CATALIZZATORE
NARRATIVO
..."Ti
è mai accaduto di vedere una città che assomigli a questa?"
chiedeva
Kublai a Marco Polo sporgendo la mano inanellata
fuori
dal baldacchino di seta del bucintoro imperiale, [...]
"No,
Sire," rispose Marco, "Mai avrei immaginato che
potesse
esistere una città simile a questa." L'imperatore
cercò
di scrutarlo negli occhi. Lo straniero abbassò lo sguardo.
Kublai
restò silenzioso per tutto il giorno. Dopo il tramonto,
sulle
terrazze della reggia, Marco Polo esponeva al sovrano
le
risultanze delle sue ambascerie. D'abitudine il Gran Kan
terminava
le sue sere assaporando ad occhi socchiusi
questi
racconti finchè il suo primo sbadiglio non dava il segnale
al
corteo dei paggi d'accendere le fiaccole per guidare il sovrano
al
Padiglione dell'Augusto Sonno. Ma stavolta Kublai non
sembrava
disposto a cedere alla stanchezza. "Dimmi ancora
un'altra
città!" insisteva. "...Di là l'uomo si parte e cavalca tre
giornate
tra
greco e levante..." riprendeva a dire Marco, e ad enumerare nomi
e
costumi e commerci d'un gran numero di terre. Il suo repertorio poteva
dirsi
inesauribile, ma ora toccò a lui d'arrendersi. Era l'alba quando
disse:"Sire,
ormai ti ho parlato di tutte le città che conosco."
"Ne
resta una di cui non parli mai." Marco Polo chinò il capo.
"Venezia!"
disse il Kan. Marco sorrise. "E di che altro credevi che ti
parlassi?"
L'imperatore non battè ciglio. "Eppure non ti ho mai sentito
fare
il suo nome." E Polo:"Ogni volta che descrivo una città dico
qualcosa
di Venezia." "Quando ti chiedo d'altre città voglio
sentirti
dire di quelle. E di Venezia quando ti chiedo di Venezia."
"Per
distinguere le qualità delle altre, devo partire da una prima
città
che resta implicita. Per me è Venezia." "Dovresti allora cominciare
ogni
racconto dei tuoi viaggi dalla partenza, descrivendo Venezia così
com'è,
tutta quanta, senza omettere nulla di ciò che ricordi di lei."
L'acqua
del lago era appena increspata; il riflesso di rame dell'antica
reggia
dei Sung si frammentava in riverberi scintillanti come foglie
che
galleggiano. "Le immagini della memoria, una volta fissate con le
parole,
si cancellano" disse Polo. "Forse Venezia ho paura di perderla
tutta
in una volta, se ne parlo. O forse, parlando d'altre città, l'ho
già
perduta
a poco a poco.