L'INFINITO
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi al di là di quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando; e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare.
LETTERA A JACOPSSEN
È vero che l'abitudine di riflettere, che è sempre propria degli spiriti sensibili,
li priva spesso della facoltà di agire e persino di gioire.
La sovrabbondanza della vita interiore spinge sempre l'individuo verso l'esterno,
ma al tempo stesso essa fa in modo che egli non sappia come condursi.
Egli abbraccia tutto, egli vorrebbe sempre essere pervaso;
viceversa tutti gli oggetti gli sfuggono
proprio perchè essi sono più piccoli della sua capacità.
Egli esige anche dalle sue azioni più insignificanti, dalle sue parole,
dai suoi gesti, dai suoi movimenti, più grazia e più perfezione
di quanto non sia possibile all'uomo raggiungere.
Così, non potendo mai essere contento di sè, nè cessare di esaminarsi,
e diffidando sempre delle proprie forze,
egli non sa fare ciò che tutti gli altri sanno fare.
Che cos'è dunque la feliità, mio caro amico?
e se la felicità non esiste, che cos'è dunque la vita?
Io non ne so nulla, vi amo, vi amerò sempre così teneramente,
così fortemente come ho altre volte amato quei dolci oggetti
che la mia immaginazione si compiaceva di creare,
quei sogni nei quali voi fate consistere una parte di felicità.
In effetti non spetta che all'immaginazione di procurare all'uomo
la sola speme di felicità positiva di cui egli sia capace.
È vera saggezza cercare questa felicità nell'ideale, come voi fate.
Quanto a me, io rimpiango il tempo in cui mi era concesso ricercarla,
e vedo con una sorta di sgomento che la mia immaginazione sta diventando sterile,
e mi rifiuta tutto quel soccorso che mi offriva in passato.
PARADIGMA