DIARIO DI VIAGGIO: LA TORRE FARO

 

La scena si apre di fronte ad un edificio isolato. L’atmosfera trasuda calore come se il sole sia sul punto di esplodere. Un abitante percorre ad ampie falcate lo spiazzo deserto. L’edificio svetta slanciato come un razzo pronto al decollo, con un coronamento simile alle canne di un organo.


Sono alle prese con l’individuazione dei possibili punti di fuga, rintracciabili in base alle linee prospettiche. Nella parte superiore dell’edificio le linee concorrono in due fuochi ben distinti; al centro della costruzione i punti di fuga si moltiplicano, mentre nei pressi del basamento le linee concorrono nuovamente nei due fuochi precedentemente individuati. Devo per forza procedere in modo approssimato; devo tralasciare parte delle linee prospettiche se voglio ricostruire un edificio stereometricamente accettabile.


Il punto di vista è distante dall’edificio, ad una altezza assai superiore a quella di un uomo. Ho scelto i due fuochi, ed ho fissato la posizione dell’osservatore in un punto della semicirconferenza avente la distanza tra i due fuochi come diametro.

La mia assonometria sarà monometrica, con gli angoli a 30 e 60 gradi. L’osservatore si trova posizionato sulla destra del disegno.


Decido di iniziare dal basamento: presenta una gradinata che conduce all’ingresso dell’edificio e termina lateralmente con due corpi semicilindrici. E’ situato su un marciapiede che, dal disegno di Sant’Elia, ha uno spessore indefinito.

Per determinare l’altezza del basamento posso supporre che il contrafforte destro termini in linea con esso. Determinata la linea prospettica corrispondente al piano superiore del marciapiede, conduco per lo spigolo del contrafforte di destra una linea verticale. Tale verticale incontra la linea a terra del basamento in un punto per il quale faccio passare la linea prospettica proveniente dal punto di fuga di sinistra. Quindi, con un’ulteriore verticale, mi riporto al piano stradale. Con quest’operazione sono in grado di ricostruire sia l’altezza del basamento che le dimensioni del marciapiede.

Devo risolvere la volumetria dei corpi semicilindrici alle estremità del basamento. Posso risolvere l’indeterminazione causata dall’assenza di spigoli come meglio credo, nel senso che posso decidere quale spessore assegnargli. Per quanto riguarda il semicilindro più prossimo all’osservatore è sufficiente condurre un raggio visuale passante per l’estremo verticale tracciato da Sant’Elia. Una volta prefissato lo spessore posso posizionare il centro del cerchio nel punto ritenuto più opportuno.

La scalinata... In base al disegno dell’architetto l’estremità sinistra dei gradini termina poco oltre il centro del basamento. Devo intervenire replicando simmetricamente la parte di gradinata già disegnata sulla parte destra. In tal modo il modello finale differirà dalla costruzione disegnata da Sant’Elia; d’altra parte se seguissi fedelmente i tratti di Sant’Elia otterrei un edificio irregolare, non conforme all’impressione di simmetria che si ricava dall’osservazione del disegno.


Mi sto dedicando al completamento del basamento, ma mi rendo conto che è opportuno fermarmi. Ritengo che la Torre Faro sia posta al centro del basamento, almeno secondo l’idea di partenza dell’autore; eseguendo la proiezione delle linee di costruzione, invece, questa circostanza viene negata dal fatto che la parte di basamento retrostante l’ingresso risulta notevolmente più lunga della parte antistante.

Decido dunque di abbandonare la ricostruzione del basamento, e di concentrarmi sulla Torre.

Il contrafforte di destra è un corpo inclinato che si attacca al fianco dell’edificio e che sostiene delle mensole sulle quali poggiano alcune sculture di cui non riesco a percepire l’esatta forma, e che non intendo rappresentare in quanto accessorie.

Per determinare le dimensioni del contrafforte in questione devo fissare la posizione dei suoi spigoli verticali. Avendo precedentemente supposto che il basamento fosse in linea con lo spigolo estremo del contrafforte, mi è però agevole ricavare la linea prospettica relativa al suo spessore; a questo punto sono in grado di ricostruire per punti sia il resto del contrafforte, sia le mensole sopraelevate.


Dietro le mensole corrono delle fasce verticali tra le quali sono verosimilmente poste alcune finestrature rettangolari molto strette ed alte. Eseguita la loro restituzione assonometrica, devo adesso interpretare la conformazione dell’elemento di forma rettangolare che giunge sino al coronamento dell’edificio. A mio avviso si tratta di una serie di cornici concentriche rettangolari rientranti; al centro della cornice più interna vi sono alcuni elementi di colore scuro. Anche in questo caso, dopo avere interpretato la forma dell’elemento, la sua restituzione è stata sufficientemente agevole.

Sulla facciata principale della Torre ci sono due avancorpi aggettanti che si saldano nella parte inferiore con una parete piana. Innanzitutto devo effettuare una verifica circa la loro sezione - ellittica o circolare? -.

Mi concentro sull’avancorpo più prossimo all’osservatore. Se conduco la retta tangente ad ambedue gli avancorpi - passante per il fuoco di sinistra - e la incrocio con la retta condotta per il fuoco di destra e passante per lo spigolo superiore della fiancata dell’edificio, ottengo un punto che rappresenta uno dei vertici del quadrilatero che circoscrive l’avancorpo. Supponendo che i punti di tangenza precedentemente individuati si identifichino con le estremità dei corpi aggettanti, facendo passare il raggio visuale per il punto relativo all’avancorpo di destra sono in grado di riportare in assonometria i lati di tale quadrilatero. Nella fattispecie ho potuto verificare che si tratta di un quadrato, e dunque che gli avancorpi hanno una sezione semicircolare.

Per simmetria ho riportato la forma di questo avancorpo sugli altri tre angoli della Torre.

Con una certa facilità ho potuto ricostruire la decorazione frontale ed il sottostante finestrone con smusso.


Ho dimensionato il piano obliquo sotto al finestrone, e l’ingresso. Anche quest’ultimo consiste di una serie di cornici concentriche.

La parte retrostante dell’edificio l’ho realizzata come il fronte principale, a parte il piccolo arretramento presente in esso. Sono libero di realizzare oppure no l’ingresso.

Proiettando i raggi visuali per i punti estremi delle colonne del basamento, ne posso ricavare le dimensioni e la loro distanza relativa.

Per quanto concerne l’ingresso laterale con i portoni, e la scala che conduce al livello interrato - preceduto da tre archi - mi sono concesso la licenza di decidere l’entità del dislivello esistente tra il piano terra e quello interrato, e di realizzare la gradinata che ritenevo più confacente.

Dulcis in fundo la lanterna... È un gruppo di elementi cilindrici che ho ricostruito con la maggiore fedeltà possibile, cercando di rispettarne le proporzioni e la volumetria.


Una volta riportata l’assonometria in AutoCAD, mi sono reso conto che l’aspetto finale della Torre Faro non è eccessivamente diverso da quello dell’edificio disegnato da Sant’Elia, tranne che in un particolare: gli avancorpi retrostanti, che nel disegno di Sant’Elia sono bene in evidenza, nella prima versione da me realizzata risultano praticamente impercettibili. Volendo ottenere un modello che rispettasse più fedelmente il disegno originario, ho traslato gli avancorpi aggiungendo un tratto di parete laterale.

In questo caso si perde ovviamente la simmetria della costruzione.

Forse Sant’Elia vuole alludere nel disegno ad un movimento che egli ha compiuto mentalmente, ma che si riferisce ad un’effettiva traslazione verso la parte posteriore? Futurismo?


Il fatto che della Torre siano visibili solamente due fiancate ho predisposto il file di AutoCAD in modo che sia possibile mutare la struttura dell’edificio, attraverso una serie di varianti che mostrano diverse possibilità di organizzazione: raddoppi degli ingressi laterali e delle gradinate di accesso; presenza di uno o due ingressi contemporaneamente; ecc...

Nella fase di 3DStudio ho inventato dei materiali che rispecchiassero fedelmente i colori, la consistenza, la texture apparente delle superfici; allo stesso modo il cielo non è azzurro, bensì dello stesso colore irreale e allo stesso tempo materico dello schizzo di Sant’Elia.