Il quadro é dentro alla costruzione; le diverse realtá "sono" contemporaneamente, sono nello stesso luogo, "é" la stessa intuizione.

Se potessimo per assurdo arrestare nell'istante il tempo e il suo fluire, se potessimo girare attorno alla nostra "tela", comprenderemmo ció che in realtá possiamo solo debolmente intuire come una fastidiosa sensazione di esasperante limitatezza.

Non c'é inganno! Non c'é vero e non esiste falso.

La tela ed il tempio hanno eguale diritto di assurgere alla definizione di "realtá" ma il tempio appare come irreale nei colori e nei materiali perché in veritá é stato detto che non esiste.

Dal portico di ingresso si intravvede l'ombra di chi, come noi, é dentro al tempio, ipnotizzato dalla spirale luminosa che ci attrae e persuade a cercare le risposte piú lontane, il raggiungimento della luna, quando invece basterebbe voltarsi ed uscire.

Si scopre cosí che anche le cose semplici sono complicate e che quelle complicate sono naturalmente, ovviamente, incredibilmente semplici . . . . . che il dipinto é nel tempio e che il tempio é nel dipinto.