FUTURISMO
IMMAGINI FUTURISTE
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Movimento artistico-letterario,
considerato " come il primo movimento di avanguardia provvisto di
una di una ideologia globale, artistica ed extra-artistica, abbracciante
i vari campi dell’esperienza umana, dalla letteratura alle arti figurative
e alla musica, dal costume alla morale e alla politica " (L. DE MARIA,
1973, p. XIV). Obiettivo della polemica futurista – sorretta da venature
vitalistiche (Bergson, Nietzsche) e fermenti anarcoidi – erano tutte le
forme nelle quali si estrinsecava la tradizione " borghese ".
" Nella coscienza dei futuristi le formule accademiche, i filtri e
le ricette della cucina pittorica e plastica di maniera, gli archi, le
volte, le colonne e la statuaria classicista, furono fatte saltare in pezzi
". Ciò che i futuristi intendevano rifiutare e combattere era
infatti " L’ arte come fatto metafisico, staccata appunto dalla vita
e immobile nei suoi meccanismi compositivi ".
La prima dichiarazione della poetica futurista consiste in un ’ manifesto
’, datato 11 febbraio 1909, pubblicato in francese su Le Figaro il 20 febbraio
1909 e poi in italiano nella rivista Poesia (nn. 1-2), redatto da F. T.
Marinetti, considerato il fondatore e I’ animatore del movimento. Sono
in esso già esplicitamente formulate le idee-guida del Futurismo
suddivise in undici punti, di cui i primi quattro esaltavano le virtù
della temerarietà, dell' energia e dell' audacia, mentre rivendicavano
la suprema magnificenza della velocità meccanica, in quel passaggio
ormai famoso che dichiarava che una macchina da corsa è più
bella della Vittoria alata di Samotracia. I punti dal quinto al nono continuavano
a idealizzare il conducente di un tale veicolo come parte integrante delle
taiettorie dell' universo, e seguitavano celebrando diverse altre virtù,
come il patriottismo, ed esaltando la guerra; il decimo punto chiedeva
la distruzione di ogni tipo di istituzione accademica, e l' undicesimo
precisava il contesto ideale di un' architettura futurista: "Noi
canteremo le folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo
le maree multicolori o polifoniche delle rivoluzioni melle capitali moderne;
canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati
da violente luci elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi
che fumano; le officine appese alle alle nuvole pei contorti fili dei loro
fumi;[...]" . A questo primo manifesto firmato dal solo Marinetti,
seguirono: nel febbraio del 1910 il Manifesfo dei pittori fufuristi, e
nell’aprile dello stesso anno il Manifesto tecnico, sottoscritti da U.
Boccioni, C. Carra, L. Russolo, G. Balla, G. Severini. Sono questi i testi
più strettamente pertinenti alle arti figurative, e nei quali si
cerca di adeguare le idee marinettiane alla più specifica problematica
pittorica. Ciò avviene in particolare nel Manifesto tecnico; si
esalta il ’gesto’ quale modo di esternare la ’ sensazione dinamica ’; la
complessità della nozione di movimento: " Tutto si muove, tutto
corre, tutto volge rapido. Una figura non e mai stabile davanti a noi ma
appare e scompare incessantemente... un cavallo in corsa non ha quattro
gambe: ne ha venti e i loro movimenti sono triangolari ". Si proclama
la distruzione dello ’spazio ’. " Lo spazio non esiste più:
una strada bagnata dalla pioggia e illuminata da globi elettrici s’inabissa
fino al centro della terra ". Si tende a coinvolgere attivamente lo
spettatore nella vicenda: " I pittori ci hanno sempre mostrato cose
e persone poste davanti a noi. Noi porremo lo spettatore al centro del
quadro ". I firmatari concludono proclamandosi " primitivi di
una nuova sensibilità completamente trasformata". In effetti
del tutto nuova è la considerazione del significato dell’opera d'arte
: " Il genere dell’opera in sé non ha nessun valore. Può
acquistare valore per le condizioni ambientali in cui e prodotta, e nelle
quali e destinata ad agire. E' pertanto ’ relativa ’, destinata all’obsolescenza,
alla distruzione. Dice Marinetti: " Noi vogliamo che I’ opera d’arte
sia bruciata col cadavere del suo autore ". Contemporaneamente il
Futurismo agiva anche sul piano politico, con proclami, ’ manifesti ’ e
la fondazione (1018) di un " Partito politico futurista ": alle
componenti anarchiche e socialiste si deve aggiungere, più determinante
delle altre, quella nazionalistica, quale si esprime nella esaltazione
della guerra, della violenza, e nella adesione alla guerra di Libia e al
primo conflitto mondiale. La loro posizione antiborghese naufragò
miseramente.
L’esaltazione della macchina, del
modernismo, della velocità finì con l'identificarsi con le
tesi della più attiva e spregiudicata borghesia del Nord, la quale,
per ragioni evidenti, voleva I’ intervento in guerra... I futuristi non
ebbero ritegno nel tessere esplicitamente I’ elogio della "borghesia
guerra-fondaia". Cosi, insieme con I’antiborghesismo, tramontavano
anche le nostalgie anarchiche e socialiste. La coscienza delle contraddizioni
e dei limiti, ma anche delle possibilità, propri della poetica futurista
si esprime in modo lucido e conseguente negli scritti (in particolare in
Pittura Scultura futuriste. Dinamismo plastico, 1914) e nelle opere di
Umberto Boccioni (1882-1916), il solo che " avesse una concezione
coerente del mondo e avesse compreso al tempo stesso la possibilità
di tradurre tutti gli aspetti in termini di linguaggio plastico ".