ha messo in discussione quel paradigma conoscitivo che ora risulta assolutamente inadeguato, non corrispondente alla struttura "caotica" imprevedibile e complessa del reale.

La realtà è strutturata su relazioni di interdipendenza, e noi ne siamo parte integrante, non separabile se non concettualmente. Le scienze fisiche e biologiche sono caratterizzate da una "crisi della spiegazione semplice" e di conseguenza l’incertezza, il disordine, la contraddizione, la complicazione, che sembravano essere i residui scientifici delle scienze umane fanno oggi parte della problematica di fondo della conoscenza. La stessa realtà fisica, non si dà più come rappresentazione oggettiva univoca, ma la sua sarebbe solo una interpretazione perché costituita da "dirette componenti di mobilità plurima", che ora esalterebbero la probabilità più che l’inequivocabilità e l’incertezza più che il determinismo.
La progettazione non è più solo razionale ma è un evento complesso, connesso al processo dinamico di trasformazione degli eventi.
L’eredità storica della cultura architettonica degli ultimi sessant’anni ha condizionato e condiziona tutt’ora l’approccio alla cultura del progetto. Si sono distinti infatti due modus operandi eterogenei ed in contrasto tra loro. Da una parte il riferimento è direttamente connesso alla logica empirica dell’International Style, dall’altra la tendenza segue la teorizzazione architettonica del gesto artistico, esaltando la sua irripetibilità.
Questi due modi di interpretare la progettazione appaiono, in quanto estremamente schematici, altrettanto categorici, in ogni caso è indubbio l’apporto del Movimento Moderno per la forte carica di assiomaticità delle procedure di progetto che ne è derivata e per l’insistenza da esso posta sulla metaprogettualità, cioè sullo studio della logica formale.

"Dopo le esperienza high tech degli anni settanta e quelle postmoderne degli anni ottanta, architettura e design ritrovano un terreno fertile in un tipo di approccio teorico/sperimentale (...) Il principio di dignità a cui quest’approccio si riferisce è oltre che ovviamente accettabile, la base stessa della progettazione che tende alla equiparazione tra dignità del progettare e controllo logico del progetto." (nota 1)

Si tratta di uscire dallo schema del "progetto tradizionale" operando uno scarto, un mutamento paradigmatico che consiste nel riconoscere una forte carica di soggettività iniziale del progetto, e nel metaprogetto che diviene progetto di specie. Quest’ultimo si basa sulla capacità di controllo logico formale delle trasformazioni progettuali e temporali e si avvicina concettualmente ad un codice genetico naturale, in quanto è capace di produrre una serie infinita di individui unici ma appartenenti ad un’unica specie compositiva/evolutiva (nota 2) definendo non i singoli elementi, ma la loro struttura morfogenetica. Se un individuo naturale è riconoscibile come appartenente ad una "specie", un progetto deve essere riconoscibile come appartenente ad una specifica logica operativa, ad un metaprogetto soggettivo, cioè un’idea che progetta "un" evento (nota 3) .

Progettare significa controllare e allo stesso tempo assecondare la "dinamica evolutiva di un’idea" (nota 4), produrre in anticipo un modello (nota 5) che dovrà essere capace di rispondere a delle richieste che ancora non si conoscono. I risultati di tale attività sono eventi "complessi, complessivi e formalizzati" (nota 6) generati da obiettivi, richieste e riferimenti in continua evoluzione, che si inseriscono in un contesto anch’esso in continuo divenire.
Il progetto finale, quindi, è segnato dall’ipotesi di partenza, dal cammino seguito nella ricerca e dalla logica compositiva adottata per raggiungere il risultato.
Come già detto diviene rilevante il carattere soggettivo delle scelte effettuate e dei risultati ottenuti che dipendono dai referenti culturali del progettista e dal suo specifico percorso progettuale.

Progettare significa attivare una logica di sviluppo in grado di controllare l’evoluzione del sistema verso un obiettivo attraverso un’ipotesi soggettiva di organizzazione di tutti gli elementi/richieste esistenti e di quelli a venire ancora sconosciuti (nota 7) .
"La forma finale del progetto è solamente un evento fra gli altri che sarebbero stati possibili, collocato univocamente nello spazio ed in un punto del tempo" (nota 8).

Il progetto di morfogenesi del percorso di scoperta definisce il Codice Genetico Formale (nota 9) di alcuni eventi spazio/temporali che generano un ambiente artificiale con specifiche caratteristiche e riflettono un’idea compositiva di particolari sequenze spaziali.
La logica progettuale adottata ha come obiettivo la costruzione di un processo generativo di riconoscibilità, un DNA dell’artificiale (nota 10), che viene individuato sulla base dei rapporti tra i diversi spazi e le interfacce.
L’intenzione è stata quella di progettare un sistema di eventi spaziali aggregati in sequenze definendo le modalità di come in un ambiente ci si avvicina ad un luogo/oggetto e come si passa da uno spazio/oggetto ad un altro.


Schema





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Questa pagina è stata progettata da Claudia Dalmino e Luigi Lattanzi (a.a. 1995-'96)
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