Innesco della progettazione: il ruolo del catalizzatore
Siddharta: rilettura soggettiva del racconto / percorso.

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1. Studio e preghiera nell’infanzia.
"Nell’ombra della casa, sulle rive soleggiate del fiume presso le barche, nell’ombra del bosco di Sal, all’ombra del fico crebbe Siddharta, il bel figlio del Brahmino, il giovane falco, insieme all’amico suo Govinda, anch’egli figlio di Brahmino. Sulla riva del fiume, nei bagni, nelle sacre abluzioni, nei sacrifici votivi il sole bruniva le sue spalle lucenti...... Già da tempo Siddharta prendeva parte alle conversazioni dei saggi, si esercitava con Govinda nell’arte oratoria, nonché nell’esercizio delle facoltà di osservazione e nella pratica della concentrazione interiore." Back


2. L’abbandono della casa paterna.
"Così tutti amavano Siddharta. A tutti egli dava gioia, tutti ne traevano piacere. Ma egli, Siddharta, a se stesso non procurava piacere, non era di gioia a se stesso. Passeggiando sui sentieri rosati del frutteto, sedendo nell’ombra azzurrina del boschetto delle contemplazioni, purificando le proprie membra nel quotidiano lavacro delle espiazioni, celebrando i sacrifici nel bosco di mango dalle ombre profonde, con la sua perfetta compitezza d’atteggiamenti, amato da tutti, di gioia a tutti, pure non portava gioia in cuore....Siddharta aveva cominciato ad alimentare in sé la scontentezza. Aveva cominciato a sentire che l’amore di suo padre e di sua madre, e anche l’amore dell’amico suo, Govinda, non avrebbero fatto per sempre la sua eterna felicità, non gli avrebbero dato la quiete, non l’avrebbero saziato, non gli sarebbero bastati....<< col tuo permesso, padre mio. sono venuto ad annunciarti che desidero abbandonare la casa domani mattina e recarmi fra gli asceti. diventare un samana, questo è il mio desiderio. voglia il cielo che mio padre non si opponga>> ...Quando alle prime luci del giorno, lentamente, con le gambe indolenzite, lasciò la città ancora silenziosa, un’ombra, ch’era accucciata presso l’ultima capanna, si levò e s’unì al pellegrino : Govinda..." Back


3. L'arrivo presso i Samana
"La sera di quello stesso giorno essi raggiunsero gli asceti, gli scarni Samana, cui si offersero compagni e discepoli. Vennero accolti. Siddharta fece dono del suo abito a un povero Brahmino incontrato sulla strada.... Una meta si proponeva Siddharta : diventare vuoto, vuoto di sete, vuoto di desideri, vuoto di sogni, vuoto di gioia e di dolore. Morire a se stesso, non essere più lui, trovare la pace del cuore svuotato, nella spersonalizzazione del pensiero rimanere aperto al miracolo, questa era la sua meta." Back


4. ADOLESCENZA: ascesa e meditazione
"Molto apprese Siddharta dai Samana, molte vie imparò a percorrere per uscire dal proprio Io. Percorse la via della spersonalizzazione attraverso il dolore, attraverso la volontaria sofferenza e il superamento del dolore, della fame, della sete, della stanchezza. Percorse la via della spersonalizzazione attraverso la meditazione, attraverso lo svuotamento dei sensi da ogni immagine per mezzo del pensiero.... << ma ora, o govinda, siamo veramente sulla retta via ? ci accostiamo davvero alla conoscenza ? ci avviciniamo davvero alla soluzione ? o non ci aggiriamo piuttosto in un cerchio, noi che pur pensavamo di sottrarci al circolo delle trasformazioni elementari ?>>Disse Govinda : << molto abbiamo appreso, siddharta, molto rimane ancora da apprendere, non ci muoviamo in cerchio, ci muoviamo verso l’alto, il cerchio è una spirale, e di molti gradini siamo già ascesi.>>" Back


5. La decisione di trovare il Buddha
"Un giorno - eran circa tre anni che i due giovani vivevano coi Samana, partecipando ai loro esercizi spirituali -, un giorno giunse fino a loro, passata per mille bocche, una notizia, una voce, una fama : un uomo era apparso, chiamato Gotama, il Sublime, il Buddha, che aveva superato in sé il dolore del mondo ed era riuscito a fermare la ruota delle rinascite. Passava per la terra insegnando, circondato di giovani, senza ricchezze, senza casa, senza donna, avvolto nel giallo saio del pellegrino, ma con fronte serena : un beato....Dolce suonava la leggenda del Buddha, un incanto si sprigionava da questa notizia. ....Anche ai Samana nel bosco, anche a Siddharta , anche a Govinda era pervenuta la voce, lentamente, a gocce, e ogni goccia grave di speranza, ogni goccia grave di dubbio.... Disse Govinda : <<...forse non s’è destato anche in te un desiderio, un ardore di ascoltare questa dottrina ? e non m’hai detto una volta che non avresti più seguito per molto la via dei samana ?>>...<< bene, govinda, bene hai parlato : il tuo ricordo è stato molto a proposito. ma vogliti anche ricordare del resto che hai udito da me, e cioè che sono diventato diffidente e stanco verso le dottrine e verso l’apprendere, e che scarsa è la mia fede nelle parole che ci vengono dai maestri. tuttavia sta bene, mio caro, sono pronto ad ascoltare quella dottrina, sebbene nel mio cuore io creda che di tale dottrina il meglio l’abbiamo già sperimentato.>> ... Quello stesso giorno Siddharta notificò al più vecchio dei Samana la propria decisione a volerlo lasciare." Back


6. La ricerca di Gotama
"Nella città di Savathi anche i bambini conoscevano il nome del sublime Buddha, e ogni famiglia si dava d’attorno per riempire le ciotole delle elemosine ai discepoli di Gotama, che mendicavano in silenzio. Nei dintorni della città si trovava il soggiorno preferito di Gotama, il boschetto di Jetavana, che il ricco mercante Anathapindika, un devoto ammiratore del Sublime, aveva offerto in dono a lui e ai suoi discepoli. Nella loro peregrinazione in cerca del soggiorno di Gotama, i due giovani pellegrini s’erano informati del cammino da seguire : e tutte le risposte ricevute, come in genere i racconti uditi, li indirizzarono a questo luogo." Back


7. Lungo il cammino
"Come giunsero a Savathi, subito, nella prima casa alla cui porta si fermarono a chiedere, venne loro offerto del cibo ; ed essi accettarono il cibo e Siddharta interrogò la donna che glielo porgeva :<> Disse la donna : << veramente in buon punto siete arrivati voi, samana del bosco. sappiate che a jetavana, nel giardino di anathapindika si trova il sublime. là potrete passar la notte, voi, pellegrini, poiché là appunto vi è spazio sufficiente per le folle innumerevoli che affluiscono a sentire la dottrina dalle sue labbra.>>" Back


8. Continua il cammino
"Ringraziarono e partirono, e raramente ebbero ancor bisogno di chiedere la strada, perché molti pellegrini e monaci della comunità di Gotama erano in cammino per Jetavana." Back


9. Nei pressi del giardino di Jetavana
"Come vi giunsero, nella notte, era un continuo movimento di nuovi arrivi, continue domande e risposte di gente che chiedeva e otteneva ospitalità. I due Samana, avvezzi alla vita del bosco, trovarono presto e senza rumore un ricovero, e vi riposarono fino al mattino... La maggior parte dei monaci uscivano con la ciotola delle elemosine per raccogliere in città l’unico pasto giornaliero, quello di mezzogiorno. Anche il Buddha stesso, l’Illuminato, soleva fare di mattina il suo giro per mendicare. Siddharta lo vide, e lo riconobbe subito, come se un Dio gliel’avesse additato. Lo vide, un ometto semplice, in cotta gialla, che camminava tranquillo con la sua ciotola in mano per le elemosine." Back


10. GIOVENTU': la dottrina del Buddha
"Ma verso sera, quando il calore decrebbe e la vita si rianimava nell’accampamento e tutti si raggrupparono, udirono il Buddha predicare. Udirono la sua voce, e anche questa era perfetta, di perfetta calma, piena di pace. Gotama predicò la dottrina del dolore : l’origine del dolore, la via per superare il dolore. Tranquillo e chiaro fluiva il suo pacato discorso. Dolore era la vita, pieno di dolore il mondo, ma la liberazione dal dolore s’era trovata : l’avrebbe trovata chi seguisse il Buddha. Con voce dolce ma ferma parlava il Sublime : insegnò i quattro punti fondamentali, insegnò l’ottuplice strada, pazientemente ripercorse la consueta via della dottrina, degli esempi, delle ripetizioni. Limpida e calma si librava la sua voce sugli ascoltatori, come una luce, come una stella nel cielo." Back


11. La decisione di lasciare Gotama
"Non un minuto ho dubitato che tu sei Buddha, che tu hai raggiunto la meta, la somma meta verso la quale si affaticano tante migliaia di Brahmini e di figli di Brahmini. Tu hai trovato la liberazione dalla morte. Essa è venuta a te attraverso la tua ricchezza, ti è venuta incontro sulla tua stessa strada, attraverso il tuo pensiero, la concentrazione, la conoscenza la rivelazione. Non ti è venuta attraverso la dottrina ! E - tale è il mio pensiero, o Sublime - nessuno perverrà mai alla liberazione attraverso una dottrina ! A nessuno, o Venerabile, tu potrai mai, con parole, e attraverso una dottrina, comunicare ciò che avvenne in te nell’ora della tua illuminazione ! Molto contiene la dottrina del Buddha cui la rivelazione è stata largita : a molti insegna a vivere rettamente, a evitare il male : Ma una cosa non contiene questa dottrina così limpida, così degna di stima : non contiene il segreto di ciò che il Sublime stesso ha vissuto, egli solo fra centinaia di migliaia. Questo è ciò di cui mi sono accorto, mentre ascoltavo la dottrina. Questo è il motivo per cui continuo la mia peregrinazione : non per cercare un’altra e migliore dottrina, poiché lo so, che non ve n’è alcuna, ma per abbandonare tutte le dottrine e tutti i maestri e raggiungere da solo la mia meta o morire. Ma spesso ripenserò a questo giorno, o Sublime, e a questa ora, in cui i miei occhi videro un Santo.>> Chetamente fissavano il suolo gli occhi del Buddha, chetamente raggiava in perfetta calma il suo viso imperscrutabile. << voglia il cielo che i tuoi pensieri non siano errori !>> parlò lentamente il Venerabile, << possa tu giungere alla meta !....>>" Back


12. Attraverso il bosco
"Quando Siddharta lasciò il boschetto nel quale rimaneva il Buddha, il Perfetto, e nel quale rimaneva Govinda, allora egli sentì che in questo boschetto restava dietro di lui anche tutta l a sua vita passata e si separava da lui. Su questa sensazione, che lo riempiva tutto, egli venne riflettendo mentre s’allontanava a lento passo... Rifletteva Siddharta nel suo lento cammino. Stabilì che non era più un giovinetto, ma era diventato un uomo. Stabilì che una cosa l’aveva abbandonato, così come il serpente viene abbandonato dalla sua vecchia pelle, che una cosa non era presente in lui, che l’aveva accompagnato durante tutta la sua giovinezza, e gli era appartenuta : il desiderio di avere maestri e di conoscere dottrine... Si guardò attorno come se vedesse per la prima volta il mondo. Bello era il mondo, variopinto, raro e misterioso era il mondo ! Qui era azzurro, là giallo, più oltre verde, il cielo pareva fluire lentamente come i fiumi, immobili stavano il bosco e la montagna, tutto bello, tutto enigmatico e magico, e in mezzo v’era lui, Siddharta, il risvegliato, sulla strada che conduce a se stesso." Back


13. Il risveglio
"Mentre rivolgeva tali pensieri, si fermò tuttavia improvvisamente, come se un serpente fosse apparso sulla strada davanti ai suoi piedi. Poiché improvvisamente anche questo gli si era rivelato : egli, che nella realtà si trovava come un risvegliato o come un nuovo nato, doveva ricominciare interamente la sua vita. Ancora in quello stesso mattino, quando aveva lasciato il boschetto di quel Sublime, e già era in atto di ridestarsi, già era sulla strada che riconduce a se stesso, era stata sua intenzione e gli era parso perfettamente ovvio e naturale, dopo gli anni del suo noviziato ascetico, far ritorno a casa sua, da suo padre. Ma ora per la prima volta, proprio in quell’istante in cui egli s’era arrestato come se un serpente giacesse sulla sua strada, s’era destata in lui anche quest’idea : << io non sono più quel che era, non sono più eremita, non sono più prete, non sono più brahmino. che dunque vado a fare a casa di mio padre ? studiare ? offrire sacrifici ? praticare la concentrazione ? tutto questo è passato, tutto questo non si trova più sul mio cammino.>>Immobile restò Siddharta, e per un attimo, la durata d’un respiro, un gelo gli strinse il cuore, ed egli lo sentì gelare nel petto come una povera bestiola, un uccello o un leprotto, quando s’accorse quanto fosse solo." Back


14. Riprende il cammino
"A ogni passo del suo cammino Siddharta imparava qualcosa di nuovo, poiché il mondo era trasformato e il suo cuore ammaliato. Vedeva il sole sorgere sopra i monti boscosi e tramontare oltre le lontane spiagge popolate di palme. Di notte vedeva ordinarsi in cielo le stelle , e la falce della luna galleggiare come una nave nell’azzurro. Vedeva alberi, stelle, animali, nuvole, arcobaleni, rocce, erbe, fiori, ruscelli e fiumi ; vedeva la rugiada luccicare nei cespugli al mattino, alti monti azzurri e diafani nella lontananza ; gli uccelli cantavano e le api ronzavano, il vento vibrava argentino nelle risaie. Tutto questo era sempre esistito nei suoi mille aspetti variopinti, sempre erano sorti il sole e la luna, sempre avevano scrosciato i torrenti e ronzato le api, ma nel passato tutto ciò non era stato per Siddharta che un velo effimero e menzognero calato davanti ai suoi occhi, considerato con diffidenza e destinato a essere trapassato e dissolto dal pensiero : la realtà era al di là delle cose visibili...Tutto ciò era sempre stato ed egli non l’aveva mai visto : non vi aveva partecipato. Ma ora si, vi partecipava e vi apparteneva. Luce e ombra attraversavano la sua vista, le stelle e la luna gli attraversavano il cuore. Cammin facendo Siddharta si ricordò anche di tutto ciò che gli era successo nel giardino Jetavana, della dottrina che vi aveva ascoltato, del Buddha divino, della separazione da Govinda, della conversazione col Sublime." Back


15. L'arrivo al fiume
"Quando Siddharta si svegliò, pallido, scintillava il fiume attraverso la porta della capanna e nel bosco echeggiava profondo e sonoro l’oscuro richiamo della civetta. Quando il giorno fu cominciato, Siddharta pregò il suo ospite, il barcaiolo, di traghettarlo oltre il fiume. Il barcaiolo lo fece salire sulla sua zattera di bambù ; l’ampia distesa d’acqua s’imporporava nella luce del mattino. << un bel fiume>> diss’egli al suo compagno. << si,>> rispose il barcaiolo <>. << ti ringrazio, mio benefattore>> disse Siddharta quando saltò sull’altra riva. << non ho più alcun dono con cui ricambiare la tua ospitalità, né ho denaro per pagarti il traghetto. non ho casa, io, sono un figlio di un brahmino e un samana>>. << l’avevo ben visto,>> disse il barcaiolo << e non m’aspettavo nessun compenso da te, e nessun dono in cambio dell’ospitalità. mi darai il dono un’altra volta>>. << lo credi ?>> chiese Siddharta di buon umore. << sicuramente. anche questo ho imparato dal fiume : tutto ritorna ! anche tu, o samana, ritornerai. ora addio ! possa la tua amicizia essere il mio compenso. ricordati di me quando sacrifichi agli dei >>. Si separarono sorridendo. Sorridendo si rallegrò Siddharta dell’amicizia e della cortesia del barcaiolo." Back


16. Attraverso un villaggio
"Verso mezzogiorno passò attraverso un villaggio. Davanti alle capanne di loto bambini ruzzolavano sulla strada, giocavano con scorze di zucca e conchiglie, gridavano e s’azzuffavano , ma scapparono tutti spaventati davanti al Samana forestiero...Quello stesso giorno raggiunse, in serata, una grande città, e si rallegrò, poiché desiderava ardentemente trovarsi fra gli uomini. A lungo aveva vissuto nei boschi, e la capanna di paglia del barcaiolo, in cui aveva dormito quella notte, era stata, dopo molto tempo, il primo tetto che si trovasse ad avere sul capo." Back


17. All'ingresso della città
"All’ingresso della città, presso un bel boschetto cintato, s’imbatté nel pellegrino una piccola schiera di servitori carichi di ceste. In mezzo a loro, in un’adorna lettiga portata da quattro persone, sedeva su cuscini rossi, sotto un parasole variopinto, una signora, la padrona. Siddharta si fermò presso l’ingresso del giardino e contemplò la sfilata del corteo, guardò i servi, le ancelle, guardò la lettiga e vide nella lettiga la dama...Siddharta vide quanto fosse bella, e rise il suo cuore. S’inchinò profondamente quando la lettiga s’avvicinò, e rialzandosi spiò nel caro volto luminoso, lesse per un istante nei vividi occhi sotto l’alto arco delle sopracciglia, respirò una ventata di profumo ignoto. Sorridendo accennò un saluto la bella donna, per un attimo, quindi sparì nel boschetto, e dietro a lei i servi. Così mi accosto a questa città, pensò Siddharta, sotto un dolce presagio... Dalla prima persona in cui s’imbatté per strada s’informò del giardino e del nome di quella donna, e apprese che quello era il giardino di Kamala, la celebre cortigiana, e che oltre a quel boschetto ella possedeva una casa in città. Allora egli entrò in città." Back


18. ETA' ADULTA: la vita fra gli uomini
"Già da lungo tempo ormai Siddharta viveva la vita del mondo e dei piaceri, pur senza lasciarsene dominare. I suoi sensi ch’egli aveva ucciso negli aridi anni della vita di Samana, s’erano ridestati, egli aveva assaporato la voluttà, assaporato la potenza : tuttavia per molto tempo era rimasto nel cuore un Samana, e di questo l’accorta Kamala s’era benissimo resa conto... Gli anni passavano, e Siddharta, circondato dal benessere, quasi non s’accorgeva del loro corso. Era diventato ricco e già da tempo possedeva una casa propria con servitù e un giardino fuori della città lungo il fiume. Gli uomini lo stimavano, venivano da lui quando avevano bisogno di denaro o di consigli, ma nessuno gli era realmente vicino, a eccezione di Kamala....Lentamente, come l’umidità penetra nel tronco dell’albero che muore, lo riempie a poco a poco e lo fa marcire, il mondo e la pigrizia erano penetrati nell’animo di Siddharta, lentamente riempivano l’animo suo, lo rendevano pesante e stanco, lo addormentavano. Invece s’erano ravvivati i suoi sensi, molto avevano imparato, molto sperimentato." Back


19. La scelta di abbandonare la città
"Tutti questi anni egli s’era affannato, senza neppur saperlo, e s’era dato un gran da fare, per diventare un uomo come gli altri, come quei bambino, e con tutto questo la sua vita era diventata molto più povera e più miserabile che la loro, poiché i suoi scopi non erano i loro, né egli ne condivideva i pensieri : tutto quel mondo degli uomini - Kamaswami era stato per lui solo un gioco, un ballo a cui si assiste, una commedia. Soltanto Kamala gli era stata veramente cara, preziosa ; ma lo era ancora ? Aveva ancora veramente bisogno di lei? O Kamala di lui ? Non giocavano un gioco senza fine ? Era una cosa, questa, per cui fosse necessario viverre ? No, non era necessario !...E così seppe Siddharta che il gioco era finito, che non l’avrebbe potuto più giocare. Un brivido gli corse per il corpo e nell’anima : sentiva che qualcosa era morto. Per tutto quel giorno egli sedette sotto l’albero di mango, assorto nel ricordo di suo padre,, nel ricordo di Govinda, nel ricordo di Gotama. Per diventare un Kamaswami qualunque aveva abbandonato tutti costoro ? Sedeva ancora quando si fece notte. Con un brivido scorse le stelle, e pensò : << eccomi qui seduto, sotto il mio albero di mango nel mio giardino di delizie>>. Sorrise un poco : era dunque necessario, era giusto, non era un pazzo gioco ch’egli possedesse un albero di mango, un giardino ? Anche per queste cose era finita, anche questo morì in lui. Si alzò, prese congedo dall’albero di mango, prese congedo dal giardino. Non aveva preso cibo tutto il giorno e sentendo fame pensò alla sua casa in città, al suo letto, alla tavola apparecchiata, Sorrise stanco, si scosse e prese congedo da tutte queste cose. In quella stessa notte Siddharta abbandonò il suo giardino, abbandonò la città e non vi tornò mai più." Back


20. Errando nel bosco
"Siddharta errò nel bosco, già lontano dalla città, senza sapere nulla se non questo, che una vita come quella ch’egli aveva per tanti anni condotto era passata, finita, assaporata fino alla feccia e fino al disgusto.... Ardentemente bramava non saper più nulla di sé, aver pace, esser morto ! Oh ! sol che venisse un fulmine ad atterrarlo ! Venisse una tigre a divorarlo ! Sol che ci fosse un vino, un veleno, capace di portargli lo stordimento, l’oblio e il sonno, anche se non avesse dovuto esserci risveglio !" Back


21. Il fiume nel bosco
"Siddharta giunse al gran fiume nel bosco, quello stesso fiume sul quale l’aveva traghettato un giorno un barcaiolo, quando egli era ancora giovane e veniva dalla città di Gotama. Presso questo fiume si fermò e rimase indeciso sulla riva. Stanchezza e fame l’avevano indebolito, e poi perché andare oltre ? dove andare, a quale meta ? No, non c’erano più mete, non c’era più altro che il profondo, doloroso desiderio di scrollare da sé quest’arido sogno, di sputare questo insipido vino, di por fine a questa vita penosa e umiliante. Sulla riva del fiume pendeva un albero inclinato, un albero di cocco ; al suo tronco s’appoggiò Siddharta con la spalla, posò il braccio sulla corteccia e guardò in giù nell’acqua verde, che scorreva senza posa ai suoi piedi, guardò giù e si sentì interamente pervaso dal desiderio di lasciarsi andare e sparire entro quell’acqua. Lo specchio dell’acqua gli rifletteva incontro un vuoto raccapricciante che faceva riscontro al terribile vuoto dell’anima sua... Ed ecco, da riposti ricettacoli della sua anima, dalle remote lontananze della sua vita affaticata, palpitò un suono...<< om !>> diceva tra sé e sé :<>. E seppe di Brahma, seppe dell’indistruttibilità della vita, seppe del Divino, seppe di nuovo tutto ciò che aveva dimenticato." Back


22. ETA' ANZIANA: la vita nella capanna
"Quando raggiunse il traghetto, la barca era appunto pronta, e vi stava dentro lo stesso barcaiolo che una volta aveva trasportato il giovane Samana oltre il fiume. Siddharta lo riconobbe, ma era invecchiato anche lui... Siddharta rimase dal barcaiolo e apprese a manovrare la barca, e se non c’era nulla da fare al traghetto, lavorava con Vasudeva nella risaia, andava per legna, faceva il raccolto dlle banane. Imparò a fabbricare un remo e a riparare la barca, imparò a intrecciare ceste, ed era contento d’imparar tutte queste cose, e i giorni e i mesi gli passavano velocemente... Gli anni passavano e nessuno li contava... In uno di questi giorni... si mosse a quella meta anche Kamala, una volta la più bella della cortigiane... Insieme col piccolo Siddharta, suo figliolo, s’era messa in cammino alla notizia della prossima morte di Gotama, semplicemente vestita, a piedi... Ma improvvisamente emise un piccolo grido, il ragazzo la guardò spaventato, e le vide il volto sbiancato dal terrore : da sotto i suoi abiti sbucò fuori un serpentello nero, dal quale era stata morsicata... . Vasudeva, che si trovava al traghetto arrivò di corsa, prese la donna sulle braccia, la depose nella barca, il fanciullo corse con lui, e ben presto giunsero tutti alla capanna, dove Siddharta stava accendendo il fuoco nel focolare. Egli volse lo sguardo e vide prima il volto del bambino, che toccò meravigliosamente la sua memoria, lo ricondusse a qualcosa di dimenticato. Poi vide Kamala, e la riconobbe subito, sebbene giacesse svenuta nelle braccia del barcaiolo, e immediatamente seppe che quello, il cui volto l’aveva tanto toccato, era suo figlio." Back


23. La fuga del figlio
"Ricco e felice s’era detto, quando aveva recuperato il suo bambino. Ma poiché intanto il tempo passava, e il ragazzo continuava a rimanere chiuso e scontroso, mostrava un cuore pieno d’orgoglio e facile all’ira, non voleva saperne di lavorare, non mostrava alcun rispetto per i due vecchi e saccheggiava gli alberi di frutta di Vasudeva, Siddharta cominciò a comprendere che con suo figlio non gli erano piovuti pace e felicità, ma dolore e affanno.... Lunghi mesi, lungo tempo attese Siddharta che suo figlio mostrasse di comprenderlo, accettasse il suo amore, possibilmente lo ricambiasse.... Venne un giorno in cui i sentimenti del giovane Siddharta proruppero e si manifestarono apertamente contro il padre.... Ma il giorno dopo era sparito. Sparito era pure un cestello intrecciato in corteccia a due colori, nel quale i barcaioli serbavano quelle monetine di rame e d’argento che guadagnavano con il loro lavoro. Sparita anche la barca : Siddharta la scorse ferma dall’altra parte del fiume. Il ragaazzo era fuggito. << devo inseguirlo>> disse Siddharta, che dal giorno prima, dopo le parole oltraggiose del figlio, tremava di dolore." Back


24. La ricerca del figlio
"<< un ragazzo non può andarsene solo per il bosco. perirà. dobbiamo costruire una zattera, vasudeva, per attraversare il fiume>>. << costruiremo una zattera>> disse Vasudeva << per recuperare la nostra barca, che il ragazzo ci ha portato via. ma quanto a lui, dovresti lasciarlo andare, amico, non è più un bambino e sa cavarsi d’impaccio da sé. egli cerca la strada che va in città, e ha ragione, non dimenticartene. fa quel che hai trascurato di fare tu. prende cura di sé, va per la propria strada. ahimè, siddharta, ti vedo soffrire, ma tu soffri dolori dei quali si dovrebbe ridere, dei quali tu stesso ben presto riderai >>. Siddharta non rispose. Aveva già afferrato la scure e cominciò a costruire una zattera di bambù, e Vasudeva lo aiutava a legare le canne con liane." Back


25. Verso l'altra sponda del fiume
"Poi s’imbarcarono, furono spinti al largo, e dovettero poi trascinare la zattera contro corrente lungo l’altra riva del fiume... Siddharta salutò Vasudeva per muovere alla ricerca del fuggitivo." Back


26. Seguendo le tracce del figlio
"Quando già da un pezzo Siddharta era in cammino per la foresta, gli venne in mente che il suo cercare fosse inutile. O il ragazzo era già corso molto innanzi e arrivato in città, o, se era ancora in cammino, si sarebbe nascosto davanti a lui che lo inseguiva. Proseguendo nelle sue ruflessioni, si rese conto, inoltre, che egli stesso non era in pena per suo figlio ; nel suo intimo sapeva benissimo ch’egli non era morto, né lo minacciava nel bosco alcun pericolo. Tuttavia continuava a correre senza posa, non più per salvarlo, ma solo per nostalgia, per vederlo, se possibile, ancora una volta. E corse fino alle porte della città." Back


27. Alle porte della città
"Quando giunse nei pressi della città, si fermò sullo stradone presso l’ingresso del bel giardino che una volta era stato di Kamala, e dov’egli, un tempo, l’aveva vista per la prima volta nella sua portantina. Il passato gli risorse nell’anima, di nuovo si rivide là, giovane, un Samana nudo e barbuto, coi capelli pieni di polvere. A lungo Siddharta rimase lì fermo a guardare attraverso la porta aperta nel giardino : monaci in cotta gialla andavano su e giù sotto i magnifici alberi. A lungo rimase lì in piedi, ripensando, vedendo immagini del passato, riascoltando la storia della sua vita." Back


28. La decisione di rinunciare al figlio
"Dopo aver sostato a lungo presso la porta del giardino, Siddharta intuì ch’era un pazzo desiderio quello che l’aveva sospinto fin qui, ch’egli non poteva aiutare suo figlio, e non doveva vincolarsi a lui. Profondamente sentì in cuore l’amore per il figlio fuggito, come una ferita, e sentì insieme che la ferita non gli era data per rovistarci dentro e dilaniarla, ma perché fiorisse in tanta luce." Back


29. Il ritorno alla capanna nel bosco
"In luogo del desiderio che l’aveva tratto fin qui dietro al figlio fuggito, stava ora il vuoto. Triste si pose a sedere, e sentì qualcosa morire nel cuore, sentì il vuoto, non vide più gioia né scopo. Sedeva assorto, in attesa. Questo l’aveva imparato dal fiume, questo solo : attendere, aver pazienza, ascoltare. E sedette e ascoltò, nella polvere della strada, ascoltò il proprio cuore, come battesse triste e stanco, attese una voce. Molte ore rimase accoccolato in ascolto ; non vedeva più immagini, sprofondava nel vuoto e si lasciava affondare, senza scorgere una via d’uscita....Da questo incantamento lo scosse una mano che si posò sulla sua spalla....Quindi ritornò in silenzio con Vasudeva nel bosco, ritornò al traghetto." Back


30. VECCHIAIA: la meta raggiunta
"Lentamente fioriva, lentamente maturava in Siddharta il riconoscimento, la consapevolezza di ciò che realmente sia saggezza, qual fosse la meta del suo lungo cercare. Non era nient’altro che una disposizione dell’anima, una capacità, un’arte segreta di pensare in qualunque istante, nel bel mezzo della vita, il pensiero dell’unità, sentire l’unità e per così dire respirarla. Lentamente questo fioriva in lui, gli raggiava incontro dal vecchio volto infantile di Vasudeva : armonia, scienza dell’eterna perfezione del mondo, sorriso, unità...Vasudeva sedeva nella capanna e intrecciava una cesta. Non guidava più la barca, i suoi occhi cominciavano a indebolirsi, e non solo gli occhi, ma anche braccia e mani. Soltanto la gioia e la serena benevolenza del suo viso fiorivano immutate. Siddharta si pose a sedere accanto al vecchio, cominciò a parlare lentamente... Mentre parlava - e parlò a lungo - mentre Vasudeva ascoltava tranquillo in volto, Siddharta sentiva quest’attrazione di Vasudeva più forte di quanto l’avesse mai sentita, sentiva i suoi dolori, i suoi affanni svanire, sentiva la sua segreta speranza prendere il volo e di laggiù venirgli di nuovo incontro." Back


31. Il dialogo con Govinda
"In quell’ora Siddharta cessò di lottare contro il destino, in quell’ora cessò di soffrire. Sul suo volto fioriva la serenità del sapere, cui più non contrasta alcuna volontà, il sapere che conosce la perfezione, che è in accordo con il fiume del divenire, con la corrente della vita, un sapere che è pieno di compassione e di simpatia, docile al flusso degli eventi, aderente all’Unità. Quando Vasudeva si alzò dal sedile presso la riva, quando guardò Siddharta negli occhi e vi scorse scintillare la serenità del sapere, gli posò lievemente una mano sulla spalla, con le sue maniere caute e delicate e disse : << aspettavo quest’ora, amico. ora è venuta, lasciami andare. a lungo ho aspettato quest’ora, a lungo sono stato il barcaiolo vasudeva. ora basta. addio capanna, addio fiume, addio siddharta !>>. Siddharta s’inchinò profondamente davanti al compagno che si congedava. << l’avevo sempre saputo>> disse a bassa voce. << andrai nelle foreste, ora ?>>. << vado nelle foreste, vado nell’unità>> disse Vasudeva raggiante di luce. Raggiante si allontanò : Siddharta lo seguì a lungo con lo sguardo. Con profonda gioia, con serenità profonda lo guardò dileguare, e vide i suoi passi pieni di luce, vide il suo capo circonfuso di splendore, vide la sua figura radiosa di luce.... Disse Govinda : << ...ma non hai tu stesso trovato, se non una dottrina, almeno alcuni pensieri, alcuni principi fondamentali che ti son propri e che ti aiutano a vivere ? se tu mi volessi dire qualcosa di ciò riempiresti di gioia il mio cuore>>.... << questa>> disse giocherellando << è una pietra, e forse, entro un determinato tempo, sarà terra, e di terra diventerà pianta, o bestia, o uomo. bene, un tempo io avrei detto : "Questa pietra è soltanto una pietra, non val niente, appartiene al mondo di Maya : ma poiché forse nel cerchio delle trasformazioni può anche diventar uomo e spirito, per questo io attribuisco anche a lei un pregio". così avrei pensato un tempo. ma oggi invece penso : questa pietra è pietra, ed è anche animale, è anche dio, è anche buddha, io l’amo e l’onoro non perché un giorno o l’altro possa diventare questo o quello, ma perché essa è, ed è sempre stata, tutto ; e appunto questo fatto, che sia pietra, che ora mi appaia come pietra, proprio questo fa sì ch’io l’ami, e veda un senso e un valore in ognuna delle sue vene e cavità, nel giallo, nel grigio, nella durezza, nel suono che emette quando la colpisco, nell’aridità e nella umidità della sua superficie...siano o non siano le cose soltanto apparenza, allora sono apparenza anch’io e quindi esse sono sempre miei simili. questo è ciò che me le rende così care e rispettabili : sono miei simili. per questo posso amarle. ed eccoti ora una dottrina della quale riderai : l’amore, o govimda, mi sembra di tutte la cosa principale. penetrare il mondo, spiegarlo, disprezzarlo, può essere l’opera dei grandi filosofi. ma a me importa solo di poter amare il mondo, non disprezzarlo, non odiare il mondo e me ; a me importa solo di poter considerare il mondo, e me e tutti gli esseri, con amore, ammirazione e rispetto>>..." Back





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Questa pagina è stata progettata da Claudia Dalmino e Luigi Lattanzi (a.a. 1995-'96)
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