Questo è il quadro che ho scelto per iniziare il mio viaggio nello spazio bidimensionale per arrivare a uno spazio tridimensionale.

Emilio Pettoruti: Vallombrosa 1916

Pettoruti è un esponente del movimento futurista fondato da F.T.Marinetti agli inizi del '900. La battaglia futurista era nata da una violenta polemica contro il tradizionalismo culturale e il "passatismo" benpensante e borghese. Animati da una concezione vitalistica, con riferimenti a Bergson e a Nietzsche, i futuristi e Marinetti ideologizzarono fortemente il gesto e la parola, e compirono allo stesso tempo una profonda elaborazione della loro tematica e del loro linguaggio, ispirandosi alla città industriale al mito della velocità e rifacendosi ai principi della scomposizione del colore e della forma, derivati dal postimpressionismo divisionista.

Il movimento futurista ignorò l'architettura sino al 1914. In quell'anno A. Sant'Elia e M. Chiattone, presentarono a Milano un'immagine rivoluzionaria della "città nuova", la città futura, in una serie di disegni e di progetti. Nel "Manifesto dell'architettura futurista" si proclamava che tutto doveva essere rivoluzionato e vi si esaltava come futurista il gusto "del leggero, del pratico, dell'effimero, del veloce". Venivano esaltate tutte le novità tecnologiche e tutti gli elementi che concorrevano a portare dinamismo al progetto: dai nuovi materiali alle nuove tipologie edilizie.

Un problema critico ancora aperto è il significato delle proposte di Sant'Elia, in ogni caso è confermata la novità delle sue intuizioni, tese a distruggere ogni residuo della classica intelaiatura prospettica, al fine di valorizzare effetti dinamici e di continuità spaziale. "Egli propose nel 1914 una "città del futuro" nei cui edifici non è più dato di vedere un retro, una facciata, o un fianco, ma corpi di fabbrica che potrebbero continuare idealmente in ogni direzione" (C. Maltese).

Il mio progetto è nato proprio dopo aver messo a fuoco il messaggio del futurismo, in particolare di Sant'Elia, ed essermi soffermata sul momento storico in cui esso nasce. Mi è sembrato di essere molto vicina ai sentimenti che potevano provare gli "artisti" di quel periodo e questo perchè in fondo penso che ci troviamo in un'epoca molto simile a quella. Mi spiego meglio: anche nei nostri anni esiste una sorta di rivoluzione, questa volta anziché ideologica, telematica. Pensiamo solo tutto a ciò che succede nel campo dell'informazione e delle comunicazioni in generale. Quindi ho pensato di ispirarmi alle idee di Sant'Elia, che voleva una città "infinita", per far diventare la città davvero senza limiti (mentali e in parte anche spaziali), proprio grazie ai mezzi che la telematica ci offre.

Ho sfruttato il fatto che il quadro scelto mi facesse pensare a un pezzo di città e ho deciso che avrebbe rappresentato il mio quartiere telematico in cui le facciate dei palazzi diventano degli enormi schermi in cui vedere cosa succede nel mondo (=eliminare limiti spaziali). Il mio quartiere diventa un luogo senza limiti mentali in quanto è possibile vedere o far vedere ciò che si vuole comunicare al resto dell'umanità.

In tutto ciò diventa importante anche un riferimento col passato e quindi ho deciso che il particolare Liberty poteva essere memoria e traccia non solo simbolicamente. E' diventato il percorso da seguire per orientarsi nel quartiere telematico perchè senza memoria è impossibile proseguire....