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"...e questa siepe, che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il
guardo esclude." |
L'interpretazione dell'impedimento visivo che offre il colle e la siepe,
non è soltanto spaziale ma anche temporale. Il futuro noi non lo conosciamo (?)
e proprio per questo lo temiamo (!). |
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"...ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e
sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ..." |
Il Leopardi opera in due campi legati da una sottile soglia che è la
mente umana: è quest'ultima che ci permette di immaginare l'irreale ma di considerare il
reale senza che nessuno dei due sconfini nell'altro. |
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"...e come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito
silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l'eterno, e le morte stagioni,
..." |
Il vento oltre a essere visto come elemento concreto della realtà, è
possibile considerarlo come la raffigurazione temporale di ciò che è passato e di ciò
che verrà. |
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"...e il naufragar m'è dolce in questo mare." |
La dinamicità espressa in quest'ultimo verso, è interpretabile come
l'immaginario indefinito che scompare di fronte alla crudezza della realtà. |
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