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"...e questa siepe, che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude." L'interpretazione dell'impedimento visivo che offre il colle e la siepe, non è soltanto spaziale ma anche temporale. Il futuro noi non lo conosciamo (?) e proprio per questo lo temiamo (!).

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"...ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ..." Il Leopardi opera in due campi legati da una sottile soglia che è la mente umana: è quest'ultima che ci permette di immaginare l'irreale ma di considerare il reale senza che nessuno dei due sconfini nell'altro. immagine2.jpg (10635 byte)
"...e come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l'eterno, e le morte stagioni, ..." Il vento oltre a essere visto come elemento concreto della realtà, è possibile considerarlo come la raffigurazione temporale di ciò che è passato e di ciò che verrà. immagine3.jpg (14577 byte)
"...e il naufragar m'è dolce in questo mare." La dinamicità espressa in quest'ultimo verso, è interpretabile come l'immaginario indefinito che scompare di fronte alla crudezza della realtà. immagine4.jpg (5228 byte)