Dario Ferracin e Andrea Resmini - lo spazio sacro
Note

Il progetto ambientale di morfogenesi
C. Soddu - E. Colabella, Il progetto ambientale di morfogenesi,
C. Soddu - E. Colabella, op. cit. pag.9
C. Soddu - E. Colabella, op. cit. pag.190
C. Soddu - E. Colabella, op. cit. pag.192

Il sacro e il profano
Mircea Eliade ritiene che le ierofanie siano la prima manifestazione specificatamente spaziale del sacro.
Nella loro varieta', dall'avvistamento di un'aquila alla caduta di un fulmine ad un decesso, le ierofanie attribuiscono comunque un carattere unico di ieraticita' al luogo: creano un punto nello spazio. Creando il punto, e la sua area di influenza con esso, si crea per contrapposizione anche l'altro da esso, lo spazio profano.
Mircea Eliade, Il sacro e il profano, Boringhieri, Torino 1967

Pali e segni di confine
Un primo esempio di questo processo puo' essere dato da alcune procedure della comunita' tribale australiana degli Arunta.
Riportiamo da "Terminus", di G. Piccaluga. Gli Arunta consacrano il loro territorio con un semplice palo. Degno di nota e' che questo palo e' mobile e viene innalzato in accordo con lo spostarsi dei territori di raccolta e di caccia: segue la comunita' e offre sempre la sicurezza dell'abitabilita' del territorio circostante, agendo come asse cosmico in perenne mutazione.
E' un segno, questo del palo, di un immagine cosmologica molto diffusa: il pilastro della realta' che sostiene il cielo stesso e' presente sia tra le popolazioni della Gallia preromana che nell'India vedica che tra i nativi americani, con un ampio variare delle forme materiali in cui viene manifestato. Un palo sacro con una funzione maggiormente legata alla stabilizzazione nel tempo era presente tra le popolazioni che abitavano la valle del Nilo.
Il pilastro Djed, questo era il nome, assicurava la ciclicita' dei versamenti alluvionali delle acque, agendo di conseguenza anche come stabilizzatore nello spazio, garantendo il possesso di quelle terre che il fiume scopriva per il periodo del raccolto.

C. Norberg-Schultz
C. Norberg-Schultz, Esistenza spazio e architettura, Officina edizioni, Roma 1982

Lo spazio esistenziale
Per l'uomo, dice ancora Eliade , "la rivelazione di un luogo sacro ha valore esistenziale. Nulla puo' avere inizio,nulla puo' realizzarsi senza la premessa di un orientamento, ed ogni orientamento implica l'acquisizione di un punto fisso".
Raggiungere un centro, un punto fisso, significa quindi arrivare ad una consacrazione, una iniziazione e la ricerca di un centro diventa percio' in quest'ottica fondamentale nella esistenza dell'uomo.

Sull'amorfismo
L'amorfismo, la mancanza di significato dello spazio suscitano apprensione, in quanto la non misurabilita' e la conseguente mancanza di controllo esaltano il senso di disorientamento, ed espongono l'uomo a tutti i rischi, fisici e magici, dell'ignoto.
C'e' un bisogno primario di un luogo sicuro, spazio apotropaico e sacro.

Norberg-Schultz sul centro
Il concetto di centro e' sviluppato ampiamente anche da Christian Norberg-Schultz, e viene da questi ricondotta al modo eminentemente soggettivo in cui l'uomo esperisce il mondo.
Lo spazio dell'esistenza umana e' uno spazio radiante, e la stessa dimensione limitata del noto si adatta alla centralizzazione: questo significa che da un punto di vista percettivo un luogo e' e resta per Norberg-Schultz fondamentalmente rotondo.
Solo successivamente gli schemi topologici elementari dello spazio esistenziale evolvono, sempre secondo Norberg-Schultz, dal semplice rapporto di vicinanza ad un modello piu' strutturato caratterizzato da continuita' e recinzione.
La topologia, ancora secondo Norberg-Schultz, non tratta di distanze permanenti, o di angoli ed aree, ma di rapporti di vicinanza tra spazi ed oggetti, separazione, successione, recinzione e continuita'. Allo stesso modo la direzione verticale, l'ascendere e il precipitare, assumono particolari accezioni in questo modello.
La verticale infatti, da sempre considerata l a dimensione sacra dello spazio, rappresenta il percorso verso una realta' diversa da quella della quotidianita'. L'axis mundi non e' solo il centro della terra: rappresenta anche il piu' importante nesso tra le zone cosmiche della esistenza. Assieme al centro, il percorso costituisce una caratteristica fondamentale dell'esperienza umana e rappresenta uno dei grandi simboli delle origini.

Cromlech
Altri esempi conosciuti sono il Devil's Den, nei pressi di Avebury, Silbury Hill, i Durrington Walls, la Robin Hood's Ball. Di questi Stonehenge e' quello che ha richiesto piu' ore di lavoro per la realizzazione, circa 30.000.000 a cavallo del tardo Neolitico.
In generale tutta l'area del Wessex meridionale, in un quadrato ideale di non piu' di sessanta chilometri di lato, conserva tracce importanti di lavori di stabilizzazione.

Henge ed hinge
Il significato di "henge", o "hinge", nell'inglese medievale era quello di un grande recinto circolare aperto ma con fossato, contenente all'interno una o diverse costruzioni in legno a pianta circolare, con struttura portante costituita da piu' file concentriche di grossi pali verticali.
Questi edifici erano generalemente coperti da uno o piu' tetti anulari ed avevano un diametro che poteva arrivare ad una quarantina di metri.
Stonehenge, l' "henge" di pietra, era all'epoca considerato luogo costruito ed infestato dagli antichi spiriti pagani della zona, nonch‚ per buona misura "pascolo del demonio". Un'altro possibile significato del termine "henge" e' riportato da C. Chippindale in Stonehenge complete, e richiama invece il verbo "to hang", appendere, sospendere.
Il luogo megalitico sarebbe secondo questa lettura il posto delle "hanging stones", le pietre sospese, identificate con i triliti esterni.

Stonhenge complete
C. Chippindale, Stonehenge complete, Thames & Hudson, London 1994 C. Chippindale, op. cit. pagg. 182 e seg.

Sarsens
Il termine "sarsen", peraltro non citato dal Collins Vocabulary, sta ad indicare un particolare tipo di pietra arenaria di colore grigio rossastro. Qui indica anche i singoli monoliti del complesso.
Piu' avanti si e' deciso di non tradurre del pari il termine "bluestones", per l'impossibilita' di identificare univocamente in italiano il tipo di roccia.

J. Aubrey
John Aubrey, 1626-c.1692. Autore di una delle prime ricerche documentate, svolta in loco, su Stonehenge. Riportata nei Monumenta e poi inclusa nella Britannia di E. Gibson, 1695.

Heel stone
Letteralmente "pietra del tallone". I nomi risalgono per la maggior parte alla fine del XVIII e all'inizio del XIX secolo, e sono adottati per convenzione.

Sulla datazione
Lo stesso Chippindale, op. cit., cap.17, rileva come nella stesura delle fasi, diversi posizionamenti e crolonologie riguardanti le station stones e alcuni dei triliti esterni sono alquanto arbitrarie. Le indicazioni sono quindi di massima e variano in accuratezza.

Slaughter stone
La "pietra del macello", a causa del forte colorito rossastro di alcune risalite superficiali di sali ferrosi.

Lintel
"Lintel" deriva secondo Chippindale dal latino "limen", proprio per la valenza di soglia, confine, che l'orizzontamento assume.

Altar stone
Ovviamente la "pietra dell'altare".

Modelli tridimensionali
Dettagliatamente documentato alla pagina "La costruzione dei modelli tridimensionali"

Temenos
J. Le Goff, Tempo della chiesa e tempo del mercante, Einaudi Torino 1984

Fiabe e percorso
Si tratta di fiabe del disorientamento spaziale, di cui non mancano esempi cospicui nemmeno nella tradizione araba ed orientale, e che incominciano a venir meno mano a mano che la invenzione del tempo meccanico si afferma: Cenerentola, fabula piu' tarda, e' un racconto in cui il solo elemento temporale e' importante ai fini dell'evento drammatico.

Oralita' e scrittura
W. Ong, Oralita' e scrittura, Il mulino Bologna 1986

Tholos e santa Cristina
Come invece si ha nel complesso ipogeo di Santa Cristina in Sardegna.

Chiesa e basilica
La differenziazione sta nel come viene interpretato lo spazio del luogo sacro. Se la basilica e' comunque una rivisitazione della strada forense romana, sostanzialmente indifferenziata, la chiesa e' uno spazio orientato e gerarchizzato, ordinato per eventi.

santa Costanza
Come nel cerchio sacro di Santa Costanza a Roma, ad esempio.

Misteri medievali
A. Nicoll, Lo spazio scenico, Bulzoni Editore Roma 1971

La cerimonia del te'
K. Komparu, The Noh Theater, Weather Hill New York, Tokio, 1983

Spazi e rituali
K. Komparu, op. cit.
Proviamo ad esempio a pensare al rituale e agli spazi in cui avviene la vestizione del celebrante: troviamo una certa corrispondenza tra sacrestia e kagami no ma, tra palco e altare, dove l'eucarestia celebra l'epifania divina.


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Last updated on February 25th 1997