"CHIUDI
IL TUO OCCHIO FISICO, COSI' CHE TU POSSA VEDERE IL QUADRO CON L'OCCHIO
DELLO SPIRITO. POI PORTA ALLA LUCE DEL GIORNO CIO' CHE HAI VISTO NELL'OSCURITA',
COSI' CHE POSSA REAGIRE CON GLI ALTRI, DALL'ESTERNO VERSO L'INTERNO."
Nell'osservare il quadro
sono queste le azioni che ho fatto senza neanche rendermene conto. Ho
chiuso gli occhi e ho guardato il quadro immaginandolo e cercando di
rappresentarlo con l'occhio del mio spirito, con la mia espressività interiore.
E allora e' come se ne avessi creato dentro di me un nuovo. Ho interpretato il
paesaggio rappresentato da vari punti di vista, che si sono come disegnati nella
mia mente in una determinata successione.
Prima ad occhi aperti ho rivisto il quadro così com'è e ho provato una
sensazione di malinconia, di disagio, forse per la presenza di questa
figura umana vista di spalle di fronte all'infinito della natura. Quasi
come se riflettesse sul senso della vita, che gli avrebbe portato solo
dolore.
Poi però chiudendo gli occhi il mio punto di vista e' cambiato ora ero io
protagonista di quel quadro e visto che ne ero diventata la "padrona"
volevo trasformare quella sensazione di dolore e malinconia (che non mi
appartiene e che mi aveva creato disagio) in speranza. E' questa la sensazione
che ho provato nell'oscurità del mio occhio chiuso, la speranza in un futuro
pieno di novità, di nuove emozioni da scoprire.
CONSIDERAZIONI
SUL LAVORO SVOLTO:
Grazie al lavoro svolto durante il Laboratorio di Disegno Industriale Ambientale
1
ho trovato un metodo di progettazione (sicuramente
da approfondire e migliorare) per riuscire a trasformare l'esistente in possibile.
Ho capito che la progettazione deve essere vista all'interno del campo di trasformazione.
Progettare vuol dire trasformare le cose seguendo logiche progressive per regolare il complesso.
E nel corso della progettazione (se pur semplice)del mio spazio ho imparato (per esperienza)
che non si ottiene mai la certezza dell'opera, mi sono infatti spessissimo
imbattuta in correzioni nella formulazione del mio spazio/oggetto per arrivare al
meglio, si ha un continuo cambiamento.
Sono partita dalla ricerca di un immaginario di riferimento dopo aver scelto tre aggettivi. Ho definito poi dei codici che sono codici di trasformazione che devono permettere di raggiungere i caratteri espressi con gli aggettivi.Agli aggettivi ho quindi associato processi di trasformazione per intuire delle regole, delle leggi che sono a mio parere più funzionali. In seguito ho scelto il mio catalizzatore (la scala a pioli) come oggetto di riferimento, di partenza, di organizzazione e non di forma; non bisogna infatti affezionarsi alla forma ma al modo per trasformarla attraverso l'utilizzo dei codici. Ho progettato il mio spazio dando molta attenzione ai punti di vista, che possono essere considerati come ipotesi per raggiungere gli obiettivi. Ho creato lo spazio in modo tale che in ogni punto ho una vista dello stesso oggetto diversa.