GIACOMO BALLA

(Torino 1871 - Roma 1958)

Nel 1895 si stabilisce insieme alla madre a Roma. Nel 1899 partecipa per la prima volta all'Esposizione annuale della Società degli Amatori e Cultori, manifestazione artistica alla quale sarà presente, costantemente, fino al 1914 ed alle edizioni del 1928 e del 1929. Nel settembre del 1900 parte per Parigi, dove visita l'Esposizione Universale, nella quale ha modo di vedere, oltre ai quadri dei divisionisti italiani, le opere dei pittori dell'impressionismo e del neoimpressionismo francesi, quelle della Secessione austriaca, e gli studi fotografici sul movimento di Etienne- Jules Marey. Durante il soggiorno parigino rimane colpito dagli effetti della luce notturna e dell'illuminazione artificiale delle strade, come dimostrano i numerosi quadri, realizzati tra il 1900 e il 1902, in cui rappresenta la città di notte. Nel 1903 viene ammesso, per la prima volta, alla Biennale d'Arte Internazionale di Venezia con il Ritratto di Roesler-Franz. In questi anni indirizza il proprio interesse nei confronti delle tematiche del verismo sociale e realizza le quattro grandi tele del ciclo, mai portate a termine, Dei Viventi. Nel primo decennio del '900 affianca a tele dipinte con la tecnica divisionista della scomposizione del colore, una serie di quadri monocromi, raffiguranti scene notturne ed interni, tra cui "Il Dubbio" . A partire dal 1906 si interessa, soprattutto, allo studio di problemi luministici. L'11 febbraio del 1910 sottoscrive "Il Manifesto dei Pittori Futuristi" e, nell'aprile dello stesso anno il "Manifesto tecnico della Pittura Futurista"; tuttavia, almeno fino al 1912, non vi è sentore, nelle sue opere, della partecipazione al movimento di Filippo Tommaso Marinetti. Nel 1911 fa parte del comitato organizzatore dell'Esposizione Internazionale di Roma alla quale partecipa anche in veste di espositore con "Il Ritratto di Nathan". Espone alcune tele alla Mostra Futurista allestita nel Foyer del Teatro Costanzi di Roma, dove figuravano anche opere di Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Gino Severini e Ardengo Soffici. In queste tele Balla analizza il movimento di un "corpo vivente", rappresentando la sequenza degli spostamenti della figura nello spazio. Nel 1914 invia ventisette opere alla LXXXXIII Esposizione di Belle Arti della Società degli Amatori e Cultori, suscitando la perplessità della critica, che lo trova eclettico. Nel 1915 firma con Fortunato Depero il "Manifesto della Ricostruzione Futurista dell'universo". Realizza anche alcune scenografie. Dal 1921 al 1928 si dedica all'esecuzione di opere decorative e alla progettazione di oggetti di arte applicata, mobili, paraventi, piatti, ceramiche e stoffe. Nel 1929 firma il "Manifesto della aeropittura". Dal 1931 prende le distanze dal Futurismo e la sua produzione successiva testimonia un ritorno alla pittura figurativa.



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