Giunsi una sera in una piccola stazione e mentre aspettavo il treno mi assopii. Mi svegliò un improvviso rumore di stantuffo.

Balzai in piedi pensando che fosse il treno, ma quell'ansito proveniva da un uomo. Piuttosto grasso, con un'enorme valigia.

Corse verso il binario nonostante il treno non fosse ancora arrivato.Posò la valigia, guardò l'orologio, si sedette, si asciugò il sudore e mi fissò.

Pronunciò una frase: "La vita di un puntuale è un inferno di solitudini immeritate", e continuava a fissare l'orologio affisso al muro.

Voleva segnalarmi il ritardo del treno. Io spalancai le braccia come a dire: "E noi cosa possiamo farci".

"Come invidio - disse lui - questa sua rassegnazione". La vita del puntuale è un inferno nel quale si attende la morte sperando che almeno lei sia puntuale.

Finalmente arrivò il treno. L'uomo salì su un vagone in coda. Restammo fermi ancora qualche minuto e mentre pensavo alla sofferenza

che quella sosta avrebbe provocato allo sconosciuto, lo vidi lì, in piedi sulla pensilina. Mi salutò con un gesto sconsolato menrte il treno partiva.

Notai che non aveva più con sé l'enorme valigia. Di lì a poco il treno saltò in aria e se oggi posso raccontare questa storia è perché

Dio volle che fossi lontano dal vagone con la valigia-bomba. Da quel giorno mi chiedo: "E se dietro tutte le stragi impunite, le bombe misteriose, il sangue versato

non ci fosse alcuna organizzazione criminale, ma solo la disperata ribellione di un ometto puntuale contro un mondo in perenne ritardo?

Dato che non ci è concesso sperare altro, perché non pensarlo?

Is this the real life / is this just fantasy / caught in a landslide / no escape from reality / open your eyes, look up to the sky and see /

I`m just a poor boy, I need no sympathy / because I`m an easy come, easy go / little high, little low /

anyway the wind blows / doesn`t really matters to me, to me...