Sopra

un basso rilievo antico sepolcrale,

dove una giovane morta

è rappresentata in atto di partire,

accomiatandosi dai suoi.

 

Dove vai? chi ti chiama?
Lunge dai cari tuoi,
bellissima donzella?
Sola,peregrinando, il patrio tetto
si' per tempo abbandoni? a queste soglie
tornerai tu? farai tu lieti un giorno
questi ch'oggi ti son piangendo intorno?
 
Asciutto il ciglio ed animosa in atto,
ma pur mesta sei tu. Grata la via
o dispiacevol sia, tristo il ricetto
a cui movi o giocondo,
da quel tuo grave aspetto
mal s'indovina. Ahi ahi, né già potria
fermare io tesso in me, né forse al mondo
s'intese ancor, se in disfavore al cielo
se cara esser nomata,
se misera tu debbi o fortunata.
 
Morte ti chiama; al cominciar del giorno
L'ultimo istante. Al nido onde ti parti,
non tornerai. L'aspetto
de' tuoi dolci parenti
lasci per sempre. Il loco
a cui movi, è sotterra:
ivi fia d'ogni tempo il tuo soggiorno.
Forse beata sei; ma pur chi mira,
seco pensando, al tuo destin, sospira.
 
Mai non veder la luce
era, credo, il miglior. Ma nata, al tempo
che reina bellezza si dispiega 
nelle membra e nel volto
ed incomincia il mondo
verso lei di lontano ad atterrarsi;
in sul fiorir d'ogni speranza, e molto
prima che incontro alla festosa fronte
i lugubri suoi lampi il ver baleni;
come vapore in nuvoletta accolto
sotto forme fugaci all'orizzonte,
dileguarsi così quasi non sorta,
e cangiar con gli oscuri
silenzi della tomba i dì futuri,
questo se all'intelletto
appare felice, invade
d'alta pietade ai più costanti il petto.
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Tratta dai "Canti" di
Giacomo Leopardi.

 Prima interpretazione e paradigma