Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde

.... L'adorazione dei sensi è stata spesso, e con ragione, screditata, perchè gli uomini provano un naturale, istintivo terrore per le passioni e le sensazioni che sembrano più forti di loro stessi e che essi sanno di condividere con le meno nobili forme di esistenza. Ma pareva a Dorian Gray che la vera natura dei sensi non fosse mai stata compresa, o fosse rimasta selvaggia e bruta solo perché il mondo aveva cercato di opprimerla e mortificarla, o di ucciderla con le sofferenze invece di cercar di farne il motivo di una nuova spiritualità la cui nota dominante fosse un profondo intuito della bellezza. Se si volgeva a guardare il cammino dell'uomo nella storia, si sentiva oppresso da un senso di inutile spreco. A quante cose si era rinunciato, e con qual misero guadagno! Vi erano state folli volontà rinunciatarie, mostruose forme di macerazione e di rinnegamento di sé, tutte causate dalla paura e con l'unico risultato di una degradazione infinitamente più terribile di quella a cui, nella loro ignoranza, gli uomini avevano cercato fuggire. La natura, nella sua meravigliosa ironia, nutriva l'anacoreta insieme con gli animali selvaggi del deserto e dava come compagni all'eremita le bestie dei campi.

... Tale era, ad ogni modo, l'opinione di Dorian Gray. Si meravigliava della superficiale psicologia di coloro che considerano l'ego umano come una sostanza semplice, immutevole, sicura e di unica essenza. Per lui, l'uomo era un essere dotato di miriadi di vite e di miriadi di sensazioni, una creatura complessa e multiforme che portava con sé strane eredità di pensiero e di passione e la cui carne era corrotta dalle mostruose malattie della morte.

 
 

La linea d'ombra di Joseph Conrad

Solo i giovani hanno momenti simili. Non penso ai giovanissimi. No, i giovanissimi, propriamente parlando, non hanno momenti. E' privilegio della prima giovinezza vivere in anticipo sui propri giorni, in tutta la bella continuità di speranze che non conosce pause o introspezioni.

Si chiude dietro di noi il cancelletto della pura fanciullezza - e ci si addentra in un giardino incantato. Persino le ombre vi risplendono promettenti. Ogni svolta del pensiero è piena di seduzioni. E questo non perché sia una terra inesplorata. Si sa bene che tutta l'umanità ha già percorso questa strada. E' il fascino dell'esperienza universale dalla quale ognuno si aspetta una sensazione particolare e personale - un po' di noi stessi. ….
 
…. Pure, all'improvviso, abbandonai tutto. Lo feci in quel modo illogico per noi, con cui un uccello vola via dal ramo confortevole di un albero. Come se inconsciamente avessi sentito o visto qualcosa. Be' - forse! Un giorno tutto era perfettamente a posto e l'indomani tutto era scomparso - l'incantesimo, il piacere, l'interesse, la soddisfazione - proprio tutto. Era uno di quei momenti, sapete. Il nascente malessere della tarda giovinezza si impadronì di me e mi trascinò via. ….
 
…. Una nave! La mia nave! Era mia, completamente mia, da dominare e curare più di qualsiasi cosa al mondo: un "oggetto" di responsabilità e devozione. Era lì ad aspettarmi, colpita da un maleficio, senza potersi muovere, vivere e andare per il mondo (fino al mio arrivo), come una principessa stregata. Il suo richiamo mi era arrivato quasi dal cielo. Non avevo mai sospettato la sua esistenza. Non sapevo che aspetto avesse, avevo appena sentito il suo nome, pure saremmo stati indissolubilmente uniti per buona parte del nostro futuro, per affondare o navigare insieme.

Un'ondata improvvisa di ansia e di impazienza mi corse per le vene, dandomi un tale senso di pienezza vitale, che non ho mai avvertito né prima né dopo di allora. Presi coscienza di quanto fossi marinaio, di cuore, di mente e addirittura fisicamente - un uomo soltanto di mare e di navi. Il mare, l'unico mondo che contava veramente, le navi banco di prova della virilità, del carattere, del coraggio, della fedeltà - e dell'amore.

 
La luna e i falò di Cesare Pavese
 
C'è una ragione perchè sono tornato in questo paese, qui e non a Canelli, a Barbaresco o in Alba. Qui non ci sono nato, è quasi certo;
dove son nato non lo so; non c'è da queste parti una casa nè un pezzo di terra nè delle ossa ch' io possa dire "Ecco cos'ero prima di nascere". non so se vengo dalla collina o dalla valle, dai boschi o da una casa di balconi. La ragazza che mi ha lasciato sugli scalini del duomo di Alba, magari non veniva neanche dalla campagna, magari era la figlia dei padroni di un palazzo...
Chi può dire di che carne sono fatto? Ho girato abbastanza il mondo da sapere che tutte le carni sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si stanca e cerca di mettere radici, di farsi terra e paese, perchè la sua carne valga e duri qualcosa di più che un comune giro di stagioni.
 
 Così questo paese, dove non son nato, ho creduto per molto tempo che fosse tutto il mondo. Adesso che il mondo l' ho visto davvero e so che è fatto di tanti piccoli paesi, non so se da ragazzo mi sbagliavo poi di molto. Uno gira per mare e per terra, come i giovanotti dei miei tempi andavano sulle feste dei paesi intorno, e ballavano, bevevano, si picchiavano, portavano a casa la bandiera e i pugni rotti. ...

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. Ma non è facile starci tranquillo. Da un anno che lo tengo d' occhio e quando posso ci scappo da Genova, mi sfugge di mano. Queste cose si capiscono col tempo e l' esperienza.
 
 
 

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