Si è soliti valutare l'architetura in base
alla vista e alle emozioni che le forme, i volumi e i colori suscitano
in noi secondo un approcio quasi statico. Philip Johnson ha sempre criticato
questa metodologia introducendo la
dimensione temporale...
In questo anelito ad ampliare i confini della percezione, non si devono
però dimenticare gli altri canali sensoriali e il fatto che l'immagine
del mondo, come processo di categorizzazione di fenomeni esterni, è
determinata da tutti e cinque i sensi: la vista, l'udito, l'olfatto, il
tatto, il gusto, e l'insieme di tutti questi non è la somma dei
singoli. Allargare tale concezione all'architettura non è una considerazione
né teorica, né utopistica, è un fluire naturale, un
proiettare l'esperienza quotidiana in una metodologia cognitiva.
Nel tentativo di slegarci dal condizionamento
visivo e nel supporre altri mondi sensoriali ci viene ad esempio difficile
immaginare un'architettura
da non vedere,
ma a questa nostra chiusura psicologica corrisponde già un costruito
non visto ma "sentito", ovvero quella parte di arredo urbano fatta di segnali
acustici e di pavimentazioni tattili per non vedenti, oppure le cattedrali
gotiche, in cui il lungo tempo di riverbero acustico esalta la sonorità
dei canti gregoriani, sopraffacendo l'informazione visiva .
Esistono peraltro situazioni in cui altri stimoli
subentrano a quello visivo nel definire il panorama architetturale, senza
che noi ne abbiamo consapevolezza, come ad esempio quando entrando in una
stanza vuota siamo infastiditi dal senso dell'eco che rimarca la povertà
visiva. Queste esperienze sensoriali sono ovviamente molto superficiali,
legate a significati culturali e situazioni passate, sedimentate nel nostro
inconscio e quindi di valore interpretativo e non operativo. Il problema
è che lo stimolo visivo è così forte da predominare
sugli altri canali sensoriali e ciò ci porta a dimenticare delle
possibilità offerte dalle altre esperienze sensoriali ( i costruttivisti
russi si resero conto persino che è possibile anche perdere il senso
della vista : "l'abitudine ci vieta di vedere, di sentire gli oggetti ;
bisogna deformarli affinchè trattengano il nostro sguardo").
... L'architettura fa saltuariamente riferimento
agli altri sensi sensi in maniera casuale, embrionale, spesso attraverso
contributi settoriali tesi a investigare ambiti limitati ...
Sarebbe invece straordinario poter chiudere gli
occhi e avere il nostro essere saturato dagli altri canali sensoriali quali
l'udito, il tatto e l'olfatto secondo una coerente logica complessiva,
atta a creare nuove e inusitate armonie architettoniche. Forse non è
necessario spingersi così avanti e immaginare un costruito non visto,
ma sarebbe assai stimolante se gli altri sensi supportassero l'informazione
visiva.