Guardando il dipinto non può non venire in mente la forza comunicativa del
romanticismo. Subito torna alla memoria il senso romantico di "totale convivenza
dell'uomo finito e tuttavia colmo di aspirazione all'infinito con la natura immensa e possente".
Credo che questo dipinto più di altri metta ben in evidenza la coscenza della
solitudine dell'uomo, e la sua angosca verso l'ignoto. La voglia che l'essere umano
ha di conoscere mi sembra sia spiegata dalla posizione poco casuale in cui il soggetto
si trova: nella roccia più alta. In quella posizione l'uomo si illude di poter vedere
lontano, e allora si spinge più in alto che può. Una volta raggiunta la vetta, osserva.
Io, guardando il dipinto, ho l'impressione che l'uomo non stia guardando un punto fisso,
ma che almeno in un primo tempo abbia fatto oscillare il capo dal basso verso l'alto,
guardando prima gli scogli vicini, poi le onde che si infrangono violentemente nella
scogliera, in seguito il mare minaccioso e per finire, in lontananza, l'ignoto.
Mi torna in mente (riminescenze del liceo) il "sublime", e riprenderò quindi la
spiegazione di tale concetto, fatta da uno dei più grandi filosofi tedeschi, Kant:
Sublime é il senso di sgomento che l'uomo trova difronte alla grandezza della natura,
sia nel suo aspetto pacifico, sia ancor più nel momento della sua terribilità,
quando ognuno di noi sente la sua piccolezza, fragilità e finitezza, ma al tempo stesso,
proprio perché coscente di questo, intuisce l'infinità e si rende conto che l'anima
possiede una facoltà superiore alla misura dei sensi.


back