Nonostante la complessità del lavoro penso di essere riuscita, dopo le prime difficoltà, a gestirlo e a capire il meccanismo e la logica di ciò che mi è stato richiesto.

Ho trovato più interessante la creazione di uno spazio rispetto a quella di un oggetto.

Mi sembra che la creazione di uno spazio comporti molte più possibilità di scelta soprattutto se tale spazio non ha vincoli con la FUNZIONALITA’.

 

Sono riuscita a creare dei codici di trasformazione anche se non li ho utilizzati tutti negli esempi delle mie creazioni, ma ciò non ha particolare rilievo dal mio punto di vista dato che gli esempi, come dice la parola, non sono delle forme uniche ma sono solamente esempi, non creazioni statiche e definitive. Con questo intendo dire che i codici che non ho utilizzato non sono inutilizzabili nel mio lavoro, anzi, sono pronti per essere applicati ad altre creazioni.

Ho trovato per me limitante il dover cercare un immaginario di riferimento.

Mi sentivo troppo vincolata a qualcosa di già esistente, tale operazione di astrazione da qualcosa di già dato  isteriliva il campo delle mie idee, anche se comunque considero tale riflessione puramente un fatto personale e assolutamente nulla di generale.

 

Per quanto riguarda gli aggettivi che ho scelto penso di averli sviluppati tutti e tre più o meno equamente.

L’aggettivo colorato resta molto legato all’intervento della luce.

 

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